a cura del CENTRO STUDI arya
Sul finire del XIX secolo, Friedrich Nietzsche lancia la sua sfida, affermando che l’uomo deve essere superato.
Martin Heidegger, dal canto suo, rincara la dose: ormai, in questo nostro tempo, l’umanità non è più la soluzione, ma il problema.
Sri Aurobindo, sulla stessa linea ma per via sperimentale, realizza che L’UOMO È UN ESSERE DI TRANSIZIONE e si mette all’Opera, insieme a Mère, per creare le condizioni che permettano la nascita dell’oltreuomo – ovvero del passo successivo nell’evoluzione terrestre.
Perché l’uomo è venuto per iniziare, ma non rappresenta affatto un compimento.
«Una sopraumanità gnostica è la prossima chiara e trionfante tappa evolutiva che la natura terrestre deve raggiungere.
Il passaggio dall’uomo all’essere sopramentale è il prossimo compimento, in avvicinamento, nell’evoluzione terrestre. È inevitabile poiché è al tempo stesso l’intenzione dello Spirito interiore e la logica del processo della Natura» (Sri Aurobindo).
E oggi, all’alba del nuovo Millennio, assistiamo a un proliferare di idee-forza e di movimenti che, in un modo o nell’altro, partendo da presupposti anche assai divergenti fra loro, cercano di trovare una risposta pratica, un percorso da seguire o da aprire in piena foresta vergine. È la foresta vergine di un avvenire che, probabilmente, è già incominciato.
L’essere umano, per dirla con Heidegger, è sempre «avanti a se stesso», sparato nel futuro come un proiettile (usando questa volta una immagine di Sloterdijk).
Il sogno, sarebbe di potersi liberare dalle limitazioni mortali (affrancandosi dalla morte stessa, anzitutto cercando di bloccare o di invertire il processo di invecchiamento) e, insieme, nell’espandere la propria coscienza e trasformarsi in esseri più evoluti.
Per questi esseri dovrebbe, per esempio, diventare più semplice viaggiare nello spazio, adattarsi ad ambienti per noi ostili, spostarsi nel vuoto cosmico per templi biblici e distanze abissali. Perciò il loro destino (il nostro, se riuscissimo a compiere una simile metamorfosi), non sarà legato al solo pianeta Terra (anche perché il nostro pianeta rischia di collassare nei prossimi decenni a causa della sovrappopolazione e dell’inquinamento).
Tutti quanti tali movimenti condividono il presentimento che, in un futuro ormai prossimo, dovrà per forza di cose avvenire un “salto di specie”, dall’uomo attuale a un “dopouomo” più evoluto. Ne parlarono anche Julian Huxley (nel 1942, con i suoi scritti sull’umanesimo evoluzionario — “Evolution: The Modern Synthesis”) e Theilhard de Chardin (nel 1959, in “The Future of Man” e in altri suoi scritti). Anche Ralph Waldo Emerson accenna, in un suo saggio di fine Ottocento, a un “plus-man” che supera l’uomo ordinario, benché tale ‘plusvalore’ sia determinato da un particolare grado di genio, di intelligenza, di sensibilità, di moralità o di santità, che ne fanno un uomo al proprio apice di virtù, ben diverso da quel “qualcosa d’altro” che noi cerchiamo e di cui la terra ha tanto bisogno.
Chiariamo subito: non si tratta di vivere squallidamente una vita un po’ più lunga, ma di dare alla specie umana una scossa, uno scopo, un senso vero e altro rispetto a quanto finora concepito e parzialmente realizzato (da singoli individui). Espandere la vita cosciente nell’universo ed elevarne il livello di coscienza per rispondere alle domande fondamentali dell’esistenza. Offrire una alternativa radicale, tanto al pensiero debole della decadenza postmoderna, quanto al pensiero dogmatico delle religioni. Liberare la specie umana dai propri limiti biologici (compresa la senescenza e, in ultimo, la morte), per portarla a uno stadio successivo — «superare se stessi in un compimento di se stessi», per citare ancora Sri Aurobindo.
La differenza fra i vari movimenti sta nel come attuare un simile progetto. Alcuni ripongono la loro fede nella scienza e nelle sue più avanzate applicazioni. E sono i
Altri tentano di ricorrere a metodi e processi che hanno a che fare con l’occultismo.
Altri ancora mediante una palingenesi spirituale che coinvolga anche il corpo fisico (anziché rinnegarlo asceticamente come spesso è avvenuto nel passato).
Si può inoltre contemplare la possibilità di utilizzare i tre sistemi integrati insieme, cercando di prendere il meglio da ognuno di essi e lasciando cadere atteggiamenti esclusivisti che vorrebbero restringere la globalità di un simile processo.
Come nell’immagine del grande albero cosmico, le radici stanno in alto, nello Spirito, mentre i rami e le foglie si trovano in basso. Pertanto, è dallo Spirito che occorre partire per portare nuova linfa alla Materia, sua manifestazione nell’eterno Divenire. Partire da presupposti diversi equivarrebbe porre il carro davanti ai buoi. Mediante la realizzazione dello Spirito possiamo operare a livello materiale per produrre quei cambiamenti necessari alla divina palingenesi, utilizzando l’occultismo e le applicazioni della scienza fisica come ausilio più o meno efficace e potente.
Un altro interrogativo sta poi nel considerare se il processo evolutivo avrà bisogno dell’uomo per attuare un simile cambiamento, oppure se porterà a compimento tale traguardo per altre vie. Un dilemma che solo la prassi dell’evoluzione potrà risolvere.
Mai come oggi, il futuro è fitto di incognite.
E il nostro amor fati ci spinge a non speculare troppo, a non cercare vanamente di cerebralizzare quanto risplende ben oltre la ragione e, piuttosto, a partecipare con la massima consapevolezza possibile a questo tremendo e meraviglioso flusso del divenire.