«Se ci si vuole consacrare alla vita divina, occorre farlo veramente, darsi cioè completamente, non fare più nulla nel proprio interesse, dipendere esclusivamente dalla Potenza divina alla quale ci si affida. Tutto cambia totalmente, sapete, tutto, tutto, è un capovolgimento.
Bisogna avere cura di non tenere un piede da un lato e uno da un altro, a non essere in due barche diverse, ciascuna delle quali segue il proprio percorso. È quello che diceva Sri Aurobindo: non bisogna condurre “una doppia vita”. Bisogna abbandonare una cosa oppure l’altra, non si possono seguire entrambe.
D’altronde, questo non significa sentirsi obbligati a uscire dalle proprie condizioni di vita: è l’atteggiamento interiore che deve cambiare completamente. Si può fare ciò che si è abituati a fare, ma farlo con un atteggiamento del tutto diverso.
Non dico che sia necessario abbandonare tutte le cose della vita e ritirarsi obbligatoriamente in solitudine, in un asham, per fare lo yoga. Attualmente, è vero che se si fa lo yoga nel mondo e nelle circostanze del mondo è più difficile, ma è anche più completo, perché in ogni minuto bisogna far fronte a problemi che non si presentano a colui che ha lasciato ogni cosa e si è ritirato in solitudine; per quest’ultimo i problemi sono ridotti al minimo. Mentre nella vita si incontra ogni sorta di difficoltà, a cominciare dalla incomprensione di coloro che ci circondano e con i quali si ha a che fare; bisogna essere pronti a questo, essere armati di pazienza — e di una grande indifferenza.
Ma nello yoga non ci si deve preoccupare di ciò che pensa né di ciò che dice la gente; è un punto di partenza assolutamente indispensabile. Bisogna essere del tutto immunizzati contro quello che la gente può dire e pensare e contro il modo in cui venite trattati. La comprensione pubblica deve esservi del tutto indifferente e non deve neppure sfiorarvi.
È per questo che in genere è molto più difficile rimanere nel proprio ambiente abituale e fare lo yoga, che lasciare tutto e ritirarsi in solitudine; è molto più difficile, ma noi non siamo qui per fare le cose facili — le cose facili le lasciamo a coloro che non cercano la trasformazione».
Mère - Entretiens, 3.5.1951