a cura della redazione del sito arianuova.org
Sempre più, assistiamo alla divisione fra le due Americhe… del Nord!
Ci sono gli Stati Uniti di Bush, convinti di essere la nazione migliore del mondo, la più progredita, la più moderna, la più efficiente. Esportare il loro modello di “democrazia” (falso e detestabile) è la loro missione salvifica — facendo uso, all’occorrenza, della violenza — senza curarsi dell’evidente contraddizione in termini! La stessa Europa fatica a prendere le distanze da questa America cialtrona e arrogante, invadente e spocchiosa. Da un lato, l’Europa pone sacrosanti paletti per l’entrata della Turchia nell’Unione (che guardiamo con favore e che riteniamo salutare per entrambe), incitando giustamente questo grande paese (abitato da oltre 60 milioni di individui) in direzione dell’abolizione della pena di morte e la cessazione della tortura dei detenuti, dall’altro non ha scrupoli nel scegliersi come alleato transatlantico una Federazione che in parecchi dei cinquanta Stati membri applica impunemente la pena di morte, che tortura barbaramente i prigionieri di guerra, che utilizza le famigerate cluster-bombs vietate da accordi internazionali. Strana logica, davvero! Per non parlare del protocollo di Kyoto del ’97, che ancora attende — invano — la ratifica del più grande inquinatore del mondo: gli U.S.A., per l’appunto. La patria degli alimenti geneticamente modificati. E, cosa che troppo spesso si dimentica, il maggiore debitore del mondo.
Ma c’è anche un’altra America del Nord. È sempre la medesima confederazione di States, ma composti di statunitensi capaci di provare vergogna per l’amministrazione Bush, che sanno chiedere scusa all’Iraq (esiste un sito apposito, con migliaia di firme) e al mondo intero. Un’America di persone equilibrate, con un cuore giovane e ardente che guarda al futuro con speranza e fiducia. Un’America che ha saputo trarre profitto dalla lezione del Vietnam, che non vuole ripetere i vecchi errori e che non pretende di costituire alcuna supremazia culturale o d’altro tipo su nessuno, curiosa di fronte a ogni forma di civiltà diversa da quella capitalista. E che sa riflettere sulle proprie enormi contraddizioni — magari non sa trovare una via d’uscita, non ha la soluzione a portata di mano o non la reputa conveniente, però almeno sa interrogarsi e riflettere, fare autocritica e auspicare un mondo più giusto.
Sono due Americhe diametralmente opposte, e la prevalenza dell’una o dell’altra sarà determinante nell’assetto mondiale del prossimo futuro.
Marzo 2005