Umani, troppo umani

a cura della redazione del sito arianuova.org

È ancora molto radicata l’esigenza, da parte dell’uomo, di cercare di rimpicciolire tutto per ridurlo alla ristretta dimensione della propria limitatissima comprensione, dividendo in tante piccole sezioni un continente nuovo e sconosciuto, incasellando, ritagliando, prendendo una singola goccia del Niagara e costruendoci sopra un immenso edificio che pretende essere l’unico vero diffusore della Grande Cascata. Anziché cercare di crescere a dimensione divina, l’uomo si ostina ancora nel disperato tentativo di ridurre il divino alla portata umana. È la vecchia storia delle religioni, delle chiese, degli scismi, delle Inquisizioni. Una storia barbarica e crudele che si ostina a sopravvivere, in una forma o in un’altra, perfino là dove non ne esiste la prerogativa, o dove tutto indica in modo chiaro e inequivocabile il contrario. Gli uomini sono capaci di trasformare in religione qualunque cosa, illusi di poter erigere ovunque le loro quattro mura che possano dargli una qualche impressione di tranquillità e certezza. Qualunque cosa. Perfino un’Esperienza così vasta, alta, profonda quale quella di Mère e Sri Aurobindo, impossibile da catalogare e da definire.

Tutto ha inizio, sempre, da piccole idiosincrasie personali. Ed essendo la vastità dell’Opera di Mère e Sri Aurobindo praticamente senza limiti, per sua stessa natura inlcusiva di ogni più minuto aspetto della vita in un ampio abbraccio rigenerante e trasformatore, alcuni prediligono gli aspetti per così dire tradizionali, mentre altri sono maggiormente inclini a propendere verso quanto si scontra con la tradizione passata dell’umanità. In Sri Aurobindo e Mère questi due aspetti in realtà convivono l’uno accanto all’altro in modo per nulla antitetico, da una parte mediante il riconoscimento e l’utilizzo di quanto di buono il passato ha saputo concepire, dall’altro non accettando affatto di rinchiudersi nei compimenti raggiunti (fossero anche presi nella totalità di una qualche sintesi globale), vedendone gli evidentissimi limiti e cercando una realizzazione ALTRA, in vista di una figurazione terrestre radicalmente nuova.
Ridicola, poi, è quella sorta di assurda teologia che certuni sono così seriosamente impegnati ad erigere, inseguendo speculazioni del tutto teoriche su cosa è e cosa non è — o su cosa fa e cosa non fa — l’inafferrabile Supermind, ed ecco spuntare piccole parrocchie dove, non di rado, il sagrestano di turno ha la pretesa di essere l’unico possessore della Verità. Con una di queste teologie, che hanno branche applicate di sociologia, psicologia del profondo, indologia, millenarismo, ecc. ecc., si organizzano lezioni e seminari in cui ben apparire quali celebrati propalatori della Verità Unica. Senonché, dalla teologia del fuoco a una minima scottatura reale il passo non è poi così breve.

Lo Sri Aurobindo Ashram, ad un certo punto della sua sia pur breve storia — nel momento di maggiore autorità, ovvero quando Mère se n’è andata e parecchi cercavano una guida, o perlomeno un conforto —, ha rischiato di fare un pesante ruzzolone all’indietro, chiedendo al Governo indiano di essere riconosciuto come religione, a dispetto di quanto Sri Aurobindo e Mère avessero detto a proposito delle religioni (vecchie o nuove che siano), dei movimenti, delle chiese. Poco prima, i dirigenti dell’Ashram non ebbero scrupolo alcuno ad espellere Satprem — colui che Mère scelse come suo confidente —, essendo egli l’unico elemento in grado di minacciare le ‘scaltre’ manovre dei ‘Managing Trustees’. Satprem, trovatosi praticamente solo e con un’enorme responsabilità — una vasta quantità di nastri magnetici da mettere in salvo da grinfie ostili — ha creato un Istituto di Ricerche Evolutive che ha per scopo principale la pubblicazione di tale inestimabile tesoro, che tutti conosciamo come L’Agenda di Mère. L’Ashram, fallito il tentativo di farsi riconoscere come nuova religione, e fallito altresì il tentativo di screditare L’Agenda di Mère dichiarandola priva del sacro imprimatur e pubblicando precipitosamente una falsa Agenda, oggi è poco più di una danarosa istituzione; il lavoro editoriale di pubblicazione dei testi di Mère e Sri Aurobindo in loro possesso ha preso proporzioni sempre più rilevanti e ora questa organizzazione si distingue per una certa professionalità e competenza editoriale. L’Istituto Ricerche Evolutive, come è logico e doveroso, e come si era proposto fin dall’inizio, esiste anch’esso unicamente per garantire pubblicazioni fedeli e integrali (o traduzioni nelle varie lingue) dell’Agenda di Mère e di alcuni testi che l’Ashram pare non interessato a pubblicare (l’intero mirabile carteggio tra Sri Aurobindo e Dilip Kumar Roy, per esempio). Anche nel caso dell’IRE c’è stato qualche colpo di testa da parte di alcuni troppo fervidi collaboratori, i quali, oramai, se ne stanno prudentemente in disparte a leccarsi le ferite. Sarebbe davvero un grave errore pretendere di più da queste (o da altre) istituzioni.

Sulla scia di Auroville, improbabile città del futuro che Mère aveva progettato con uno scopo interiore ben preciso in un’epoca in cui la guerra fredda rappresentava un’oscura minaccia per l’umanità, sono sorte un po’ dappertutto nel mondo piccole o grandi comunità di sedicenti seguaci di Sri Aurobindo e Mère. Alcune sono francamente ridicole, altre assai presuntuose, altre ancora semplicemente innocue. Tra le più ridicole, troviamo quelle dove il suo fondatore non ha solo il pessimo gusto di proclamarsi ‘guru’, ma addirittura è convinto di essere niente poco di meno che l’Avatar stesso (o la sua Shakti, nel caso di ‘guruessa’). Peraltro, avventurandosi tra le ‘comunità esoteriche’ (sic!) sparse per il pianeta, e appartenenti alle più varie matrici (ce n’è di ogni tipo), è abbastanza facile imbattersi in personaggi convinti di essere la reincarnazione di Gesù Cristo (molto gettonato, il Cristo: ce ne sono almeno una dozzina, in varie parti del mondo, che in questo momento dichiarano solennemente di essere, ognuno, il solo vero Messia!), di Gotama Buddha, di Shamkara, di Pitagora, e via sproloquiando. La cosa che accomuna tutti questi ambigui personaggi (non necessariamente o intenzionalmente malvagi, giacché il più delle volte ingannano anzitutto se stessi, illudendosi di essere realmente questa o quella grande incarnazione), è la capacità davvero mefistofelica di giustificare ogni cosa del loro operato affibbiando astruse connotazioni ‘divine’ — così, per esempio, se il capo di una di queste comunità intrattiene relazioni sessuali con le sue discepole, lo giustificherà spacciandolo come un modo efficace per ‘trasmettere la Forza’ (con la maiuscola, s’intende!). Se arriva a picchiare un suo seguace, si giustificherà dicendo che in questo modo gli ha estirpato alcuni residui karmici negativi. Se la sua avidità nei confronti del denaro è troppo palese, si inventerà chissà quali battaglie nell’occulto contro gli invisibili dominatori del mondo per strappare loro il potere rappresentato per l’appunto dal denaro. Sappiamo di gruppi il cui fondatore è riuscito ad attuare uno ‘sterminio purificatore’ di massa, rivolto agli stessi membri della comunità o agli ‘infedeli’ che hanno la sfrontatezza di non volere accettare l’unica genuina Verità di cui essi sono ovviamente gli unici depositari. La storia delle grandi religioni è zeppa di simili bigottismi e atrocità — il cristianesimo in primis. Così va il mondo, e la semplice indignazione purtroppo non risolve il problema, né, tantomeno, trincerarsi in un razionalismo che rifiuta di essere superato. Quando l’essere umano sarà disposto ad ammettere il proprio totale fallimento, l’umanità avrà qualche speranza di superarsi in qualcosa di radicalmente ALTRO.