OMAGGIO A
ALBERT EINSTEIN

di Varco Maldo

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Martedì 27 settembre ricorre il centesimo anniversario della pubblicazione in “Annalen der Physik” dell’articolo di Albert Einstein (titolo: “L’inerzia di un corpo dipende dal suo contenuto energetico?”) che insieme a uno precedente (“Sulla elettrodinamica dei mezzi continui”; giugno) vara quella che in seguito verrà chiamata “Teoria della Relatività” (ristretta).
Un secolo di:

E = m c2

che è poi, dimensionalmente, un’espressione dell’energia cinetica:

(E = _ m v2)

che bisognerebbe rammentare continuamente quando si guida e si ha voglia di premere sull’acceleratore; infatti mentre si è in viaggio la Massa m del sistema-autovettura non può essere modificata significativamente, a meno che non ci si permetta di “scaricare” al volo qualche passeggero “scomodo” o parti del bagaglio (da notare, comunque, che la Massa propria del corpo di ciascun passeggero che avesse superato la “selezione” non si sarebbe modificata, se non di porzioni insignificanti dovute all’aumento del metabolismo durante la colluttazione di cui sopra; e comunque i cambiamenti summenzionati non contribuirebbero a modificare il contenuto energetico proprio del singolo passeggero!) mentre può essere modificata continuamente (…eccome!) la Velocità v (s’intende quella complessiva del sistema-autovettura, mentre rimangono insignificanti le Velocità relative interne al sistema, per quanto possano essere elevate, come per esempio quella di un cazzottone dritto sul grugno di uno dei passeggeri…).
Ebbene: la suddetta formula dell’energia cinetica ci dice che tale energia, dalla quale dipendono gli effetti distruttivi di un eventuale Urto, è direttamente proporzionale alla Velocità sì, ma elevata al quadrato! La qual cosa non dovrebbe proprio passare inosservata, infatti per quanto detto sopra, poiché la Massa m può essere assimilata ad una costante K, la formula dell’energia cinetica può essere posta nella seguente forma:

E = K v2

cioè l’energia cinetica è direttamente proporzionale al quadrato della Velocità.
Così se la Velocità raddoppia l’Energia diventa il quadruplo:

E’= K (2v)2 = K 4 v2 = 4 K v2 =
= E’ = 4 E

Se la Velocità triplica l’Energia diventa nove volte quella iniziale:

E" = K (3v)2 = 9 K v2 =
= E" = 9 E

L’Energia degli 80/h è 4 volte l’Energia dei 40/h.
L’Energia dei 90/h è 9 volte l’Energia dei 30/h.
L’Energia dei 120/h è 16 volte quella dei 30/h, e 9 volte quella dei 40/h.
L’Energia dei 150/h è 25 volte quella dei 30/h, 9 volte quella dei 50/h, e 4 volte quella dei 75/h.
E, lo ripeto ancora una volta, gli effetti distruttivi di un eventuale urto (vedi “incidente”) vanno di pari passo con il contenuto energetico del sistema-autovettura (e passeggeri…)!
Naturalmente non era necessario scomodare Albert Einstein per la precedente riflessione, né la “Teoria della Relatività”, e neppure il Calcolo Tensoriale (che neppure conosco), ma penso che egli avrebbe certamente apprezzato uno sforzo teso a rammentare la collocazione più opportuna da dare alle seguenti cose: la sua opera, la capacità e l’impegno di tradurre nei casi della vita quotidiana i contenuti della Fisica convenzionale, una testa sempre (o quasi) immersa nel cielo anche se solo a 1,75 mt dal suolo, e dei piedi sempre (o quasi) appoggiati per terra o, se è proprio il caso, su un acceleratore (ma sempre con una meditata moderazione).
Ah!: Ho dimenticato una parte molto importante: il Cuore.
Albert diceva che da bambino sognava di cavalcare un raggio di luce…
Direi che intellettualmente ha concretizzato molto efficacemente il suo sogno; ha infatti ideato un modello (questo dieci anni dopo i fatti di cui ho parlato prima: nel 1915) che ancora oggi è pienamente valido e secondo il quale i Centri Gravitazionali (le Masse) incurvano lo Spazio circostante cosicché la Luce che vi transita, “seguendo” questa curvatura, devia la sua traiettoria che altrimenti sarebbe rettilinea; in altre parole ha colto un passaggio molto significativo che avrebbe potuto incontrare lungo la cavalcata del suo sogno…

21 settembre 2005