Una task-force internazionale di scienziati nella seconda metà di gennaio 2005 ha presentato la relazione in merito allo studio della situazione del nostro pianeta da un punto di vista ambientale. Ne emerge un quadro piuttosto preoccupante, dove viene detto senza mezzi termini che se le nazioni non si decidono ad attuare politiche ecologiche di una certa rilevanza (risulta difficile credere che lo faranno), entro dieci anni si raggiungerà quello che viene testualmente definito un “punto di non-ritorno” che segnerà una spirale in crescendo di catastrofi ambientali quali siccità (e quindi carestie), maremoti, eccetera.
La temperatura del pianeta, ci conferma il team di scienziati, aumenta di due gradi l’anno, e il fenomeno non soltanto è destinato a continuare, ma potrebbe addirittura aumentare nei prossimi anni, innescando fenomeni allarmanti, a partire dal progressivo scioglimento dei ghiacci dell’Antartide che, come sappiamo, provoca un aumento del volume d’acqua presente negli oceani (con la conseguente immersione di vaste aree di terraferma).
Gli scienziati fondano le loro ipotesi sull’osservazione minuziosa e l’analisi scrupolosa di fatti certi. Noi, invece, pur non vantando doti profetiche, ci permettiamo di esprimere qui le nostre intime percezioni sull’immediato futuro. La nostra impressione è che i prossimi quindici anni saranno epocali per la storia dell’umanità. Un grande cambiamento di coscienza è nell’aria da circa un secolo a questa parte, che invita ogni singolo essere umano a effettuare un salto di qualità, verso una dimensione più libera (da paure, da dogmi, da condizionamenti…) e più felice. Purtroppo però, noi esseri umani stiamo mostrando un grado di resistenza al cambiamento che è perlomeno imbarazzante. Per quanto possa apparire paradossale, l’uomo è tenacemente e ferocemente aggrappato al proprio dolore e alla propria ignoranza e non vuole saperne di una maggiore gioia e consapevolezza. Oppure fraintende la gioia con la sciocca superficialità e la consapevolezza con il riempirsi la testa di concetti e nozioni. C’è perfino chi, di fronte al crollo in atto di tutti i vecchi valori umani, anziché cercare di fare un balzo nel nuovo tenta di restaurare disperatamente principî morali o religiosi che — VIVADDIO! — sono ormai in fase di lenta ma inesorabile decomposizione.
Curiosamente, l’antico calendario Maya indica il 2012 come l’anno di una svolta assolutamente cruciale a livello terrestre, che taluni interpretano in senso apocalittico. Ma ‘la fine del mondo’ potrebbe essere, più correttamente, la fine di UN mondo — un mondo umano governato dalla insensatezza (dalla mancanza di senso). Come disse Lao-tsu qualche millennio addietro, “quello che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla”.
Forse, stiamo finalmente entrando nell’èra del Grande Senso, e quanti si ostineranno a restare attaccati alla piccolezza e alla meschinità, saranno probabilmente destinati a estinguersi o a ricadere indietro.
È probabile che il medesimo elemento potrebbe produrre, in alcuni, un meraviglioso sboccio di gioia infinita, mentre in altri si tradurrà in un virus letale. Ma sarà LA STESSA IDENTICA COSA, che produrrà risultati opposti a seconda di chi la riceve. Una catastrofe che, per chi vive per davvero, sarà IL MIRACOLO DELLA TERRA.
Gennaio 2005