- a cura del CENTRO STUDI arya -
Risulta pressoché impossibile riuscire a identificare in maniera probante le origini profonde dell’insorgenza della malattia negli organismi umani (e, spesso, anche di quelli animali, soprattutto quelli che vivono a più stretto contatto con l’uomo). Troppe componenti si mescolano: accanto a ragioni strettamente fisiche, spesso intervengono fattori psicologici, psicosomatici e altro ancora.
Pur comprendendo le ragioni che hanno spinto la medicina a classificare i vari tipi di malattia, bisognerebbe al tempo stesso considerare ogni malattia come unica e a sé stante, nata da fattori volta per volta differenti.
Inoltre, per citare Sri Aurobindo, «assai più spesso del necessario la malattia è inutilmente protratta e culmina con la morte per il fatto che la mente del paziente la sostiene e la alimenta». E Mère giunge addirittura ad affermare che «l’unica vera malattia è la paura. Allontanate la paura e la malattia non interverrà». Ma, come sempre, le citazioni vanno inserite nel loro contesto appropriato per essere valutate correttamente, altrimenti possono apparire affermazioni semplicistiche. Bisogna infatti tenere ben presente che la paura non è un semplice stato mentale, ha radici fin nel subconscio. E se può essere relativamente facile individuare e allontanare da sé la paura mentale, un po’ più complesso è liberarsi della paura vitale, per non parlare della paura fisica — c’è infatti una paura nelle cellule stesse del corpo — e della paura insita nel subcosciente.
Volendo utilizzare una fraseologia mistica che urta la maggioranza dei medici, la presa di coscienza della divinità interiore è il solo rimedio efficace contro ogni malattia — come dice Sri Aurobindo in uno dei suoi stupendi aforismi: «Lo spirito interiore è l’unico vero dottore e la sottomissione del corpo a esso è la sola vera panacea». E ancora: «Non è tanto la medicina che cura, quanto la fede del paziente nel medico e nella medicina. Entrambi sono i maldestri sostituti di una fede naturale nel proprio potere di guarigione che essi stessi hanno distrutto».
Quando si arriva a percepire la realtà del caitya purusha (l’essere divino che sostiene l’intera natura strumentale), interiormente sparisce ogni paura; realizzare concretamente l’essenza del manomaya purusha (l’essere divino che sostiene la mente) dissolve la paura mentale; la consapevolezza del pranamaya purusha (l’essere divino che sostiene l’energia vitale) elimina la paura nel vitale; e con la percezione dell’annamaya purusha (l’essere divino che sostiene il corpo fisico) il corpo sperimenta la propria divinità e quindi impara a liberarsi dai propri timori e dalle proprie trepidazioni mortali.
Occorre certo rispettare alcune norme di buon senso (una vita priva di eccessi, condizioni igieniche sufficienti e quant’altro) senza tuttavia dimenticare che è l’interno che governa l’esterno e non viceversa. Peraltro, se prendiamo l’abitudine a considerare il corpo fisico come un tempio al cui interno risiede la divinità, risulterà impossibile non avere un fondamentale rispetto per esso e per tutto ciò che gli sta intorno. Come dice Krishna nella Bhagavad-Gita, quegli asceti che si sottopongono a rigide austerità, offendono il Divino che dimora nell’intimo.
La malattia, per Mère e Sri Aurobindo, è fondamentalmente una menzogna del corpo, così come i pregiudizi rappresentano una menzogna della mente e la collera costituisce una menzogna del vitale. Bisogna operare per sbarazzarsi di ogni menzogna, a tutti i livelli, se si vuole gustare la vera conoscenza e l'implicita felicità d’essere che ne deriva.
Mère e Sri Aurobindo attribuivano alla malattie molteplici cause, provenienti fondamentalmente da uno squilibrio dell’essere — una disarmonia nell’essere interiore, per esempio, oppure una rottura di equilibrio fra le varie parti costituenti la nostra natura mentale-vitale-fisica.
A ben vedere, perfino le malattie che potremmo considerare puramente fisiche, ingenerate cioè da fattori strettamente materiali, come le infezioni microbiche, hanno origini sottili — per Mère, infatti, «un microbo è solo la materializzazione di una vibrazione o di una volontà proveniente da un altro piano di coscienza».
Parlando con i bambini dello Sri Aurobindo International Education Center, Mère li invitò un giorno (era il 31 marzo 1951) a cercare di analizzare ogni malattia per trovarne la causa... Mère non era certo incline a offrire delle facili ricette o, peggio ancora, dei dogmi — al contrario, invitava sempre all’esperienza diretta, magari fornendo qualche piccolo esempio che potesse essere d’aiuto: «Ognuno può fare la propria esperienza personale. Se avete mal di gola, può dipendere dal fatto che il giorno prima eravate in uno stato di depressione. Oppure siete molto scontenti, insoddisfatti, trovate che tutto è cattivo, e l’indomani avete un raffreddore... Ognuno deve fare le proprie osservazioni».
Sulla base di questi studi analitici in rapporto alle malattie, alcuni medici e terapeuti hanno realizzato una sorta di mappatura delle varie parti del corpo in relazione alle possibili cause di squilibrio interiore che hanno riscontrato durante le varie malattie, in se stessi e nei loro pazienti. Trovando in tal modo delle sorprendenti ricorrenze nella correlazione fra stati psicologici e patologie mediche.
Tenendo ben presente che ogni schema è per forza di cose rigido e riduttivo, riassumiamo qui l’elenco nella sua sintesi, dalla A alla Z.
In MAIUSCOLETTO vengono segnalate le parti o gli organi del corpo, in grassetto le possibili cause (alcune di esse sono quasi scontate e più esteriori, altre appaiono invece più psicologiche e profonde — in conclusione offriremo qualche esempio per meglio orientarci all’interno dello schema).
ANULARE: sfera affettiva (partner).
ARTI: mobilità, flessibilità, attività.
BILE: aggressività.
BOCCA: disponibilità.
BRACCIA: fatica.
CAPELLI: libertà, forza vitale.
COLLO: affrontare le difficoltà e l'oppressione.
COSCIA: sensualità.
CUORE: capacità di vivere le proprie emozioni.
DENTI: aggressività, vitalità nervosa.
FEGATO: valutazione, concezioni, coraggio.
GAMBE: capacità di affrontare gli avvenimenti.
GENGIVE: fiducia in se stessi.
GINOCCHIA: modestia/orgoglio.
GOLA: contentezza, soddisfazione.
INDICE (dito): giudizio, critica.
INTESTINO CRASSO: inconscio, avarizia.
INTESTINO TENUE: elaborazione, analisi.
MANI: comprensione, capacità di azione.
MEDIO (dito): sessualità.
MIGNOLO: perdita affettiva.
MUSCOLI: mobilità, flessibilità, attività.
NASO: potenza, orgoglio, sensualità.
NATICHE: posizione sociale.
OCCHI: comprensione.
ORECCHIE: obbedienza.
OSSA: solidità, adempimento delle norme.
PELLE: limitazioni, contatto, tenerezza.
POLLICE: problemi relazionali con il proprio partner.
PENE: potenza virile.
PIEDI: solidità, radicamento, buon senso.
POLMONI: contatto, comunicazioni, libertà.
RENI: vita di coppia, relazioni sociali.
SANGUE: vitalità.
SCAPOLE: libertà.
SCHIENA: doveri.
SPALLE: responsabilità.
STOMACO: sentimento, disponibilità.
UNGHIE (di mani e piedi): rapacità.
VAGINA: dedizione.
VESCICA: capacità di rilasciare le tensioni.
VOLTO:immagine sociale.
ZONA GENITALE: sessualità.
Facciamo qualche esempio pratico per evitare fraintendimenti e per dare qualche indicazione su come interpretare questa tabella — che, lo ripetiamo, non è certo da prendere in modo assolutistico e non ha la pretesa di dare una risposta a tutte le patologie. Ognuno deve sperimentare per proprio conto e verificare l’esattezza o meno di queste indicazioni generali.
La zona del collo, collegata all’impulso psicologico corrispondente alla nostra capacità di affrontare le difficoltà, è una delle più interessanti da esaminare. Il collo regge la testa e, fisicamente, è una sorta di strozzatura che collega la testa con il tronco. L’energia fatica sempre un po’ a circolare nelle strozzature e, inoltre, il collo assorbe gli stress mentali; perciò, se non riusciamo a sciogliere le tensioni che quotidianamente si riversano nel nostro organismo psicofisico, il collo si irrigidisce sempre più — questo è il motivo che sta alla base di gran parte dei dolori cervicali di cui soffrono sempre più individui. La soluzione consiste nel cercare di non irrigidirsi dinanzi alle difficoltà, il cui peso non deve schiacciarci, ma deve essere usato come uno stimolo per trovare dentro di sé la capacità di stabilire la nostra coscienza in uno stato in cui le difficoltà vengono osservate con distacco e come delle opportunità per trovare sempre nuove soluzioni.
I reni sono invece collegati alle relazioni interpersonali molto intime (e quindi, in particolare, al rapporto di coppia). Molte persone che soffrono di reni hanno un rapporto conflittuale con il loro partner. Spesso questi individui appaiono esteriormente rassegnati, mentre interiormente questa conflittualità li rode e i reni ne pagano le conseguenze. Il più delle volte si sentono incompresi e hanno la sensazione di non stare con la persona giusta; così i reni perdono progressivamente la loro capacità di drenaggio fino ad arrivare, in casi estremi, all’insufficienza renale conclamata (solitamente questo accade quando il partner è molto opprimente e si instaura quindi un rapporto del tipo ‘vittima-carnefice’). Il rimedio consisterebbe nell’imparare ad affrontare la situazione e a operare un drastico cambiamento nella propria vita, rifiutandosi di farsi manipolare e decidendosi una volta per tutte a risolvere i problemi con la persona (o le persone) con cui si convive.
Il senso di vertigine colpisce spesso le persone che vogliono controllare tutto, ogni minimo dettaglio della propria vita e quella del proprio partner. Ma qualcosa in lui a un certo punto protesta e le vertigini sono una sorta di messaggio: “Vedi, tu che vuoi controllare tutto non sei nemmeno in grado di reggerti in piedi: è ora di mettere da parte questo atteggiamento oppressivo e opprimente”.
Considerazioni ben più profonde andrebbero fatte quando invece l’organismo fisico subisce un processo di trasformazione causato dalla penetrazione nel corpo della forza sopramentale. Ma ciò esula dagli scopi del presente articolo. Limitiamoci a osservare che in un simile processo di trasformazione le varie parti del corpo percepiscono la resistenza all’infiltrazione della forza sopramentale nella materia universale. Quando, per esempio, Mère e Sri Aurobindo avevano dolori alle gambe, ciò avveniva perché il subconscio terrestre resisteva alla discesa della forza sopramentale sulla terra. Ma questo è un altro discorso.