GRAZIE DI CUORE!
7 ottobre 2022
Mi giungono messaggi cordiali da parte di individui sinceri, realmente fraterni, e mi dispiace assai non rispondere, come se di loro non mi importasse nulla, mentre è vero l’esatto contrario. Detesto fare il prezioso, ma purtroppo non ho più tempo da dedicare a questo tipo di relazioni e me ne scuso vivamente.
Qualche giorno fa ho scritto a una cara persona, e vorrei riprodurre qui parte di quanto gli ho trasmesso, in modo da rispondere indirettamente a coloro che, in futuro, dovessero ancora cercare di contattarmi.
Ringrazio per la comprensione e la pazienza.
Premnā,
Tommaso Iorco
27 settembre 2022
Caro X,
[…]. Prima di affrontare le questioni che mi poni, ho un paio di precisazioni da farti. Personalmente non amo sentirmi superiore (o inferiore) a chicchessia: pertanto, ti ringrazio nel volermi considerare un tuo fratello, ma non “maggiore”, ti prego; essere fratelli per me è più che sufficiente, senza aggiungere gerarchie o gradi di anzianità. Il fatto che io mi trovi, per citarti, sul «sentiero tracciato da Sri Aurobindo da molto più tempo» di te, non significa nulla e non mi conferisce alcun primato nei confronti tuoi o di chiunque altro. Per citare Mère: «Non è la quantità di tempo l’elemento necessario per entrare in contatto con il Divino, ma la sincerità dell’aspirazione» («It is not time that is needed to establish contact with the Divine, but sincerity of aspiration»). Posso trovarmi sul sentiero da 41 anni, o da 140, ed essere di gran lunga più indietro sul cammino di uno che ha iniziato ieri. Questo lo reputo un dettaglio estremamente importante. Non a caso, Mère consigliava puntualmente di non fidarsi di quello che dicono i sadhaka, precisando: «soprattutto i sadhaka più anziani» (la sottolineatura è Sua: «I would advise you never to listen to what sadhaks say — especially “advanced” sadhaks» [Words of the Mother I - 29.12.1931]).
Aggiungo inoltre che non ho mai frequentato chi suole appiccicarsi etichette addosso, tipo “aurobindiano”, “satpremiano”, “spirituale”, “sadhaka” e via sproloquiando. Simili frequentazioni mi sono impossibili a causa di un mio grave problema fisico: appena entro in contatto con uno qualunque di essi, mi viene immediatamente l’orticaria, causandomi fortissimi pruriti e diarree fulminanti! Non ho nulla contro nessuno, intendiamoci, ma ci tengo alla salute e devo cercare di preservarla.
Non ti sarà pertanto difficile comprendere le motivazioni per cui, a dispetto di quanto tu erroneamente presumi, non sono abbonato alla rivista “Domani”, né mai lo sono stato. La posizione della redazione in merito alla guerra in Ucraina non la conoscevo e non mi trova minimamente concorde*. La recente escalation nel Donbass è stata architettata dagli U.S.A., in un velenoso cocktail di cinismo, arroganza e crudeltà. Nutro disistima per il gerarca Putin, ma la posizione che i paesi del Patto Atlantico hanno assunto a partire dal 2020 (già dal famigerato 11 settembre 2001, per la verità, e ancor prima) mi risulta assai più disprezzabile e la ritengo oltremodo pericolosa per il mondo intero.
Il «rosso tramonto dell’Occidente», preconizzato da Sri Aurobindo più di un secolo fa, è ormai sotto gli occhi di quanti hanno scelto di vedere — e quel rosso, purtroppo, proviene dal sangue delle troppe vittime (bambini compresi). Ma se da una parte l’Occidente volge al tramonto, dalla parte opposta come sta preparando l’Oriente i primi albori di una benvenuta risorgenza? La Cina totalitaria (con i suoi laogai e il credito sociale) spande tenebre della peggior specie (e la Russia, pur con cautela e diffidenza, si tiene a braccetto). L’India, che potenzialmente potrebbe essere il faro del mondo, non ha ancora deciso di azionare la Leva (ammesso che ne sia in grado, inflazionata com'è di falsi guru). Auguriamoci che l’alleanza del cosiddetto BRICS (e degli altri Paesi asiatici che vanno via via ad aggiungersi) attenui lo strapotere della Cina dittatoriale. […]. A ogni modo, in questa specifica circostanza Putin sta cercando di difendere gli interessi della Russia e di contenere il conflitto, mentre gli U.S.A. perseguono la loro famigerata strategia della tensione (la maggioranza dei politici russi non sono meno agguerriti di quelli statunitensi e stanno aspramente criticando Putin, accusandolo di comportarsi in modo eccessivamente moderato in questo specifico frangente: chi invoca la caduta di Putin non sa che il suo successore sarebbe con ogni probabilità ben più estremista!).
La risposta che hai trasmesso a X non mi appare dura (anni fa fui ben più duro di te nei suoi confronti, e mi pento solo di non esserlo stato abbastanza); sono persuaso che qualunque altra risposta più morbida sarebbe stata inopportuna. Ho tuttavia l'impressione che, dure o morbide che siano, le tue o le mie parole non facciano breccia nelle orecchie dei sordi.
Tutto questo ci trasmette un grande insegnamento: procediamo in modo autonomo (autòs+nómos — ponendoci in ascolto e assecondando l’ingenito svadharma custodito dentro ciascuno di noi, unico e irripetibile), senza attenderci che altri condividano il nostro sentire profondo solo perché si sono appiccicati addosso un’etichetta che sembrerebbe renderceli in qualche modo affini; confidiamo nella sincerità del nostro vero essere, della nostra anima immortale affinché, progressivamente, possa estendersi sulle parti più recalcitranti della nostra natura strumentale, coinvolgendole e arruolandole in questa battaglia. Questo solo conta.
S. ed io ti auguriamo ogni bene […]. Purtroppo non abbiamo tempo per intrattenere scambi di questo tipo, ma ti serbiamo con gioia un posto nel nostro cuore.
Tommaso
«Il tempo delle mezze parole è passato. Penso a G.G., al quale ho dovuto parlare duramente, e non sono sicuro che abbia capito. Mère faceva riferimento — e adesso le vedo concretamente, dappertutto — alle “dita nere e collose della Menzogna” che si infiltrano ovunque. Una piovra. Le vittime vezzeggiate e prescelte sono i cervelli spiritualisti che ancora non sono usciti dalle loro meditazioni immacolate e dalle non-violenze in bianco. […] Proprio come G.G., quando afferma: “noi vogliamo un’evoluzione e non una rivoluzione”: hanno in bocca tutti gli argomenti — e più sanno di santità, più sono untuosi... Scordano che Sri Aurobindo era un rivoluzionario e fustigava i “moderati” che volevano ottenere l'indipendenza dagli inglesi a colpi di petizioni e di discorsi. Dimenticano Krishna sul campo di battaglia...».
Satprem
[Carnets d’une Apocalypse, vol. I - 05.09.1977].
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* Queste le parole conclusive di un breve articolo intitolato "La Guerra di Oggi e la Guerra di Hitler", apparso sulla rivista "Domani" (agosto 2022), riportateci dal nostro corrispondente di cui sopra:
«Se l'umanità uscirà indenne da una purtroppo possibile conflagrazione nucleare, anche la Russia nel tempo dovrà riconoscere che l'integrità territoriale e la sicurezza di un popolo possono esserci solo con l'allargamento della cooperazione. Come la Germania dopo il Nazismo, così la Russia dovrà guarire attraverso la sua cultura, che è europea, e verrà il giorno in cui anch'essa diverrà parte della nuova Europa, avamposto di un nuovo ordine sociale mondiale.»
Paragonare la Russia di oggi alla Germania nazista è pura follia, né Putin è minimamente affetto dai pericolosissimi deliri espansionistici di Hitler. Alimentare in modo irresponsabile questa abietta russofobia dilagante (ingiustificata e inqualificabile) è da incoscienti. Un vecchio adagio recita: attenzione a non provocare l'orso russo... Le sanzioni europee imposte alla Russia, per quanto irrazionali (e controproducenti, essendo dannose solo per chi le impone!), rappresentano un atto legittimo o, quantomeno, tollerabile, mentre gli atti di sabotaggio ai gasdotti Nord-Stream sono aggressioni altamente esiziali. La Russia è un importante ponte culturale e sociale fra Europa e Asia, e potrebbe giocare un ruolo strategico di rilievo nel cercare di ripristinare la consapevolezza della fondamentale unità dell'intera civiltà euroasiatica, frantumatasi all'indomani della guerra di Troia. L'Eurasia, e non l'Europa, dovrebbe essere l'avamposto di una nuova figurazione mondiale basata sull'unità nella diversità. Se la vecchia Europa si ostina a restare chiusa in se stessa, continuando a comportarsi come una colonia servile degli U.S.A., decreterà il suo definitivo collasso.