a cura del CENTRO STUDI arya
Esseri umani e scimpanzè sono molto più legati fra loro di quanto gli stessi scimpanzè lo siano nei confronti delle altre due specie di grandi scimmie: i gorilla e gli orangotango. Per questo, un gruppo di biologi del “Georgia Institute of Technology” (coordinato da Soojin Yi), ha pubblicato uno studio sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, nel quale si afferma che non si dovrebbe parlare di due generi distinti — Homo per gli esseri umani e Pan per gli scimpanzè — ma di un unico genere Homo al cui interno ci sarebbero almeno tre diverse specie: sapiens, troglodites e paniscus (ovvero, rispettivamente, uomini, scimpanzè e bonobo).
Secondo questa ricerca, il tasso di evoluzione molecolare (una sorta di orologio dell’evoluzione di una specie, dato dal progressivo accumulo di cambiamenti nel genoma) è simile fra scimpanzè e umani. Uomini e scimpanzè hanno una comune provenienza, sorgendo da un medesimo antenato vissuto fra i 5 e i 7 milioni di anni fa, e da allora il codice genetico di queste specie si è evoluto in modo molto simile. Come sottolinea lo stesso prof. Yi: «Questo studio fornisce ulteriori prove alla ipotesi che umani e scimpanzè appartengano a un medesimo genere, piuttosto che due generi differenti, non solo perché i geni sono estremamente simili, ma anche perché condividiamo lo stesso tempo generativo». Qualche anno prima, nel 2003, il prof. Morris Goodman della “Wayne State University” di Detroit aveva scoperto che per il 99,4% il codice del DNA di uomini e scimpanzè è identico, dichiarando che essi facevano parte di un unico genere Homo.
In verità, dubbi sulla posizione dello scimpanzè nell’albero evolutivo sorsero fin dai primordi di tali studi. Nel 1775, quando gli scienziati per la prima volta classificarono lo scimpanzè, notarono la somiglianza con gli esseri umani e lo posizionarono sotto il genere Homo. Fu solo nel 1816 che venne creato un nuovo genere — Pan, per l’appunto — rimasto in uso fino a oggi.
Ma, si chiedono alcuni scienziati, perché accorpare gli scimpanzé al genere Homo e non, invece, gli uomini al genere Pan? Così la pensa per esempio il prof. Andrew Rambaut, biologo alla Oxford University: «Appare un po’ ‘umano-centrico’ inserire gli scimpanzè nel genere Homo anziché riclassificare gli uomini come Pan. Ma queste sono cose arbitrarie. Si tratta più che altro di decisioni politiche». Per molti esseri umani, infatti, potrebbe risultare degradante una simile scelta — ma, a nostro parere, sono proprio coloro che si sentirebbero sminuiti ad averne bisogno!
L’ecologista Jared Diamond (vincitore del premio Pulitzer), ha definito l’uomo “il terzo scimpanzè”, essendo il primo lo scimpanzè comune (per l’esattezza, Pan troglodytes) e il secondo il bonobo (Pan paniscus). Perciò, più che di Homo scimpanzè, bisognerebbe parlare di Pan homo.
Finalmente si è definitivamente rotta quella assurda barriera costruita dagli uomini che pretendeva di separarci dalle altre specie animali esistenti sul pianeta. Da queste scoperte, fra le altre cose, dovrebbe scaturire come diretta conseguenza un atteggiamento di maggiore rispetto verso i nostri fratelli animali. In Nuova Zelanda, per esempio, il governo ha già varato una serie di norme che vietano esperimenti sui primati. Chi uccide una scimmia è punibile dalla legge umana (mentre per la legge scimmiesca uccidere un uomo era già considerato un crimine — il che mostra, alla fin fine, la loro superiorità).
Gennaio 2006