LE NUOVE DITTATURE

a cura della redazione del sito arianuova.org

L’atteggiamento ideologico di tutte le dittature (per lo meno di tutte le forme moderne di dittatura) si basa su un fondamentalismo assolutista che può essere riassunto in questo modo: non è l’analisi a partire dalla realtà che permette di ottenere una qualche conoscenza della realtà stessa; è la realtà che deve essere forzata a entrare nello schema interpretativo scelto; e quando la realtà non corrisponde alla teoria non è la teoria a essere errata o imperfetta, ma la realtà che deve essere modellata sullo stampo della teoria.
Questa aberrazione ideologica, denunciata da molte intelligenze superiori (ricordiamo Bertold Brecht e le sue poesie sulla Berlino Est) porta oggi a forme di dittatura mascherate, che per certi versi sono più perniciose di quelle palesi.
Di fatto il ragionamento di questi nuovi dittatori è il seguente: “il Nord del mondo possiede un consolidato potere economico, il Sud no. Perciò, i paesi economicamente arretrati devono cambiare le loro politiche e i loro comportamenti”.
Un paese considerato economicamente arretrato ha senza dubbio bisogno di uscire dalla propria povertà e di creare ricchezza. L’errore è di considerare il capitalismo come l’unica soluzione possibile e imporre questo nuovo dogma a tutti quelli che non vi aderiscono. L’intento, da parte dei paesi capitalisti, è evidente: in tal modo si esporta il capitalismo in quelle aree che non sono state raggiunte. Questo è vitale per il sistema capitalistico, poiché esso non può continuare a sopravvivere se non attraverso un aumento continuo della produzione e un conseguente aumento del consumo dei beni prodotti. Perciò, una volta saturata quella parte del mondo seguace del capitalismo, occorre intraprendere alcune crociate per convertire il resto del mondo a questa fede. La liberalizzazione dei mercati è una necessità vitale per le economie a regime capitalista. Oltre al fatto che per una azienda è più facile nascondere i propri profitti nel mercato estero. Ecco il perché delle multinazionali.
I paesi economicamente arretrati, ovviamente, aprendosi a una economia di mercato di stampo capitalistico, assorbono inevitabilmente nel loro sistema tutte le malattie del sistema, a partire dalla frenesia, dall’ansia e dalle frustrazioni personali per arrivare ai problemi ecologici e sociali.
Se poi esaminiamo il fenomeno con un minimo di attenzione, ci accorgiamo che questa strategia perversa deve essere attuata anche da parte dei paesi a economia ricca. Prima o poi, la spesa pubblica deve essere ridotta, devono essere eliminati i sussidi, per assunzione di responsabilità da parte dei cittadini (così ci fanno credere i politicanti al soldo delle multinazionali), che non devono più vivere adagiati sull’assistenzialismo pubblico. Di fatto, tradotto in parole povere, questo comporta l’adozione di una serie di politiche che portano a uno smantellamento (più o meno progressivo) dello stato sociale: privatizzazione del sistema pensionistico, del sistema scolastico, del sistema sanitario-ospedaliero e così via. Nella pratica significa che chi è meno abbiente non può permettersi di accedere a un livello accettabile di istruzione, di assistenza medica e via dicendo.
Per i primi tempi, l’economia capitalista può apportare maggiore ricchezza (ma a quale prezzo!); ma in breve la spesa pubblica subisce tagli drastici, sicché scuole e ospedali pubblici vedono i loro bilanci dimezzati fino a non essere più in grado di offrire i loro servizi a cittadini e famiglie senza reddito.
Notiamo inoltre che nessuno dei paesi capitalisti — ricchi o poveri che siano — ha mai ridotto le spese militari nel proprio bilancio.
Riduzione del ruolo dello stato significa anche privatizzazione delle aziende pubbliche. Molte imprese strategiche per l’economia nazionale vengono in tal modo vendute (talvolta addirittura svendute), snaturandole del loro ruolo di servizio pubblico e operando forti tagli sul personale. Un ospedale pubblico che diventa privato, si dice, diventa più efficiente. Di fatto, si rivolge in modo sempre più esclusivo ai più abbienti; così, chi ha soldi viene curato, chi non li ha viene lasciato crepare.
È questa la perversa dittatura che incombe sul mondo contemporaneo e che in parte si è già instaurata.