Mère e Sri Aurobindo, da perfetti “atei della medicina”, prendevano spesso di mira i medici e le loro ‘magiche’ pozioni. Un giorno (si era nel 1936) un medico si lamentò perfino con Sri Aurobindo, scrivendogli: «Mère sta facendo davvero degli ottimi complimenti a noi medici: dice che mettiamo i nostri pazienti a letto finché questi non sono definitivamente spacciati». Al che Sri Aurobindo rispose: «Sì, Mère ha pronunciato questo epigramma. I medici sono nati per ascoltare simili osservazioni» [tratto dal libro “LA RISATA DIVINA - l’umorismo di Sri Aurobindo - ediz. Il Punto d’Incontro].
Pertanto, sfoghiamoci pure noi e prendiamoci qualche sana rivincita nei confronti dei medici e della loro tanto osannata medicina.
Al di là della strana casualità della vita, che una volta ci ha fatto imbattere in un cartello di un ospedale che diceva: DOTTOR MAMMAZZA - MEDICO CHIRURGO (inutile dire che la sala d’aspetto era deserta!) — tipico esempio di come alla Natura non manchi il senso dell’umorismo, qualcuno si è preso la briga di esaminare alcuni dati statistici sulle cure e sui pazienti, giungendo a scoperte perlomeno imbarazzanti (per i medici, ovvio!). Statistiche simili erano già sotto l’interesse degli studiosi della prima metà del secolo scorso, e anche in questo caso abbiamo un esempio che mostra che a Sri Aurobindo la cosa non sfuggì, tanto che nel 1935 scrisse al proprio medico: «Il dottor Hutchinson, presidente della Royal Society of Medicine, a Londra, afferma (vedi “Sunday Times”, pag. 4) che se tutti i medici smettessero di lavorare per un intero anno, non ci sarebbe alcuna differenza nei registri necrologici. I medici servono solo per confortare, per dare fiducia e consolazione. Che ne dice dell’opinione del vostro presidente: piuttosto strana, non le pare?» [op.cit.].
In realtà, alcuni recenti studi mostrerebbero addirittura che senza i medici i morti diminuirebbero. Questo equivale a dire che quando i medici scioperano i morti diminuiscono!
Ovviamente, mancano alcuni dati volti ad appurare gli effetti dei farmaci su scala sociale, visto che la morte è solo la punta dell’iceberg dello stato terminale di una patologia. Il fatto certo è che esistono alcune malattie, dette “diatrogene”, che sono per l’appunto causate dall’utilizzo dei farmaci. Un giornale di qualche anno fa titolava “Quando i medici scioperano i morti diminuiscono”. L’articolo, a firma di Robert Mendelson, diceva: «Quando i dottori scioperano, in qualunque parte del mondo si ottiene sempre lo stesso risultato: diminuisce il tasso di mortalità».
Tra i vari scioperi che elenca l’articolista è interessante quello avvenuto in Israele, in cui negli 85 giorni di durata il tasso di mortalità si è abbassato del 50%. Ciò ha provocato una grave preoccupazione fra gli impresari di pompe funebri che hanno intrapreso uno studio di propria iniziativa e hanno scoperto che il periodo precedente in cui il tasso di mortalità si era ridotto a tal punto era stato vent’anni prima, durante l’ultimo sciopero dei medici.
L’articolista termina con la domanda: «Non sarebbe una buona ragione istituire uno sciopero permanente dei medici?».
E in Italia, come vanno le cose?
Gli errori in medicina causano più vittime degli incidenti stradali, dell’infarto e di molti tumori.
Degli 8 milioni di italiani che ogni anno vengono ricoverati in ospedale, il 4% (320.000) invece di venire curati subisce danni più o meno permanenti alla salute (Metro, 12 giugno 2002).
Si stima che almeno 90-100 persone ogni giorno (tra 14 mila e 50 mila all’anno) muoiono in Italia per gli errori dei medici: scambi di farmaci, dosaggi errati, sviste in sala operatoria (Il Corriere della Sera, 17 settembre 2004).
Questi errori costano alla comunità ben 10 miliardi di euro all’anno.
Si calcola che circa 700.000 infezioni vengono contratte ogni anno negli ospedali, una percentuale che corrisponde quasi al 15% dei ricoverati.
Il maggior numero di errori si commette in sala operatoria, nei reparti di degenza, nel dipartimento di urgenza e in ambulatorio. Le quattro specializzazioni incriminate risultano essere: ortopedia e traumatologia, oncologia, ostetricia e ginecologia, chirurgia generale.
A conseguenza dei danni procurati, circa 50.000 denunce sono state depositate presso il Tribunale dei Diritti dell’Ammalato. Quello che sorprende è la ripetitività degli stessi errori negli stessi reparti.
Dal Corriere della Sera del primo febbraio 2004 leggiamo che in Italia l’80% dei dottori, nell’arco di 20 anni di attività, è indagato almeno una volta. Mentre su Leggo del 25 maggio 2005 troviamo: “La guerra contro l’Iraq? Una passeggiata” in confronto ai danni causati dall’apparato medico-ospedaliero. Gli ospedali sono pericolosi almeno quanto le strade, e costano alla comunità più o meno quanto una mini legge finanziaria. Recentemente il 26 gennaio 2005 Metro così titolava la prima pagina: “Uno su tre intossicato da farmaci usati male”.
In conclusione, ricordiamo il fatto che Mère, che in India fece costruire alcuni ospedali particolarmente efficienti, diceva al tempo stesso che la presenza degli ospedali influiva nell’inconscio degli esseri umani a ammalarsi. Tuttavia, con il degrado che regna negli ospedali pubblici italiani, solo l’inconscio di qualche masochista può nutrire il desiderio nascosto di farsi ricoverare!
Novembre 2005