«Il mondo moderno deve imparare ciò che sa già, divenire ciò che è, attraverso un’immensa congiura di ostacoli, tramite la pratica.
Non si fugge alla banalità che manipolandola, dominandola, immergendola nel sogno, affidandola al buon piacere della soggettività.
Noi non vogliamo un mondo dove la garanzia di non morire di fame si scambi con il rischio di morire di noia.
L’uomo della sopravvivenza è l’uomo sbriciolato nei meccanismi del potere gerarchizzato, in una combinazione di interferenze, in un caos di tecniche oppressive che, per darsi un ordine, attende solo la paziente programmazione dei pensatori programmati.
L’uomo della sopravvivenza è anche l’uomo unitario, l’uomo del rifiuto globale. Non passa un istante senza che ciascuno di noi viva contraddittoriamente, e a tutti i livelli della realtà, il conflitto dell’oppressione e della libertà; senza che sia bizzarramente deformato e come preso contemporaneamente da due prospettive antagoniste: la prospettiva del potere e la prospettiva del superamento.
Riorientate nel senso del qualitativo, le conoscenze più diverse creano un campo magnetico capace di sollevare le più pesanti tradizioni. Il sapere si moltiplica per la potenza esponenziale della semplice creatività spontanea. Con dei mezzi di fortuna e per un prezzo irrisorio, un ingegnere tedesco ha messo a punto un apparecchio che esegue le stesse operazioni di un ciclotrone. Se la creatività individuale, così mediocremente stimolata, giunge a simili risultati, che cosa non bisogna sperare dall’esplosione qualitativa, dalle reazioni a catena con cui lo spirito di libertà che si è mantenuto vivo negli individui riapparirebbe collettivamente per celebrare, nel fuoco della gioia e nella rottura degli interdetti, la grande festa sociale?
Non si tratta più, per un gruppo rivoluzionario coerente, di creare un condizionamento di tipo nuovo ma, al contrario, di assicurare delle zone di protezione dove l’intensità del condizionamento tende verso zero. Rendere ciascuno cosciente del suo potenziale di creatività è un tentativo votato al fallimento se per il risveglio non ricorre alla scossa qualitativa. Non c’è più niente da aspettarsi dai partiti di massa e dai gruppi fondati sul reclutamento quantitativo. Invece, una microsocietà i cui membri fossero riconosciuti sulla base di un atto o di un pensiero radicale, e che un vaglio teorico serrato mantenesse in una condizione di pratica efficace permanente, un tale nucleo, dunque, avrebbe in sé tutte le possibilità di raggiungere una forza di irradiamento sufficiente per poter un giorno liberare la creatività del più gran numero di uomini. Bisogna tramutare in speranza la disperazione dei terroristi anarchici; correggere nel senso di una strategia moderna la loro tattica da guerrieri medioevali.»
Raoul Vaneigem