A partire da lunedì 2 luglio 2009, gli stranieri in situazione irregolare in Brasile potranno legalizzare la loro posizione in modo definitivo basandosi sulla legge promulgata dal presidente Luis Inácio Lula da Silva.
L’amnistia favorirà almeno cinquantamila immigrati, soprattutto cinesi, boliviani, peruviani e cittadini del Paraguay, entrati nel Paese clandestinamente il cui visto sia scaduto dal primo febbraio del corrente anno.
Durante la cerimonia, Lula ha criticato duramente «la politica di discriminazione e pregiudizio» dei paesi ricchi contro gli stranieri. «La repressione e l’intolleranza contro gli immigrati non possono risolvere i problemi causati dalla crisi mondiale» ha detto il Presidente, ricordando che la sua stessa famiglia dovette emigrare a São Paulo in cerca di lavoro, istruzione e migliori condizioni di vita. «Nessuno lascia la sua terra natale perché lo vuole», ha dichiarato.
In omaggio ai presenti alla cerimonia, il Presidente indossava un vestito tipico delle popolazioni indigene delle Ande.
Secondo la legge gli stranieri irregolari avranno tempo fino a dicembre per richiedere la residenza provvisoria di due anni. Tre mesi prima della scadenza del periodo, il visto provvisorio sarà trasformato in permanente; inoltre gli immigrati regolarizzati potranno usufruire degli stessi diritti dei cittadini brasiliani, escluso il diritto di voto. Avranno piena libertà di circolazione, sarà garantito l’accesso al mondo del lavoro con tutte le prerogative di legge, oltre che all’istruzione, alle strutture sanitarie e ai servizi della giustizia.
Il Presidente ha firmato un progetto da inviare al parlamento che modifica la Legge degli Stranieri del 1980, in modo da cambiarne il carattere repressivo e inserire concetti umanitari raccomandati dall’ONU. «Lavoro e dignità per l’emigrante sono le risposte che il Brasile dà all’intolleranza dei paesi ricchi», ha detto Lula a una platea entusiasta formata da gruppi di varie nazionalità, soprattutto latino-americani.
«Consideriamo ingiuste le politiche migratorie adottate recentemente in alcuni paesi ricchi che hanno, come uno dei punti principali, il rimpatrio degli immigrati. Per noi la repressione, la discriminazione e l’intolleranza non vanno alla radice del problema. Ho già detto altre volte e lo ripeto: nessuno lascia la sua terra perché lo vuole, ma perché è obbligato o perché pensa che può costruirsi altrove una vita degna e migliore per sé e per i suoi figli.»
Il Presidente ha chiesto al Ministro della Giustizia un riassunto delle misure adottate dal Brasile in favore degli immigrati per portarlo all'incontro del prossimo del G-8 in Italia: «Io, mercoledì prossimo, sarò in Italia al G-8. Voglio che il ministro Tarso Genro prepari un pro-memoria, è sufficiente solo qualche riga, un riassunto di ciò che stiamo facendo qui, in modo che possa dire a tutti i presidenti dei paesi più importanti del mondo, quanto il Brasile, che prende posizione, sia deluso dalla politica praticata dai paesi ricchi. So quanti brasiliani vivono in Paraguay, più di quattrocentomila. So quanti brasiliani vivono in Bolivia; decine di migliaia di brasiliani sono sparsi per il mondo. Ed è giusto che sia così, è giusto che si crei un modo senza frontiere, o con frontiere più malleabili, che permettano non solo a macchine, prodotti agricoli e merci di attraversare le frontiere, ma che la persona umana sia vista dal suo lato migliore e non si pensi all’uomo come fonte di cattiveria solo perché ha attraversato una frontiera.»
Con le nuove misure adottate gli immigrati irregolari, anche coloro che hanno utilizzato metodi illegali per entrare nel Paese, non vengono più considerati criminali passibili di deportazione in qualunque momento, ma vittime. Per il Presidente, nell’umanizzare il trattamento agli stranieri, il Brasile si pone in contromano alla tendenza mondiale che criminalizza l’immigrazione.
«La società brasiliana, contrapponendosi a varie manifestazioni di intolleranza che accadono a livello internazionale, vuole vivamente festeggiare la sua ospitalità. Come per esempio si è visto l’anno scorso, in occasione delle commemorazioni del centenario dall’immigrazione giapponese. Ho sempre creduto nella solidarietà come un valore fondamentale per lo sviluppo sociale. Il Brasile con responsabilità ed equilíbrio è stato e continuerà ad essere un paese aperto e solidale agli immigrati di tutte le parti del mondo.»