di Tommaso Iorco
(autore tutelato SIAE)
Al centro di un crocevia, per un attimo breve, l’uomo sceglie — poi subito s’incammina.
La strada più battuta è la VIA DEL BRANCO: perlopiù pianeggiante, o lievemente in salita, offre un cammino mediocre, e mediocri traguardi. Un po’ di svago in mezzo a un’enorme discarica di banalità. Si può percorrere molta strada, senza mai avanzare di un solo passo. Il paesaggio è ovunque identico a se stesso: piatto e grigio.
Dalla parte opposta, c’è la VIA CRUCIS; quanti sono innamorati della sofferenza vi si introducono a piedi nudi, irrigando il selciato pietroso e aguzzo con il loro sangue. Ai due lati della strada, si estendono a perdita d’occhio terreni infecondi. Più si avanza, più ci si sente miserabili, oppure santi martiri — ma non fa alcuna differenza, trattandosi d’un vicolo cieco.
C’è poi la STRADA DEL TITANO. La si percorre a gran carriera, su una fuoriserie di lusso. Le segnalazioni sembrano indicare che si sta procedendo di trionfo in trionfo. La strada però s’interrompe bruscamente davanti a un orrido spaventoso, e puntualmente la corsa si conclude rovinando malamente nel burrone.
Resta infine, quasi impercettibile, il SENTIERO SOLARE. È poco battuto, stretto e, soprattutto, assai ripido. A differenza degli altri tre, non cerca di catturare l’attenzione — niente circo né giochi di prestigio. E, a mano a mano che si procede, la salita aumenta sempre più, ma lo strano è che a un certo punto non si avverte più alcuna fatica, procedendo come portati e avvolti da due grandi ali. Ci si sente al sicuro, cullati da una gioia che ama.