a cura della redazione del sito arianuova.org
854 milioni di esseri umani, nel mondo, soffrono la fame.
La Fao, nel suo Rapporto sullo stato di insicurezza alimentare nel mondo, presentato in questi giorni nelle sedi ONU dei vari paesi europei, offre le sue agghiaccianti rilevazioni.
I dati si riferiscono al periodo 2001-2003 — 854 milioni di esseri umani sono sottoalimentati. 820 vivono nei Paesi in via di sviluppo, 25 nei Paesi in transizione, 9 nei Paesi industrializzati.
Mettendo questi dati a confronti con quelli di 10 anni fa, nonostante le risorse alimentari oggi siano più abbondanti e il mondo sia più ricco, la situazione non è cambiata — semmai, è leggermente peggiorata: nel 1992 il numero di persone che non avevano cibo sufficiente per sopravvivere erano 824 milioni. La zona più preoccupante del mondo, in questo senso, è l’Africa sub-sahariana (in particolare Burundi, Eritrea, Liberia, Sierra Leone, Congo): il numero di persone affamate è passato da 169 a 206 milioni negli ultimi dieci anni.
Nel 1996, più di 180 capi di Stato e di Governo avevano firmato un accordo nel quale ci si proponeva di dimezzare il numero dei sottoalimentati per portarlo, entro il 2015, a 412 milioni. Ma non serve a nulla firmare dei fogli di carta quando non c’è la volontà politica di risolvere il problema.
Le associazioni umanitarie chiedono al ceto medio europeo donazioni e supporti di vario tipo a favore dei diseredati della terra; mentre quel centinaio di uomini ricchissimi che controlla l’economia (e la politica) del mondo se la ride, mentre
854 milioni di esseri umani, nel mondo, soffrono la fame.
Nel 1996 c’erano 56 milioni di esseri umani affamati in meno rispetto a oggi.
Ma a chi fanno comodo tutti questi affamati?
È certamente più facile far credere agli abitanti dei paesi cosiddetti “ricchi” di trovarsi nell’area privilegiata del “benessere” e, di conseguenza, di non avere alcun diritto a lamentarsi. «Guardate quanti milioni di uomini stanno peggio di voi… Se non ci fosse il sistema capitalistico, finireste così pure voi!… Perciò, bisogna consumare e produrre, produrre e consumare, per far funzionare questo sistema che, se non proprio il migliore in assoluto, è il migliore di cui al momento disponiamo».
Lo confessiamo: compulsando i dati della Fao, un sano moto anarchico ci pervade.
Di fronte al problema della fame nel mondo, non c’è la volontà politica di risolvere il problema.
Rispetto al pericoloso e continuo aumento delle emissioni di gas dannosi nell’atmosfera del pianeta, non c’è la volontà politica di risolvere il problema.
In merito alla necessità di diminuire la corsa agli armamenti e, conseguentemente, di ridurre il ricorso alle guerre, non c’è la volontà politica di risolvere il problema.
Esaminando il problema delle specie animali e vegetali in via di estinzione (ogni anno diverse specie spariscono definitivamente dalla faccia della terra), ci si accorge che non c’è la volontà politica di risolvere il problema.
Se consideriamo la possibilità di un azzeramento del debito pubblico nei confronti dei paesi poveri, constatiamo che non c’è la volontà politica di risolvere il problema.
E intanto,
854 milioni di esseri umani, nel mondo, soffrono la fame.
Novembre 2006