Diamo qui di seguito la traduzione di un articolo e di alcuni stralci di conversazioni di Mère, che possiedono la grande virtù di illustrare
in modo chiaro e diretto alcuni aspetti del Lavoro suo e di Sri Aurobindo.
Noi vogliamo una trasformazione integrale, la trasformazione del corpo e di tutte le sue attività. Tuttavia, esiste un primo passo, assolutamente indispensabile, che deve essere compiuto prima che qualunque altra opera possa essere intrapresa: è la trasformazione della coscienza. Il punto di partenza è, con ogni evidenza, l’aspirazione verso tale trasformazione e la volontà di realizzarla, giacché senza di ciò nulla può essere compiuto; ma se all’aspirazione si aggiunge un’apertura interiore, una sorta di ricettività, diventa possibile penetrare d’un solo colpo in questa coscienza trasformata e permanervi. Tale cambiamento di coscienza è, per così dire, brusco; esso si produce in maniera improvvisa, per quanto lunga e lenta possa essere stata la preparazione. Non mi riferisco qui a un semplice cambiamento dal punto di vista mentale, bensì a un cambiamento della coscienza stessa. Si tratta di un cambiamento completo e assoluto, una rivoluzione dell’equilibrio di base; il movimento corrisponde al rivoltare un pallone dall’interno all’esterno. Per la coscienza trasformata, tutto appare non soltanto nuovo e differente, ma quasi l’opposto di quanto appariva alla coscienza ordinaria. Nella coscienza ordinaria si avanza lentamente, attraverso esperienze successive, dall’ignoranza verso una conoscenza assai relativa e il più delle volte discutibile. Nella coscienza trasformata il punto di partenza è la conoscenza e si avanza di conoscenza in conoscenza. E questo non è che un inizio, poiché la coscienza esteriore, le diverse gradazioni e parti dell’essere esteriore e dinamico non si trasformano che lentamente e gradualmente, come una conseguenza della trasformazione interiore.
C’è un cambiamento parziale della coscienza che fa perdere ogni interesse nei confronti delle cose che si era abituati a considerare come desiderabili; ma si tratta semplicemente di un cambiamento di coscienza, e non di quanto noi chiamiamo trasformazione, in quanto questa è fondamentale e assoluta; e non si tratta solo di un cambiamento, è un ribaltamento della coscienza: l’essere si ripiega, per così dire, e si situa in una posizione completamente diversa. Nella coscienza così ripiegata, l’essere si tiene al di sopra della vita e delle cose, e da lì si occupa di esse; è al centro di tutto e da lì dirige la sua azione verso l’esterno. Viceversa, nella coscienza ordinaria, l’essere si colloca al di fuori e al di sotto; dall’esterno, cerca di raggiungere il centro; dal basso, schiacciato sotto il peso della propria ignoranza e della propria cecità, lotta disperatamente per elevarsi al di sopra di esse. La coscienza ordinaria ignora ciò che le cosa sono in realtà, non ne vede che il guscio. Mentre la vera coscienza si trova al centro, nel cuore della realtà e possiede la visione diretta dell’origine di tutti i movimenti. Situata dentro e in alto, conosce la sorgente, la causa e l’effetto di tutte le cose e di tutte le forze.
E, ripeto, questo capovolgimento è immediato. Qualcosa si apre e ci si trova d’un tratto in un mondo nuovo. Il cambiamento può non essere finale e definitivo sin dall’inizio, può richiedere talvolta del tempo per installarsi in modo permanente e diventare la normale natura. Però, una volta che il cambiamento ha avuto luogo, è là come principio, una volta per tutte; dopodiché, diventa necessario esprimerlo progressivamente nei dettagli della vita concreta. La prima manifestazione della coscienza trasformata sembra essere sempre brusco. Non ci si sente cambiare lentamente e in modo graduale da uno stato all’altro; ci si sente come risvegliati all’improvviso, o come appena nati. Nessuno sforzo del pensiero può condurre a tale cambiamento, giacché non è possibile immaginare con il pensiero di che si tratta, così come nessuna descrizione mentale può essere adeguata.
E questo è il punto di partenza di qualunque trasformazione integrale.
Mère
1950
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L’opera di Sri Aurobindo è una trasformazione della terra, unica nel suo genere.
La coscienza è come una scala. In ogni epoca c’è stato un grande essere che ha aggiunto un gradino, raggiungendo una zona dove la coscienza umana non era mai arrivata. È anche possibile raggiungere un livello talmente elevato da uscire completamente dalla coscienza materiale, ma in questo caso… si abbandona la scala! Invece, il massimo risultato delle grandi epoche mondiali, è stato poter aggiungere un gradino alla scala senza perdere il contatto con il mondo materiale, poter raggiungere il Supremo mantenendo il collegamento tra la sommità e la base, senza lasciare una specie di vuoto tra un piano e l’altro. Ogni volta che l’Avatâr aggiunge un gradino alla scala, c’è una nuova creazione sulla terra. Il gradino che sta per essere aggiunto ora, Sri Aurobindo lo ha chiamato il Sopramentale. Il suo risultato permetterà alla coscienza di entrare nel mondo sopramentale mantenendo intatta la forma personale, la propria individualità, e ridiscendere per stabilire quaggiù una nuova creazione. Certamente, questo non sarà l’ultimo gradino: esistono regioni dell’essere ancora più remote; ma ora noi lavoriamo per far discendere il sopramentale, perché possa effettuare una riorganizzazione del mondo, riconducendolo al suo vero ordine divino.
Appena le condizioni saranno pronte nel mondo, avrà luogo la discesa completa del sopramentale; e porterà tutto con sé.
Il corpo sopramentale che deve venire all’esistenza possiederà quattro attributi principali: leggerezza, adattabilità, plasticità, luminosità. Quando il corpo fisico sarà del tutto divinizzato, avrà l’impressione di viaggiare sempre nell’aria e non vi sarà più né pesantezza né tamas né incoscienza. Neanche al suo potere di adattamento vi saranno più limiti: quali che siano le condizioni cui si troverà, il corpo sarà immediatamente all’altezza della necessità, la sua piena coscienza rifiuterà l’inerzia e l’incapacità che rendono abitualmente la materia una palla al piede per lo Spirito. La plasticità sopramentale gli permetterà di opporsi agli attacchi di qualsiasi forza ostile che tentasse di entrare in lui — non che esso opporrà una pesante resistenza all’attacco, anzi, al contrario: si renderà così flessibile da annullare la forza, cancellandosi dinanzi a essa e lasciandola passare. Niente gli potrà nuocere e uscirà indenne dagli attacchi più mortali. In ultimo, il corpo sarà trasformato nella sostanza stessa della luce, e ogni cellula irradierà la gloria sopramentale. Non solo quelli che sono abbastanza sviluppati per possedere la visione sottile saranno capaci di percepire questa luminosità, ma anche gli uomini comuni. Sarà un fatto evidente per tutti, una prova permanente della trasformazione che convincerà anche i più scettici.
La trasformazione del corpo fisico costituirà il coronamento della rinascita spirituale. Il Divino sarà manifestato, rivelato nella sua totale perfezione.
Mère
1931