a cura della redazione del sito arianuova.org
giugno 2006
Ormai è cosa certa: l’intelligenza non è prerogativa dell’Europa del Paleolitico.
L’ultimo numero di Science, la rivista scientifica più accreditata nel mondo accademico, riporta una piccola grande scoperta: tre minute conchiglie con un foro al centro, risalenti a circa centomila anni fa. Che, a detta degli archeologi, sono i gioielli più antichi del mondo.
Già da qualche anno gli archeologi erano alla ricerca di prove definitive che mostrassero l’inesattezza della convinzione del cosiddetto “Big Bang dell’intelligenza umana”, il quale aveva la presunzione di dare una sorta di primato agli abitatori dell’Europa risalenti all’epoca del Paleolitico.
Così, nel 2004, a Blombos, in Sudafrica, sono state trovate alcune conchiglie forate risalenti a 75mila anni fa. Ma alcuni scienziati obiettarono che poteva trattarsi di un caso isolato e che quindi non costituiva prova sufficiente.
Oggi, dunque, è arrivata quella che tutti i ricercatori all’unanimità hanno ammesso costituire la prova conclusiva: conchiglie forate trovate a Shkul (in Israele) che hanno più di 100mila anni, e a Oued Djebbana (in Algeria), risalenti a circa 90mila anni fa.
Prova che gli antenati dell’uomo (in Africa e in Oriente) possedevano già all’epoca la concezione di ornarsi di oggetti (per ragioni estetiche o legate a rapporti sociali) e che erano dunque capaci di assumere un comportamento simbolico (avevano cioè la consapevolezza di trasmettere informazioni attraverso determinati simboli in grado di costituire una sorta di codice condiviso) — potevano già allora concepire concetti astratti e avevano al contempo una predisposizione di andare oltre i bisogni primari. Esattamente come l’uomo moderno.
Francesco d’Errico, dell’università di Bordeaux, che ha preso parte a questi ritrovamenti, afferma che gli uomini protostorici «erano non solo biologicamente ma anche culturalmente e cognitivamente moderni».
E adesso viene messa in discussione perfino l’ipotesi che a manifestare comportamenti culturalmente moderni fosse stato solo l’Homo sapiens. D’Errico: «L’uomo di Neanderthal, per esempio, seppelliva i defunti proprio come l’Homo sapiens, prova che possedevano le medesime capacità cognitive».
Alcuni scienziati sostengono addirittura che le prime prove di un comportamento simbolico potrebbero risalire a 200mila anni fa.