Uno degli spiriti più arguti che l’umanità abbia prodotto è fuor d’ogni dubbio il cinese Chuang tsu.
Vissuto nel nord della Cina all’incirca fra il 360 e il 280 a.C., conobbe Konfu tsu (Confucio) e, al tempo stesso, si immerse profondamente nello studio del “Tao Te Ching” di Lao tsu, elaborando una originalissima concezione mistica del sapere e della conoscenza.
Punto di convergenza delle cose contrastanti (o apparentemente tali), opposizione delle cose che a noi appaiono discordanti, è il Tao.
Lo stile di Chuang tsu è particolarmente famoso, grazie soprattutto alla ricchezza della sua immaginazione poetica e alla florida acutezza del suo ingegno.
Lontano dall’idea di voler lasciare dietro di sé libri ‘sacri’ o di farsi capostipite di una qualche scuola filosofica o religiosa, egli esprime la sua concezione del mondo attraverso semplici aneddoti e paradossi, di una tale vitalità e ricchezza da mantenere ancora oggi immutata tutta la loro freschezza e forza.
Per questo abbiamo deciso di offrirne qui una significativa selezione.
Una volta Chang tsu sognò di essere una farfalla svolazzante,
soddisfatta della sua sorte e ignara di essere Chuang tsu.
Bruscamente si risvegliò e si accorse con stupore di essere Chuang tsu.
Così, non seppe più se era Tsu che sognava di essere una farfalla,
o una farfalla che sognava di essere Tsu.
Tra lui e la farfalla vi era una differenza.
Questo è ciò che chiamiamo la metamorfosi degli esseri.
Se io discuto con te e tu hai la meglio,
hai forse necessariamente ragione?
E se io ho la meglio su di te,
hai necessariamente torto?
Né tu né io possiamo saperlo,
e un terzo sarebbe nella stessa oscurità.
Chi può decidere in modo certo?
Se consultiamo qualcuno che è del tuo parere,
come potrà decidere obiettivamente?
Se è d’accordo con me,
come potrà decidere obiettivamente?
Lo stesso accadrebbe con qualcuno d’accordo con entrambi,
o in disaccordo con entrambi.
Perciò, né tu, né io, né un terzo possiamo decidere.
Dovremmo consultarne un quarto?
La vita umana è limitata;
il sapere è limitato.
Colui che consuma la propria vita limitata
per inseguire l’illimitato sapere
giunge all’esaurimento;
esauritosi, vuole ancora sapere
e muore così di esaurimento.
L’eccellenza non risiede nella bontà o nella giustizia,
ma nelle qualità intrinseche di ognuno.
Eccellente è chi conta solo sulla propria natura originaria
e sulle proprie disposizioni innate.
Così, l’uomo dall’udito fino non sente l’altro, ma se stesso;
l’uomo chiaroveggente non vede l’altro, ma se stesso.
Colui che non vede se stesso ma l’altro,
che non comprende se stesso ma l’altro,
possiede le qualità di un altro e perde le proprie.
Realizza l’ideale di un altro e abbandona il proprio.
Per proteggere scrigni, borse, bauli contro i ladri,
li si lega con delle corde, li si munisce di solide serrature.
È ciò che il mondo chiama prudenza.
Ma ecco che giunge un bandito e si porta via il baule sulla schiena,
lo scrigno in una mano e la borsa sulla spalla.
Porta via il bottino in tutta fretta e non ha altro timore
se non di vedere le corde rompersi e le serrature aprirsi.
Così, ciò che il mondo chiama prudenza
non è forse d’aiuto al bandito?
Ciascuno critica negli altri ciò che non capisce,
ma non si cura di giudicare il poco di cui è capace.
Da questo nasce il grande disordine.
L’uomo comune ama chi gli somiglia e detesta chi è diverso da lui.
Colui che ama la somiglianza e detesta la differenza vuole,
a sua insaputa, essere al di sopra degli altri uomini.
Ma colui che cerca di innalzarsi al di sopra degli altri, vi riesce davvero?
No di certo, poiché in realtà è lui che ha preso a modello gli altri,
per il semplice fatto che la sua esperienza è necessariamente
meno estesa di quella di tutti gli altri messi insieme.
Solo colui che fa uso delle cose senza esserne posseduto
è in grado di dominare le cose.
Chi riconosce la propria ignoranza non è poi così ignorante;
chi riconosce il proprio smarrimento non è poi così smarrito.
Chi è davvero smarrito non è cosciente del proprio smarrimento.
Un vero ignorante non è cosciente della propria ignoranza.
Non si può raggiungere la meta
se si ha il vuoto sotto i talloni.
Colui che non agisce mette il mondo al proprio servizio e oltre ancora,
colui che agisce si mette al servizio del mondo e non ne è all’altezza.
Per questo il non-agire era onorato nell’antichità.
Ciò che l’uomo sa non eguaglia ciò che ignora.
La durata della sua esistenza non eguaglia
quella che precede la sua nascita.
Voler partire dall’estremamente piccolo
senza esaurire l’immensamente grande
significa smarrirsi senza più ritrovare se stessi.
Chuang tsu e Hui tsu passeggiavano sull’argine del fiume Hao.
Chuang tsu disse: «Guarda i pesciolini, come nuotano felici!».
«Tu non conosci la gioia dei pesci — disse Hui tsu —;
Come fai a dire che sono felici?».
«Tu non siete me — rispose Chuang tsu —;
come fai a sapere che non conosco la gioia dei pesci?».
«Io non sono te — disse Hui tsu — e certamente non so
quello che sai o meno. Ma senza dubbio tu non sei un pesce,
ed è evidente che non sai qual è la gioia dei pesci».
«Torniamo alla prima domanda — disse Chuang tsu —. Tu
mi hai chiesto come so qual è la gioia dei pesci.
Sapevi che lo sapevo, visto che mi hai chiesto come lo so.
Lo so perché sono sull’argine del fiume Hao».
Colui che non agisce secondo la propria sincerità interiore
agisce sempre a sproposito.
Le sue azioni non si imprimono nella sua anima,
perché ciascuna di esse rappresenta una sconfitta interiore.
Di tutte le cose del mondo, il cielo e la terra sono le più grandi
eppure non fanno niente per esserlo.
Chi possiede la grandezza non cerca nulla,
non perde nulla e non rimpiange nulla.
Non si lascia influenzare dalle cose;
trova in se stesso risorse infinite.
Benché i piedi dell’uomo non occupino che un piccolo angolo di terra,
è grazie a tutto lo spazio che non occupa
che l’uomo può camminare sulla grande terra.
La parola serve a esprimere l’idea;
quando l’idea è afferrata, dimentica la parola.
Potrò mai incontrare qualcuno che dimentica la parola,
e dialogare con lui?
Chi sa accontentarsi di poco non si cura del profitto;
chi si preoccupa unicamente di trovare se stesso
non si affligge di alcuna perdita;
chi cerca la propria perfezione interiore
non si affligge di non avere una posizione sociale.