di Tommaso Iorco
(autore tutelato S.I.A.E.)
Per divinizzare la natura strumentale, per rendere cioè gli strumenti naturali (la mente, l’energia-di-vita, il corpo fisico) forme e espressioni coscienti del Divino, occorre chiamare in noi la Potenza Divina — Daiviprakrti, Shakti, Bhagavati — affinché si sostituisca progressivamente alle nostre limitatissime energie per forgiarci nell’immagine della sua infinita energia. Questa perfezione crescerà nella misura in cui saremo in grado di sottometterci dapprima alla direzione, poi all’azione diretta dell’unica Mahashakti, la quale si manifesta anzitutto attraverso quattro grandi Aspetti, che rappresentano quattro dei suoi principali Poteri. Sri Aurobindo utilizza qui i nomi sanscriti di Maheshvari, Mahakali, Mahalakshmi, Mahasarasvati per designare questi quattro Aspetti della Grande Dea, rappresentanti rispettivamente Saggezza, Forza, Armonia e Perfezione. «Maheshvari, dea della suprema conoscenza, personalità di calma ampiezza, di saggezza comprensiva, di benignità tranquilla, di compassione inesauribile, di maestà sovrana e superiore, di grandezza che tutto governa; Mahakali, dea della suprema forza, potere di splendida energia e di irresistibile passione, volontà irrefrenabile, prontezza impetuosa e forza che scuote il mondo; Mahalakshmi, dea di bellezza, amore, armonia e felicità supreme, che ci dona l’incanto della dolcezza inebriante nella sua irresistibile attrattiva e grazia; Mahasarasvati, dea della suprema perfezione, provvista di penetrante capacità di conoscenza intima, di una abilità di lavoro accurato e senza difetto, di perfezione tranquilla e precisa in tutte le cose» (questa citazione è tratta da ‘The Synthesis of Yoga’, ma esiste un piccolo e pregnantissimo testo di Sri Aurobindo, intitolato ‘The Mother’, nel quale descrive in modo dettagliato e sublime questi quattro Aspetti della Grande Madre).
Nei ‘Record of Yoga’, alla data del 1° luglio 1912 (pagine 74-78), Sri Aurobindo tenta un primo provvisorio bilancio del lavoro intrapreso. Fra le altre cose, nota che «l’armonia necessaria viene determinata dalla Para Shakti che ci conduce, che noi sempre percepiamo come una Forza che ci guida». Il 21 luglio dello stesso anno (pagg. 101-102) Sri Aurobindo si fa più preciso: «Il Mahakali bhava nel dominio di Mahasarasvati, dopo un periodo di obnubilamento, si è finalmente mostrato come perfettamente stabilito e va evolvendo in modo permanente ugrata [veemenza, impeto], ishvarabhava [l’esperienza del Potere Divino], ecc.; ishvarabhava tende a farsi indipendente dai risultati dell’azione e a servirsi della forza e dell’attività stessa e della personalità che si manifesta. […] Il Mahalakshmi bhava, finora assente, sta incominciando a mostrarsi. Inizialmente rimpiazzando in modo sporadico il Mahakali bhava allo scopo di colorarlo senza alterarne il carattere, poi subordinandosi al Chandibhava vero e proprio. Il Mahakali bhava tende a farsi più debole, ma non più a farsi estromettere dai vecchi samskara durante la conversazione e al risveglio; tuttavia esso non viene più rimpiazzato da Maheshvari-Mahasarasvati, ma da un quadruplo bhava combinato in modo improprio. Il Maheshvari (Gauri) pratistha [la calma base di sostegno dei quattro aspetti della Shakti] è ancora troppo prominente, perché l’abitudine dell’eccesso di tapas mentale, contro cui la pratistha funge da salvaguardia, persiste, sebbene in modo più debole, come una abitudine che costantemente riaffiora con l’avvento di Mahakali. La realizzazione permanente del quadruplo Brahman è definitiva». Il quadruplo Brahman cui si accenna qui è costituito dai quattro termini di sarvam, anantam, jnanam, anandam, ovvero la realizzazione del Divino in quanto totalità, infinità, conoscenza e beatitudine.
Circa cinque anni dopo, il 4 marzo 1917 (pag. 973), Sri Aurobindo annota:
«Il bhava di Maheshvari che si trova nascosto quale pratishta in Mahalakshmi-Mahasarasvati è nuovamente venuto in primo piano, sebbene non abbia potuto rimanere a lungo; si è nuovamente nascosto dietro Mahakali-Mahasarasvati con una tinta di Mahalakshmi».
Quindi, il 15 agosto 1919 (pag. 1171), come sboccio di un complesso lavoro di trasformazione strumentale:
«Daivi prakrti con un potente e completo matrbhava sta crescendo in modo costante».
E, il 7 giugno 1920 (pag. 1225):
«Ishvara [il Divino Supremo] è ora percepito in tutte le attività della Shakti».
1 febbraio 1927 (pag. 1264):
«Un passo in avanti in Darshana: Aditi che regge Pa-Pi [Parameshvara-Parameshvari] in tutte le cose viventi e, in modo un po’ meno evidente, in tutti gli oggetti».