di Tommaso Iorco
(autore tutelato S.I.A.E.)
La natura fondamentale della coscienza sopramentale (Vijnana) è che tutta la sua conoscenza (jnanam) è originariamente e sostanzialmente una conoscenza per identità.
E questa conoscenza assume tre diverse tipologie, a seconda che coinvolga la sfera del pensiero, la sfera dell’esperienza o la sfera dell’azione.
Lo jnana dell’esperienza è la percezione delle cose mediante un determinato stato d’essere.
Lo jnana dell’azione è il porre lo jnana in azione.
Lo jnana del pensiero possiede tre facoltà distinte:
- drshti (rivelazione);
- shruti (ispirazione);
- smrti (intuizione).
Drishti è la visione diretta della verità senza necessità di ragionamento, di memoria e di ogni altra facoltà intellettuale. È come quando un uomo vede un oggetto e sa immediatamente di cosa si tratta, anche se non lo ha mai visto prima e non riesce pertanto a dargli un nome. È la rivelazione diretta della verità.
Shruti è quella facoltà mediante la quale percepiamo come in un lampo la verità nascosta in una forma di pensiero o in un oggetto. È come quando un uomo ode il nome di una cosa e dal nome stesso, senza vedere la cosa, giunge alla conoscenza della natura di tale cosa.
Smrti è quella facoltà mediante la quale la vera conoscenza nascosta o sopita nella mente si rivela ed è subito riconosciuta veridica. È come quando un uomo ha dimenticato qualcosa che torna alla sua memoria quando viene menzionato.
Viveka, infine, ovvero la discriminazione, è il potere che opera le necessarie distinzioni e previene al tempo stesso l’ingresso dell’errore intellettuale o del prendere una verità parziale per il tutto.
Ognuna di queste facoltà era posta da Sri Aurobindo sotto una scrupolosa indagine.
Febbraio 1911 (pagina 44 dei ‘Record of Yoga’):
«Ho ricevuto una precognizione (indipendente da qualsivoglia inferenza) che l’uomo che si fa chiamare Ram Rao Yogi è un detective. Il primo febbraio sono venuto a conoscenza di un rapporto di polizia nel quale costui è menzionato come la persona che spiava i treni e che fu scambiato per qualche tempo da taluni come un uomo del Bande Mataram» (occorre dire che nei primi anni del suo ritiro a Pondicherry Sri Aurobindo era spiato dalla polizia britannica per via della sua precedente attività rivoluzionaria).
3 luglio 1912 (pagina 81):
«Il vijnanam che è satyam rtam [verità essenziale e verità operante] sta conquistando gli ultimi terreni della mentalità e sta imponendo il proprio satyadharma o legge di verità esistente-in-sé che è necessaria per la perfetta visione delle cose, satyadharmaya drstaye. Il movimento non è ancora completamente vittorioso, perché il nemico torna alla carica e ottenebra la siddhi con anritam [non-verità] ma nella siddhi adesso c’è stabilità e, sebbene non una perfetta continuità, tuttavia una prevalente resistenza. Il nemico non può prevenire la persistenza. La condizione di successo pare quella di perfetta passività. Se c’è un qualche arambha, una qualche tendenza a sapere, l’attività mentale con la sua intricata rete di errore riprende nuovamente; la Verità, il satyam, è idea reale in se stessa, auto-rivelante, atmaprakasha, non acquisita, non cercata. La mente con tutti i suoi giudizi, opinioni, scoperte può solo raggiungere una verità confusa e mutilata, inevitabilmente accompagnata da errore. La rottura di questa barriera era stata predetta […]. Il pensiero articolato di vijnanamaya ha stabilito la sua libera attività a dispetto di tutti i dubbi e opposizioni nella mente, ma la sua verità e la sua natura vijnanamaya non è stata provata in modo inconfutabile da risultati invariati negli avvenimenti oggettivi e soggettivi dello Yoga e della vita; però questo movimento di prova ora è cominciato in modo massiccio. Drshti sta inoltre preparando un movimento decisivo».
Una breve nota pregnante si trova poi alla data del 19 luglio 1912 (pag. 96): «È ora provato al di fuori di ogni dubbio che la mente non inventa nulla, ma si limita a trasmettere, a registrare e a interpretare, e non essendo la sua funzione specifica l’interpretare, è perlopiù soggetta a fraintendere piuttosto che a comprendere in modo corretto. L’attività di vijnana non è ancora perfetta, ma procede verso la perfezione. I poteri sono sempre più attivi, efficaci e frequenti». La mente è un canale di trasmissione di una più grande verità, ma si intromette nel processo con le sue proprie interpretazioni di ciò che riceve e distorce tutto. Ecco dunque la necessità primaria di renderla un canale puro e trasparente, privo di quelle interpretazioni che ostacolano il flusso spontaneo della verità che scende dall’alto, dalla coscienza-di-verità sopramentale.
9 gennaio 1913 (pagg. 187-188):
«Il samadhi ha improvvisamente e senza alcuna difficoltà acquisito la perfezione in vijnana e saviveka samadhi, corrispondenti al savicara e savitarka della classificazione intellettuale. Il pensiero, sia in percezione sia in vanmaya [la rivelazione della verità mediante una giusta e perfetta parola nel pensiero], si mantiene sul livello di vijnanamaya, l’intelletto è in uno stato di perfetta passività, limitandosi a ricevere, perfino nel più profondo svapna samadhi che corrisponde praticamente a un sushupti di manas e il suo silenzio nel mahat. È perché il sistema era abituato a cadere in sushupti ogni qualvolta manas-buddhi diventava inerte, che la siddhi non poteva in precedenza essere realizzata. Adesso la mente diventa inerte, sushupta, ma l’attività procede al livello di vijnanamaya sul quale il Purusha è ora jagrat nel corpo, e l’attività viene ricevuta dall’intelletto inerte. Ciò nonostante, a causa della grande inerzia dell’intelletto in quella circostanza, il pensiero è talvolta colto con difficoltà, ricordato a mala pena in stato di veglia o, se ricordato, subito dopo perduto al ricordo. L’intelletto lo afferra, ma non ottiene una buona presa. La memoria vijnanamaya deve farsi attiva se il pensiero e la visione in samadhi devono essere ricordate. Questa più alta memoria si sta sviluppando, non sve dame [al proprio livello], ma sul piano intellettuale. […] La siddhi del vijnana samadhi mostra che il Purusha sta ora ascendendo al vijnana o si sta preparando ad ascendervi; il manomaya sta diventando passivo, il vijnanamaya Purusha, così a lungo segreto e velato dal hiranmaya patra [coperchio dorato] della buddhi, incomincia a mostrarsi, non più in modo indiretto, ma faccia a faccia con l’uomo inferiore. […] La siddhi del livello vijnanamaya riguardante il pensiero in samadhi non è esteso alla visione; per questa ragione i sogni sono ancora registrazioni intellettuali o tentativi di registrazione piuttosto che la visione effettiva di cose e di eventi, eccetto quando il sogno viene rimpiazzato dalla visione. Perfino in questi casi è spesso savikalpa piuttosto che sadarsha samadhi».
5 maggio 1914 (pag. 464):
«Gli strumenti di conoscenza vijnanamaya (pensiero articolato e percettivo, scrittura ecc.) hanno assunto infine l’espressione del trikaladrshti e non sono più lasciati interamente ai loro equivalenti intellettuali. La conversione dell’intellettualità è decisamente iniziata».
28 giugno 1914 (pag. 520):
«Trasferire del centro di coscienza attiva dalla mente alla sopramente. La sopramente è la dimora dell’oltreuomo».
25 aprile 1915 (pag. 830):
«Inizi di organizzazione definitiva delle parti conoscitive di Vijñana».
14 giugno 1915 (pag. 871):
«La base della perfetta organizzazione della conoscenza è stata posta».
5 marzo 1920 (pag. 1209):
«Drshti adesso promette di prendere il posto della forma interpretativa in T2 [trikaladrshti e tapas] e nel pensiero-siddhi. Questo è già compiuto a livello embrionale o piuttosto preparato da un movimento lento e fluttuante».
7 giugno 1920 (pag. 1226):
«La conversione del pensiero, jñana, nella forma di vijñana [il Sopramentale] è ora completa».