di Tommaso Iorco
(autore tutelato S.I.A.E.)
Fin dal suo ritorno in India, avvenuto nel 1893 (ma in realtà già negli ultimi anni trascorsi a Cambridge), Sri Aurobindo ebbe importanti esperienze spirituali (come la percezione della divinità interiore e dell’Infinito trascendente), tuttavia è nel 1905 che decise di intraprendere una pratica sistematica dello yoga, ottenendo una serie di risultati crescenti. La pratica però si fece irregolare a causa della mole di lavoro che in quegli anni gravava su di lui, profondamente impegnato nell’attività rivoluzionaria contro il governo britannico in India. Verso la fine del 1907 notò un «totale arresto» di esperienze, perciò nel gennaio 1908 si rivolse a uno yogi, con il quale si ritirò per tre giorni in una stanza. Seguendo le istruzioni impartitegli, Sri Aurobindo poté in breve tempo stabilire «un completo e stabile silenzio nell’intera coscienza». Poi, improvvisamente (e inaspettatamente), venne catapultato nel Nirvana (l’aspetto statico dell’Assoluto, nirguna brahman), il che non gli impedì di proseguire l’attività rivoluzionaria, che egli anzi da quel momento condusse con rinnovata energia.
Quattro mesi dopo venne arrestato per attività rivoluzionaria e fu imprigionato per un intero anno nel carcere di Alipore (maggio 1908 - maggio 1909), dove approfondì ulteriormente lo yoga e ebbe l’esperienza «della coscienza cosmica e del Divino in tutti gli esseri e nell’intero esistente» (vale a dire l’aspetto dinamico dell’Assoluto,saguna brahman).
In seguito riconobbe queste esperienze come le prime due delle «quattro realizzazioni principali» del proprio yoga. Le altre due realizzazioni — «quella della suprema Realtà con il Brahman statico e dinamico quasi suoi due aspetti complementari e quella dei piani superiori di coscienza conducenti alla Sopramente» — iniziarono in prigione, ma si svilupparono in modo organico dopo il 1910.
Pochi mesi dopo essere uscito di prigione Sri Aurobindo riprese la sua attività rivoluzionaria e parallelamente (a partire dal 17 giugno 1909) iniziò a trascrivere le proprie esperienze yogiche.
Nel mese di aprile 1910 Sri Aurobindo si ritirò a Pondicherry, allora colonia francese (nel Tamil Nadu). Qui elaborò il proprio yoga, realizzando pienamente la divina Sopramente e facendosi egli stesso laboratorio vivente di una Rivoluzione che i suoi taccuini documentano fino al 1927.
Nel lungo periodo compreso fra il 1927 e il 1950 non abbiamo alcuna annotazione (salvo qualche ellittica e sporadica concessione epistolare) dello “Yoga della trasformazione terrestre” condotto da Sri Aurobindo — nulla volle trascrivere a proposito dei risultati di quello che egli in realtà considerò sempre come il suo «vero lavoro»: infondere nella materia un nuovo potere di coscienza.
Sri Aurobindo intende colmare lo iato fra la Realtà divina e l’apparentemente non-divina relatà fenomenica, apportando sulla terra gli splendori della Coscienza-di-Verità SOPRAmentale, destinata a formare una nuova specie al di là dell’uomo, una specie divina, non più assoggettata alle leggi dell’Ignoranza e della morte, svelando nella pratica la sostanziale identità fra Materia e Spirito, rendendo la Materia una forma cosciente dello Spirito.
Mère, la sua compagna, avrà il compito di portare avanti — in un modo o in un altro sempre insieme a lui — questo Lavoro destinato a dare alla Terra, alla Materia, la sua giusta riabilitazione quale potere dello Spirito, del Divino.