HOMO FLORESIENSIS

Verso la fine del 2005 fu annunciata la scoperta in Indonesia di un ominide nano dal cervello piccolissimo. Il team responsabile della scoperta, diretto da Michael Morwood e Peter Brown, dell’università australiana di Armidale, fu accusato di un colossale abbaglio, scambiando per una nuova specie i resti di un singolo individuo deforme, affetto da nanismo. Senonché, alcuni mesi dopo, lo stesso team ha ritrovato i resti di almeno altri nove individui della stessa specie. La rivista inglese Nature che, come sappiamo, è una pubblicazione scientifica fra le più attendibili, ha pubblicato, nel mese di settembre 2006, un articolo annunciando la nuova scoperta.

Tale scoperta è avvenuta per la precisione nella grotta detta di Liang Bua, situata nella zona occidentale dell’isola indonesiana conosciuta con il nome di Flores, e per questo motivo gli scienziati hanno battezzato la specie homo floresiensis, vissuta fra i 90 e i 12mila anni fa — vale a dire diverse migliaia di anni!

Questo significa che, intorno a 30-40mila anni fa, c’erano ben tre specie umane che vivevano contemporaneamente sulla terra. Ma mentre in Europa i nostri antenati diretti Cro-Magnon erano alti anche un metro e ottanta e avevano da 1.200 a 1.400 centimetri cubici di cervello (fronte alta e arrotondata, mento prominente, corporatura snella; diffusione: Africa e Eurasia, in ogni tipo di clima), e gli uomini di Neanderthal, un po’ più bassi — in media un metro e cinquanta — avevano un cervello ancora più grosso (fino a 1.700 centimetri cubici; corporatura massiccia, cranio allungato, naso largo e schiacciato, arcata sopraccigliare sporgente; diffusione: Eurasia, in climi freddi), la popolazione che prosperava sull’isola di Flores era composta da ominidi alti circa un metro, e con una capacità cranica di 380/415 centimetri cubici; mancanza di mento, braccia allungate). Un cervello piccolo, ma più che sufficiente a realizzare utensili relativamente complessi e padroneggiare l’uso del fuoco, come rivela la scoperta di Liang Bua di ossa animali carbonizzate. «Questa scoperta ci dice che non c’è bisogno di un grande cervello per fare cose avanzate: in tempi vicinissimi a noi è vissuta una specie con un cervello molto piccolo ma che ha costruito utensili, attraversato un braccio di mare e abitato sull’isola di Flores almeno 50.000 anni», commenta l’antropologo Gianfranco Biondi.

Ma da dove provenivano queste creature umane?
Si aprono qui le più disparate congetture.
La rivista Nature spiega che varie caratteristiche anatomiche farebbero assomigliare l’homo floresiensis a ominidi molto più antichi dell’homo erectus (da quest’ultimo si sono evolute la specie homo neanderthaliensis e la specie homo sapiens); potrebbero quindi essersi evoluti da australopitechi molto antichi, come la famosa Lucy, vissuta 3 milioni e mezzo di anni fa. Se questa ipotesi fosse vera, l’albero genealogico dell’umanità andrebbe rivisto per l’ennesima volta.

Dicembre 2006