Genetica e
migrazioni umane


a cura della redazione arianuova.org


Le più recenti scoperte in ambito genetico permettono, fra le altre cose, di capire meglio gli spostamenti umani avvenuti nel corso dell’antichità.
Fra gli elementi più sorprendenti in corso di studio, vi sono alcuni esempi che dovrebbero far riflettere.
Prendiamo gli amerindi (o ‘nativi americani’): fra queste popolazioni sono state identificate (la notizia è stata diffusa nei primi giorni del 2010) due differenti sequenze di DNA mitocondriale che vengono ricondotte a due differenti ondate migratorie. I nativi d’America arrivarono dallo Stretto di Bering in un periodo compreso fra i 15mila e i 17mila anni fa. Le due ondate migratorie proverrebbero quindi da due differenti percorsi: dalla costa del Pacifico (via detta "Pacific Coast Migration Model") e dall’Asia, lungo la pista ghiacciata creatasi durante l’ultima grande glaciazione (il celebre "Ice Free Corridor").
Sempre agli inizi del 2010 risale la notizia di un collegamento genetico diretto fra l’antica popolazione peruviana dei Maya e una particolare etnia giapponese: gli Ainu. L’antropologo giapponese Kenichi Shinoda ha esaminato il DNA dei resti dei maya viventi più di mille anni fa nella regione a nord di Lima, in Perù, riscontrando legami con le popolazioni contemporanee di Ecuador, Colombia, Siberia, Taiwan e gli Ainu giapponesi. L’archeologo peruviano Luis Chero considera questa scoperta di grande importanza. Gli Ainu abitano l’isola di Hokkaido (nel nord del Giappone), le isole Curili e, in piccola parte, l’isola rissa di Sachalin e le coste del continente. Le loro origini erano finora avvolte nel più fitto mistero.
I legami storici e preistorici fra Oriente e Occidente sono stati insomma molto più profondi e vivi di quanto finora ritenuto.

Settembre 2010