Se un certo signor Luc Venet ha scritto La fin de l’Illusion, mi verrebbe da dire che «finalmente, buon per lui, è diventato grande»!
Quando ci si “illude” significa viaggiare nel proprio immaginario e non attenersi alla realtà.
La prassi tipica, che ormai si conosce bene, è che nell’illusione ci si crea l’aspettativa, che viene sempre disattesa, poiché non corrisponde alla realtà dell’altro, ma al proprio desiderio, di conseguenza, si verifica la “delusione” e si colpevolizza l’altro per non aver concretizzato le proprie aspettative. Significa non assumersi la responsabilità del proprio operato e, per dirla in soldoni, che rispecchia molto il quadro di oggi: uno fa tutto da solo e poi dice che è colpa della società se lui è un incapace.
Quindi, se per il Signor Venet le illusioni sono finite, c’è da sperare che un po’ sia cresciuto!
Personalmente, non ho del tutto seguito SATPREM nel suo percorso, ho soltanto letto alcuni scritti ed il suo libro La mente delle cellule e, se ho afferrato qualcosa del concetto che vuole esprimere, direi che a lui interessa maggiormente la “messa in pratica” di una contemplazione che privilegia l’ascolto interiore, per limare le asperità dell’anima e purificare quell’inquinamento mentale prodotto proprio dalla eccessiva comunicazione di oggi, che è solo rumore e che nulla aggiunge al sapere: è un frastuono che stordisce e impedisce di pensare in modo costruttivo. Sono solo suoni di tamburi che attizzano l’ego e gonfiano l’egoismo e il narcisismo, amplificando un’idea di sé che è una gigantesca bolla di sapone, intrisa di arroganza e ignoranza totale (intesa come non sapere nulla di sé).
Perciò anziché esternare parole che a volte diventano torrenti impetuosi, penso non ci sia necessità, a parer mio, di esprimere elogi a SATPREM. Io preferisco sempre lasciare al Divino l’onere di gratificare uno spirito, che ha fatto il suo percorso con la determinazione della coerenza, senza curarsi dell’opinione «umana», poiché già solo un’esistenza in tale maniera è così faticosa che “costa” molto in termini di risorse fisiche, mentali, pecuniarie cioè di lavoro, di impegno personale, di rinunce, di umiliazioni, che ritengo siano già un buon viatico per intraprendere il cammino dell’evoluzione. Quindi, non saranno certo le parole dell’altro ad aggiungere o modificare qualcosa del suo “essere”: ciò che è umano è così decisamente terreno, così troppo pesante e sempre troppo intriso di ego, da rendere problematico pensare che queste caratteristiche possano aiutare ad elevarsi!
Quindi a SATPREM grazie se è riuscito ad attizzare fiammelle di riflessioni e, pertanto, da parte sua nessun bisogno di ricevere encomi avendo già, con questo, realizzato un compito che è sempre molto difficile. Con questa premessa credo che questa anima abbia affrontato il suo trapasso con la leggerezza che dà la soddisfazione d’aver attuato il proprio destino; ora sta agli altri raccogliere l’esempio e continuare il cammino… se vogliono, altrimenti possono passare ad altro in una nuova ricerca; si è sempre in cammino e chi si sofferma a criticare… lascia il tempo che trova e lo perde: non bisogna sprecarlo per «diventare grandi in altezza» senza maturare!
Lucia Riva
7 dicembre 2007