Sento, dopo gli ultimi accadimenti, di esprimere un “pensiero” sul nostro amato Satprem.
Lo faccio con un senso di gratitudine per ricambiare con parole, certamente non all’altezza ma sicuramente sincere, l’immenso dono che Satprem mi ha fatto e ci ha fatto.
Ogni volta che prendiamo in mano e sfogliamo uno dei volumi dell’Agenda e leggiamo tranquillamente qualche pagina, dovremmo forse, per un attimo, pensare e non dimenticare quanto sia costato a Satprem in fatica e lavoro, dapprima raccogliere e trasferire da un traballante magnetofono alla pagina scritta il Tesoro che raccoglieva durante i suoi incontri con Mère. E soprattutto dopo, quando si è trattato di pubblicare quello che aveva raccolto in tanti anni, come ha dovuto combattere, difendere quasi fisicamente quelle pagine di fronte a pericoli, avversità, fughe da luoghi a lui cari, dove aveva vissuto per tanti anni e vagare alla ricerca di un posto “sicuro” dove poter condurre a termine quel Lavoro così importante per l’Umanità e salvaguardare l’integrità di quanto aveva ascoltato dalla voce di Mère.
Quante volte ho trovato in quelle pagine un aiuto per tirare avanti.
Ogni volume dell’Agenda è stato difeso strenuamente da Satprem.
La gioia e la conoscenza che questa lettura ci procura non provengono da ovattate scrivanie, ma hanno percorso strade accidentate e spesso pericolose. Forse l’abitudine ha fatto dimenticare troppo spesso quanto dobbiamo a chi ha reso possibile la pubblicazione dell’Agenda.
Ho visionato le testimonianze apparse sul sito arianuova.org — mentre non ho voluto leggere le parole di coloro che per anni sono stati vicini a Satprem e hanno collaborato con lui: è un Dono che a loro era stato offerto e che molti avrebbero accettato con gratitudine. La stessa gratitudine che provo ogni volta che leggo una pagina dei Carnets d’une Apocalypse e mi rendo conto, sia pure in modo molto approssimativo, del Lavoro, della Fatica anche fisica e dolorosa subiti dal corpo di Satprem dal giorno in cui si è detto: «Proviamo». E ha iniziato da “essere umano” lo stesso cammino che Mère gli aveva descritto giorno dopo giorno. Un cammino titanico da scoprire a poco a poco, senza alcuna indicazione precisa, come fosse un sentiero da aprire nella foresta.
Con Bianca ho incontrato alcune volte Satprem a Pondichéry nei lontani Anni ’70.
Il gesto della mano e lo sguardo con il quale lui ci indicava l’orizzonte luminoso davanti a noi, come a faci capire, il percorso da seguire, senza bisogno di parole, ci hanno fatto intravedere un Essere che stava cercando di portare fra noi l’Amore che anche il suo stesso nome conteneva.
Quando Bianca, incontrandolo nella Hall della Guest House di Regis durante il suo primo viaggio a Pondichéry, si rivolse a Satprem con queste parole: «Se sono qui lo debbo a L’Avventura della Coscienza». Lui rispose: «…e perché Mère lo ha voluto».
Questo è il Satprem che ho conosciuto e che per sempre rimarrà nel mio cuore.
Giuliano Esperati
31 ottobre 2007