«Si può diventare soltanto
quello che si ha nel proprio cuore»
Satprem
Caro Luc, è comunque un moto di pietà, di attenta e amorevole inclusione, a prevalere, leggendo La fin de l’Illusion, nonostante il primo impatto di attonita interrogazione che farebbe dire: “Ma cosa stai bofonchiando come fra te e te, caro Luc? Quali appoggi o consensi stai ancora mendicando in questa tua interminabile e doviziosa rivisitazione d’altri tempi — ormai decomposti — nell’inconsapevole tentativo di rimestare nella tua coscienza per riscattarne un’integrità spirituale che non ti appartiene, che non hai saputo conquistarti, perché ancora tutta rivolta verso l’esterno anziché verso la propria incompletezza? Non ti accorgi neppure di quanto sia patetica questa tua pubblica denuncia di inettitudine interiore, pronta a demolire qualcun altro nell’impossibilità di riconoscersi”!
«Sii vasto in me, o Varuna;
sii potente in me, o Indra;
o Sole, sii brillante e luminoso;
o Luna, sii fascinosa e dolce.
Sii feroce e terribile, o Rudra;
siate impetuosi e rapidi, o Marut;
sii forte e ardito o Aryamà;
sii voluttuoso e seducente, o Bhaga;
sii tenero e appassionato amante, o Mitra.
Sii scintillante e rivelatrice, o Aurora;
o Notte, sii solenne e feconda.
O Vita, sii piena, pronta, gaia;
o Morte, conduci i miei passi di dimora in dimora.
Armonizzali tutti, o Brahmanaspati.
Fa ch’io non mi lasci soggiogare da questi dèi, o Kali.»
(Sri Aurobindo, Pensieri e Aforismi).
Nessun potere al mondo — incluso ovviamente Satprem — può limitarci, nessun dio; è necessario essere capaci di andare oltre qualunque dio, di esserne più vasti, in un sacrificio sempre più profondo di sé che si coroni nella suprema Fusione fisica.
Ma ci sono innumerevoli passaggi, e quando lo spirito non è ancora forte, si è solo in grado di emulare, non è concesso avanzare con la propria luce, ma se solo si riesce a crescere un po’ di più, nessuna potenza di questo e dell’altro mondo può frenarci e soggiogarci, è Dio stesso allora a indicare la Sua strada.
Questo “cammino senza cammino” è solo per Amore così spietatamente selettivo, non tollera gli spiriti insicuri, li respinge inesorabile additando loro altre strade, solo per risparmiargli una prova insostenibile.
«Non è di certo una strada per i deboli. […]
Non dirò mai alla gente: ‘Sapete, è una passeggiata’.
[…] Non somiglia proprio a una passeggiata.
È […] una tempratura. Si è temprati. […]
Per percorrere questa strada bisogna essere incrollabilmente intrepidi, senza mai
voltarsi indietro con quel moto volgare,
meschino, debole e vile che è la paura.
Un coraggio indomito, una sincerità perfetta,
un dono di sé totale, che smette di calcolare
e mercanteggiare, che non si dà per ricevere,
che non si offre per essere protetto,
che ha fede senza bisogno di prove.
Questo è l’indispensabile per avanzare su questa strada, l’unica cosa che può proteggere da ogni pericolo». (l’Agenda di Mère, vol. II, marzo 1961).
Non è Satprem qui la parte in causa, ma la tua inadeguatezza a seguire un simile cammino, il tuo scritto è il disperato grido soffocato della tua coscienza che vuole denunciare apertamente a se stessa — rendendolo addirittura pubblico — l’incapacità di reggersi da sola; è un atto sottaciuto di ammissione, uno svelamento progressivo che adesso esige di essere riconosciuto. Non era quello di Satprem che ti si chiedeva di seguire, ma il tuo ardore, il tuo fuoco, e non sono certo contro di lui tutto il risentimento e l’amarezza che vai esprimendo, ma contro la tua debole fiammella che non è riuscita a incendiarti, a permetterti di sacrificarti sull’altare dell’Amore. È necessaria l’intelligenza e l’umiltà di saper valutare le proprie forze prima di farsi paladini di una Causa simile.
È ben altro quello che avremmo voluto sentirti dire, dopo così tanti anni al seguito di simili frequentazioni, per poter attingere anche noi nuovo slancio e nuovo coraggio.
Se tu avessi provato anche per un solo istante la potenza di quella Forza lì, che solo per Amore, ripetiamo, si concede solo se si è pronti, non avresti più parole, perché la resa che è richiesta è così tanta che toglie vita e fiato, e Satprem non avrebbe mai potuto offrire il suo corpo in sacrificio, se dentro il suo cuore ci fosse stata anche una sola nota stonata — l’integrità assoluta è un requisito fondamentale qui: è di continuo ribadito nei suoi Carnets d’une Apocalypse.
Questa sarà la fine della tua illusione, quindi, di poter entrare a far parte del grande Progetto, ma sappi che le tue parole non sfiorano neppure il nostro cuore, e che la nostra gratitudine verso Satprem e la nostra devozione verso Mère e Sri Aurobindo è a misura della nostra capacità d’Amore. I nostri minuziosi sforzi per risultare degni di essere inclusi nella Loro Opera, continueranno a essere inarrestabili.
«Oh, Signore, Signore, io mi getto tutto intero
nel Tuo braciere divino — anima e corpo.
Sono pronto a Tutto — tutto.
[…] è tutto quello che posso fare per il mondo
e lo farò fino all’ultimo respiro.
(Satprem, Carnets d’un Apocalypse)
Je t’embrasse avec toute ton amertume
Rosanna Farinazzo (Prem Niraja)
20 luglio 2007