La cosa triste di questa faccenda è che tutto questo, non è altro che la vecchia farsa appiccicosa che continua a concedere il bis. Abbiamo ancora a che fare con forze antiche.
Storie che si ripetono, l’orologio della storia ripercorre ore infauste.
Cosa c’è di più pericoloso di individui che associano le loro notturne ignoranze intorno a una verità? Circondare un falò nella notte da la sensazione di farsi penetrare dalla forza, ma per contro non fa che ingigantire la propria ombra, terreno per la sadhana delle forze che corrompono l’opera.
Satprem ha avuto l’energia per rompere questo morboso girotondo, non ha voluto lasciare comunità, chiese, istituzioni. Non ha permesso che dei parassiti fissassero il suo nome sulla propria fronte occlusa. E non potendo sfruttare a proprio favore questo nome ci hanno sputato sopra.
Colui che è stato Bernard, poi Satprem, adesso si è lanciato verso un’ulteriore nuovo che nessun tomo o stanza incensata potrà contenere. Chi voleva che il nome Satprem fosse risuonato per sempre da tremendi diapason di granito ai quali fare la guardia può ribollire nudo nella propria gora di veleno iscariota.
L’ignoranza animale è la più evidente, non vale la pena commentarla. È su questo genere di ignoranza invece che vanno puntate le torce del proprio fuoco interiore. Questo è quello che va evitato: di creare in noi un luogo dove le forze avverse possono portare a termine la loro tapasya sotterranea.
Basta con le chiese e gli ashram; che finiscano i sacerdoti e i portavoce. Esiste un solo vero ashram, quello che ognuno di noi deve edificare nel proprio essere affinché Mère passeggi sulla Terra, accolta finalmente senza riserve.
Questa è la guerra che traspare dagli scritti di Satprem, la grande battaglia dell’umanità: lo yoga per diventare un figlio del giorno eterno in conflitto con la tapasya oscura che i signori delle maschere praticano all’ombra del nostro progresso… una battaglia tra la sadhana della crisalide del dio vivente in noi e quella dei marionettisti impietosi per gettarci ancora e per sempre nelle macine del destino.
Ecco la disciplina della notte: fare d’ogni aspirazione un mercato, d’ogni illuminazione una trattativa, di ogni impegno uno scettico compromesso. Questo è il suo catechismo senza tempo.
Se si coglie anche lontanamente il senso di questa battaglia nelle righe che Satprem ha scritto, tutto diventa chiaro. Quando il fuoco dello yoga crepa le nostre barriere e le nostre negazioni ci sono due reazioni: sentire di avere qualcosa da perdere per il crollo e ribellarsi svuotando la ghiandola di veleno che abbiamo lasciato che le forze avverse coltivassero in noi… oppure capire che non esistiamo… e finire per invocare l’unica forza capace di frantumare le mura che ci separano dalla meraviglia.
Giacomo Colomba
12 luglio 2007