IL DITO NELLA PIAGA

Questo episodio mi fa molto riflettere e mi tocca dal vivo. Innanzi tutto, mi accorgo giorno per giorno di che Forza e Amore abbiano avuto Sri Aurobindo e Mère, e anche Satprem e Sujata...
Ogni giorno che passa mi sento sempre più invischiato in questo uomo con la “u” talmente minuscola da diventare omo... sapiens (ma che “sa” davvero poco). Anni fa (e sono pochi pochi) quando ho iniziato a leggere i Loro scritti, mi sembrava tutto più “facile” (non che veramente non lo sia, magari basterebbe guardare nella VERA direzione); ma... è difficile da spiegare... sento delle cose in me vacillare, ombre diventare più grandi, piccole luci affievolirsi... e questo mi fa capire che non ho mai colto niente di Loro, della Loro forza, di quello che davvero hanno fatto nonostante tutta questa negazione.
Quando ero più piccolo e leggevo i libri di storia, spesso mi chiedevo come facevano certi personaggi a non essere capiti o seguiti, abbandonando (se c’è qualcosa da abbandonare) tutto il niente che abbiamo; forse ora la cosa si va un po’ chiarendo...
E questo episodio mi fa anche capire (ma la parola non rende), proprio rivedendo nel marcio degli “altri” anche il mio, che sarebbe il momento buono di essere umili e semplici, di non arrabbiarsi per il dito che entra nella piaga, ma di chiedere umilmente, il modo migliore per “chiuderla”.
Perché attaccarsi all’ombra? È questo da un po’ di giorni il mio interrogativo.

Leonardo Cellai
12 luglio 2007