IL BUDDHA FERITO

Leggendo le ultime considerazioni di Luc Venet, mi è tornato alla mente un koan zen: «Se incontri un Buddha, uccidilo».
Luc Venet ha avuto la fortuna di incontrare Satprem, una personalità di grande e forte valore spirituale, un eccezionale compagno di viaggio.
Ogni uomo deve fare i conti con il suo “doppio malvagio”, la sua ombra, e quella di Venet è l’ambizione (avere un posto fra gli eletti e forse, perché no, perché non lui, diventare il successore di Satprem).
Non riuscendo a demolirlo da vivo, il suo Buddha-Satprem, Venet ha provato a ucciderlo da morto, con il suo delirante scritto intitolato La fin de l’Illusion.
Ma questo scritto appare, più che la fine dell’Illusione, l’inizio o meglio il perpetrarsi della grande Ignoranza; e tale bailamme di infanganti accuse innestate nei confronti del suo Buddha-Satprem, non fanno che dimostrare quanto illuminata sia stata la scelta di Satprem di prendere le distanze da simili collaboratori.
Purtroppo, Luc Venet, con la sua opera diffamatoria, il suo Buddha è riuscito solo a ferirlo, e per giunta di striscio.
E un Buddha ferito è più invulnerabile e pericoloso di un Buddha vivo o morto, perché riesce a mostrarti tutta la tua mediocrità; mostrarti di non essere stato all’altezza di fare un progresso, per debolezza, orgoglio, ambizione, codardia e viltà.
Le vanaglorie non realizzate, regalano agli ambiziosi un posto fra i mediocri; ma è sempre meglio essere mediocri, che guadagnarsi la fama di viltà e codardia.

Simonetta Invernizzi
10 luglio 2007