di Simonetta Invernizzi
Un giorno del 1967, a un certo Uppaluri Gopala (U.G., come ora si fa chiamare dagli amici), nato quarantanove anni prima in un villaggio nel Sud dell’India, ‘accade’ qualcosa di sconcertante. In realtà, già dal 1961 iniziò a sentire un tremendo sconvolgimento in se stesso, senza riuscire a far nulla per controllarlo e che culminò nella ‘calamità’ — come lui stesso definisce l’entrata nello ‘stato naturale’.
U.G. si trovava senza soldi e senza più illusioni, filosofiche o religiose; alcuni anni prima aveva rinunciato a una prestigiosa carriera di conferenziere che lo aveva portato in giro per il mondo, e si era messo a girovagare per le strade di Londra, dopo aver vissuto il personale crollo dei cosiddetti ‘valori umani’. Da ragazzo, rimasto orfano, il nonno lo aveva messo in contatto con la Società Teosofica, esperienza che ha creato in lui un totale disgusto per ogni tipo di chiesa e di istituzione. Aveva anche tentato di rivolgersi alla psicologia e alla filosofia occidentali, mediante studi universitari, ma rimase anche in questo caso profondamente deluso. Insomma, tutto quello che fino ad allora aveva sperimentato gli appariva totalmente senza senso. Ed è proprio in quel momento che, inspiegabilmente, ‘qualcosa’ inizia a prodursi nella sua struttura fisiologica: il suo organismo incomincia a subire sconcertanti modificazioni, spostandosi progressivamente verso un equilibrio ‘nuovo’. Il rigido schema psicofisico, prodotto di secoli e secoli di sedimentazioni, veniva spazzato via e sostituito da un nuovo modo di funzionare.
Ma lasciamo la parola allo stesso U.G. per descrivere il processo:
«Me ne stavo disteso sul divano quando improvvisamente ci fu un’esplosione di una tremenda energia — una tremenda energia che faceva tremare tutto il corpo, e con il corpo, il divano, lo chalet e l’intero universo — fremere, vibrare. Non si può creare quel movimento. Fu improvviso. Se provenisse da fuori o da dentro, da sotto o da sopra, non saprei dirlo — non potei localizzare l’epicentro; era dappertutto. Durò per ore e ore. Non riuscivo a sopportarlo, non c’era niente che potessi fare per fermarlo; c’era una totale impotenza… Durò per giorni e giorni».
Tutto questo, quindi, avveniva in modo del tutto indipendente dalla sua volontà e dalle sue stesse aspettative. «Non sapevo che cosa mi stesse succedendo. Non avevo il minimo punto di riferimento per poterlo descrivere. In qualche modo posso dire che sono morto e poi sono tornato a vivere, libero del mio passato. Non è stata assolutamente una cosa voluta da parte mia ed è accaduta malgrado tutta la mia ‘cultura religiosa’. Proprio questo è il miracolo. Nonostante tutti i miei sforzi, le mie lotte e le mie intenzioni, mi è accaduta questa cosa, che è il miracolo dei miracoli».
Da allora, U.G. ha costantemente sostenuto che la vera trasformazione è FISICA e non ha nulla a che fare con le nostre immaginazioni di ordine filosofico o religioso.
«Dopo la disgrazia capitatami nel 1967, mi resi conto che il mio corpo non poteva sopportare le tremende esplosioni di energia che avvenivano nel suo interno… Si tratta di un processo molto doloroso. Molto doloroso. Si tratta di un dolore fisico, dovuto al fatto che il corpo ha dei limiti — possiede una sua forma, così quando avviene un’esplosione di energia, è come un fiume in piena… Un’immensa fiumana — anzi, non una, ma migliaia di fiumane — che andavano e venivano per mesi. Un’esperienza veramente dolorosa… È come un asciugamano bagnato che viene strizzato — è così per tutto il corpo — una cosa molto dolorosa. Va avanti ancora adesso. Non la si può comandare; non la si può invitare a venire; non si può fare nulla… Sono occorsi tre anni a questo corpo per entrare in un nuovo ritmo».
Oggi, U.G. vive in modo piuttosto semplice. Se qualcuno va a trovarlo, come è capitato a noi, generalmente si presta a conversare con estrema disponibilità e simpatia (anche se con qualcuno si comporta in modo piuttosto diverso, stando a quanto ci hanno raccontato, mandandoli via — o anche al diavolo!). Conversa su qualunque argomento, ma senza atteggiarsi né fare prediche. «Io non sono qui per liberare nessuno. Non ho nessun messaggio da dare all’umanità. A me interessa soltanto descrivere questo stato, togliendo tutte le mistificazioni con le quali le persone del sacrosanto affare hanno avvolto l’intera faccenda». Talvolta qualcuno è fortemente scandalizzato dalle parole di U.G., al che lui le invita ad andarsene, dicendo loro di non perdere altro tempo. «La mia difficoltà con la gente che mi viene a trovare è questa: nessuno sembra in grado di comprendere il modo in cui funziono, e io non sembro in grado di comprendere il modo in cui loro funzionano… Come può esserci un dialogo tra di noi? Io parlo come un pazzo farneticante. Tutti i miei discorsi appaiono completamente insensati, proprio come quelli di un pazzo… per questo dico che voi potete solo spazientirvi o darvela a gambe».
La cosa che più di tutte colpisce, è il suo aspetto fisico: mostra una freschezza e una agilità sorprendenti, assolutamente anomale per l’ormai veneranda età — come si può vedere dalla foto che gli abbiamo scattato nel 2003. A proposito, una curiosità: quando gli abbiamo chiesto se potevamo fargli delle foto, ci ha guardato con un leggero stupore e poi ci ha risposto: «Fa’ quel che ti pare. Quando vuoi fotografare un albero gli chiedi forse il permesso?». Ad ogni modo, qualche scienziato suo amico (molti scienziati, anche tra quelli più noti a livello mondiale, sono suoi amici) gli ha riferito l’ipotesi di alcuni ricercatori, i quali sostengono che il nostro organismo fisico è fatto per vivere mediamente non meno di 130 anni, e secondo lui questo è assolutamente ragionevole.
Sta di fatto che U.G. continua a sostenere di essere libero dalla morte e dalla vita come noi le concepiamo. «Quando viene la morte, il corpo crolla, smette di funzionare ed è la fine. Ma qui [nel corpo di U.G.], in qualche modo, il corpo si rinnova. Questo rinnovarsi accade inevitabilmente tutti i giorni. Ci sono voluti degli anni prima che l’intero processo di stabilizzasse. Per me la vita e la morte sono una cosa sola, non sono due cose separate… Questo organismo non ha nessun modo per apprendere che è nato in un particolare momento nel tempo e che morirà in un altro punto del tempo, e che in questo momento è vivo e in quell’altro è morto. La conoscenza che abbiamo di questo organismo vivente — la nascita, la morte, e tutte queste cose — è assente qui [U.G. indica il proprio corpo]».
Difficile dire che cosa U.G. viva o sperimenti giorno per giorno. Lui stesso ha difficoltà non solo a parlarne, ma a capire egli stesso cosa gli stia capitando. La cosa certa, è che «lo stato di coscienza separativo non funziona più; c’è sempre lo stato di coscienza unitario, e niente può scalfirlo… Tutto questo processo di morte e di rinnovamento, sebbene mi capiti varie volte al giorno senza che faccia nulla per volerlo, rimane per me qualcosa che mi incuriosisce e mi rende perplesso. Comincia dal nulla, senza alcun motivo, e il pensiero del sé, dell’io, viene completamente cancellato. Eppure rimane qualcosa che sperimenta questa morte, altrimenti non sarei in gradi di descriverla. In questo stato, in cui avviene la morte, il respiro ordinario si ferma e il corpo è in grado di trovare altre ‘vie fisiologiche’ per respirare. Ho discusso di questo fenomeno con vari medici, ma solo il dottor Laboyer, che è un esperto nel far nascere i bambini, mi ha dato una possibile spiegazione. Egli mi ha detto che i bambini appena nati hanno un modo di respirare che assomiglia a quello che io sperimento. Morire è un processo che il corpo subisce quotidianamente, infatti il corpo può continuare a vivere solo se è in grado di rinnovarsi. …Ogni tanto, quando sono solo, quando non c’è nessuno con cui devo parlare, mi metto a sedere e lascio accadere tutte queste stranezze».
VIDEO INTERVISTA A U.G.
P.S.: Al principio del 2007, in Italia (per la precisione a Vallecrosia, in provincia di Imperia, fra Ventimiglia e Bordighera), all’età di 89 anni, dopo una brutta caduta che lo costrinse a letto, U.G. rifiutò ogni tipo di intervento medico e, per non costituire un peso per gli amici che in quel momento lo ospitavano, decise di cessare di mangiare e di bere. «It’s time to go», disse semplicemente — “è ora di andarsene”. Così ha lasciato il corpo il 22 marzo dello stesso anno, alle ore 14:30, pur non soffrendo di alcuna malattia particolare. E, non avendo impartito alcuna disposizione specifica riguardante il suo corpo («per quanto mi riguarda, potete buttarlo in una discarica», disse quando gli venne chiesto cosa preferiva), è stata decisa la cremazione.