di Giacomo Colomba
Al di là di leggende, racconti e resoconti più o meno attendibili che ci arrivano da fonti che basano la loro esperienza sull’occulto, le potenzialità del corpo umano sembrano non avere limiti.
Da tutte le latitudini arrivano testimonianze del potere esercitato dalle forze dei piani sottili sul corpo materiale dell’uomo, arrivando a conferirgli straordinarie qualità quali perfezionamento delle capacità fisiche (resistenza, elasticità, bellezza, vitalità); sostituzione della forza muscolare a favore di quella sottile con conseguente superamento di senescenza, fatica e pesantezza (fino alla levitazione); sensibilizzazione della materia fisica, eccetera.
Nello hatha-yoga ad esempio, si usano particolari posture, dette asana, ai fini di: stabilire un basilare equilibrio tra gli elementi che costituiscono la Prakriti (essendo i vari veicoli o rupa interconnessi e interdipendenti, agendo sul corpo fisico è possibile ottenere risultati anche sui veicoli più sottili – e viceversa); ritrarre la mente dai sensi e da ogni forma di vritti (normali funzionamenti mentali); richiamare specifiche forze e personalità in quanto veri e propri mudra (nel caso di asana simboliche come padmasana, merudandhasana e poche altre). Con l’uso del pranayama si è intenti invece a controllare e dirigere secondo la propria volontà una forza sottile quale è il prana. In ogni caso le due pratiche, e in generale l’azione sul corpo fisico sono strumentali, in quanto lo scopo ultimo dello hata-yoga è l’unione della coscienza col Divino tramite lo sprigionarsi della kundalini generato dalla pratica di asana, pranayama, mantra, ed altre tecniche eccezionali come la stimolazione di ghiandole ed organi.
Della cultura shaolin ci rimangono leggende (molte delle quali in forma orale) dalle quali si apprende l’arte dei monaci che, praticando concentrazioni e meditazioni in specifiche posture e sottoponendo il corpo a pratiche speciali, erano in grado di richiamare nel proprio corpo e utilizzare forze e personalità come il ‘vento cosmico’, il ‘fuoco cosmico’, il ‘fulmine cosmico’ ed altre ancora capaci di conferire al corpo capacità sovrumane quali la levitazione, la resistenza alla fiamma, estrema potenza e resistenza ai colpi di spada.
Altri racconti più o meno inerenti che ci giungono da altre culture, ci descrivono individui (gli sciamani, ad esempio) in stretto rapporto con esseri ed energie sottili capaci di conferire longevità, elasticità, resistenza ed immunità varie; oppure come nei raccapriccianti resoconti sui nosferat dei Balcani, oscuri individui dotati di innaturali forza e longevità e di una permanente giovinezza, poiché in grado di rivestire il proprio corpo sottile di una particolare sostanza fisica di origine vitale (i cosiddetti ‘apporti’), o di possedere i corpi di belve come cani e lupi, con lo scopo di impossessarsi dell’altrui sangue (manifestazione fisica dell’Energia di vita) e nutrire così il proprio corpo.
Tuttavia, sia nello hatha-yoga, sia nella tradizione shaolin, il corpo diviene strumento di forze e personalità sottili, da esse permeato e trasfigurato. Ogni perfezione a cui arriva, che sia lo scopo o una tappa, avviene per un’azione fondamentalmente occulta. Il procedimento nei due casi parte da una purificazione (shuddi) per arrivare (o passare) ad una perfezione (siddhi).
Ciononostante, un corpo materiale può arrivare a raggiungere qualità incredibili e caratteristiche sovrumane anche senza l’influsso di poteri occulti su di esso.
Una monaca shaolin appunto, di nome Ng Mui, (considerata da alcuni la versione al femminile di Leonardo Da Vinci) dedicò, nel corso del diciassettesimo secolo, l’intera vita alla ricerca e allo sviluppo delle capacità di un corpo materiale.
Fu una dei massimi esponenti del kung-fu ‘pugno di fiore di prugno’ che, secondo la tradizione, derivava dal kalari-payattu dell’India (il monastero dove ha vissuto, sul monte Sung, fu fondato da un monaco indiano di nome Daruma), ma sembra affondare le sue più antiche radici in un’ancestrale cultura fisica praticata nell’antico Egitto (qualcuno ha individuato anche nell’antica mesoamerica la pratica di una sorta di cultura del corpo… di sicuro c’è il rapporto almeno commerciale che vi era con gli antichi egizi, osservando i risultati di non recenti analisi effettuate su alcune mummie egizie nelle quali si evidenzia presenza di cocaina e tabacco, piante presenti a quel tempo solo nelle Americhe).
Osservando il comportamento degli animali e degli elementi della natura (soprattutto l’acqua), Ng Mui compì degli studi sulle posture del corpo, sull’utilizzo dello scheletro e sulle capacità dei muscoli. Concepì la possibilità che ha il corpo di produrre dei gesti perfetti e una forza pura, come comprese ciò che l’ostacolava. Notò che la materia di cui è composto il corpo ha una mente altamente istintiva, alla quale è necessario imporre il silenzio; che i muscoli hanno la capacità di produrre una forza estremamente più grande di quella prodotta con la contrazione, chiamata ‘pressione’, esercitabile a muscolo totalmente rilassato. Tramite l’esercizio della ‘pressione’ i muscoli tendono a trasformarsi in ‘fasci di fibre’, masse meno soggette a decadimento e capaci di produrre una ‘pressione’ di alta qualità. Studiò lo scheletro e comprese il modo di utilizzarlo a pieno, annullando così la fatica e mettendolo a disposizione dei ‘fasci di fibre’ che hanno la capacità di allungarlo.
Inoltre, tramite un esercizio chiamato qi sao, la mente del corpo è in grado di reimparare nuovamente su altre basi non più istintive e subconsce (come se il corpo contenesse una sorta di ‘terrore’ che condiziona le sue registrazioni e lo costringe a contrarsi e fare quello che generalmente è la cosa sbagliata — terrore probabilmente dovuto al suo background animale). Con il qi sao il corpo non dipende più dalla mente e dalla vista, impara a capire lui stesso, momento per momento qual è il gesto necessario.
Grazie a queste scoperte, Ng Mui non solo conferì al proprio corpo un nuovo ‘istinto’, ma lo rese aperto ad imparare senza soluzione di continuità. Il corpo è avido e non ha limiti di apprendimento (tanto da arrivare a sentire se il terreno è o no bagnato… attraverso le scarpe!) una volta uscito dalla sua gabbia subconscia. Niente impedisce al corpo di fare oltre sei metri con un passo, di sopportare diversi quintali di peso camminando (una donna!), di subire l’urto di qualsiasi attacco scaricandolo dalla pianta del piede…
Il corpo deve essere liberato dalla morsa della ottusa mente materiale, diventando così capace di librarsi in un'illimitata crescita. La mente subconscia che il corpo attanaglia lo rende come la roccia, tuttavia è possibile renderlo come l’acqua che la roccia leviga e distrugge. Si tratta innanzi tutto di disimparare per poi reimparare senza l’ausilio della mente.
L’arte scoperta da Ng Mui, legge latente in ognuno e comune a tutto il creato, venne poi appresa da una fanciulla cinese di nome Yim Wing Tsung (letteralmente ‘radiosa primavera’, da qui il nome dell’arte come è arrivato a noi), seguita da una serie ininterrotta di maestri maschi che mutarono questa stupenda arte “capace di rendere la donna superiore all’uomo e il nano superiore al gigante” e con la quale si è in grado di assistere coscientemente alle possibilità del proprio corpo, in un’arte marziale e un affare di clan. Alcuni tra questi maestri maschi si distinguono per aver apportato migliorie alle scoperte di Ng Mui, e per aver riavvicinato il wing tsung al suo spirito originale: Leung Jan, Yip Man, e l’attuale maestro anziano Leung Ting.