È ora


testo di Satprem
tradotto e adattato da Tommaso Iorco
e musicato da Americo Piaggesi


O fratello
che cosa aspetti?
È ora
e la vita scorre invano.

Insieme procedono
amanti o nemici
fratelli e passanti
ma chi passa, chi resta?
Cambia solo il vestito
il colore di un cielo sopra una piccola spiaggia bianca
passa solo la pena
e quelli che vanno e che vengono
e che non si ricordano più.

O viaggiatore
mai niente di nuovo accade
su questo piccolo pianeta
— solo tu,
tu solo sei l’unico accadimento.

O fratello
che cosa aspetti?
È ora
e la vita scorre invano.

Tu sei il fantasma
di più di un’ombra
e di qualche vittoria
ti tuffi nell’impresa
smemorato volontario
fino al giorno in cui potrai abbracciare
nella grande Memoria tranquilla
la trappola delle antiche vittorie
e la vertigine di vecchie vergogne.

O fratello
che cosa aspetti?
È ora
e la vita scorre invano.

Tu conosci soltanto
il mio volto di pietra
la mia legge inflessibile
perché di me conosci
solo quello che tu sei
sei tu la pietra che non cede
sei tu la legge di ferro
e notte e destino sono figli tuoi
ma io, io aspetto sempre,
aspetto dietro le tue maschere da dio
e dietro le tue maschere da diavolo
in ogni secondo
in ogni sconfitta
nella notte e nel sole
ovunque
uguale
senza alto, né basso
senza virtù, senza errore.

O fratello
che cosa aspetti?
È ora
e la vita scorre invano.

O figlio, tu dimentichi,
dimentichi la dolcezza
che ti ha fatto sognare di vivere
e la Rosa che sboccerà
dimentichi l’isola d’oro
che fece nascere questo viaggio
e la stagione delle evidenze
e il sorriso d’incontrarsi ancora.

O fratello
che cosa aspetti?
È ora
e la vita scorre invano.


[testo estratto dal libro
Par le corps de la terre ou le Sannyasin
pubblicato nel 1984 dalle Éditions Robert Laffont

e scritto da Satprem nel 1968;
il testo di questa canzone è un adattamento di
vari passaggi poetici contenuti nel romanzo
(vedi pagine 46/80/88/139-140/227/266/291)]