Savitri, il capolavoro poetico di Sri Aurobindo, è una delle più estese epopee dell’umanità.
Opera di immenso respiro non solo nella sostanza, quindi, ma anche nella forma, con i suoi 23.837 versi. Che avrebbero dovuto essere molti di più, se l’Autore fosse riuscito a portarla a definitivo compimento.
In linea di massima, nella forma attuale dell’epopea, vi sono tutti i canti (49) che Egli aveva previsto nella versione finale, raccolti nei suoi 12 libri divisi in 3 parti. Tuttavia, Sri Aurobindo ebbe modo di rivedere compiutamente soltanto la prima delle tre parti, ciascuna delle quali avrebbe dovuto presumibilmente contenere circa 12mila versi, per arrivare a un totale approssimativo di 36mila versi. Mentre, nella presente versione, la prima parte è composta da 11.683 versi, la seconda da 7.074 versi e la terza da 5.080 versi.
Anche così, comunque, ci troviamo in presenza di una delle epopee più voluminose della poesia mondiale.
In lingua inglese è la più lunga in assoluto (solo The Ring and the Book di Robert Browning si avvicina a tale lunghezza, con i suoi 21.116 versi, che tuttavia non rientra propriamente nel genere epico, mentre tutti i poemi epici veri e propri, compreso il più famoso di tutti, Paradise Lost di Milton, sono assai meno estesi e si aggirano intorno ai 10mila versi).
Nel resto d’Europa, le uniche due epopee che superano la lunghezza di Savitri sono, nell’ordine, L’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto che, con i suoi 38.736 versi, si garantisce il primato occidentale, e l’Odissea del greco Nicos Kazantzaki, di 33.333 versi (si tratta ovviamente di un poema in greco moderno, pubblicato nel 1938, sebbene il titolo riecheggi l’assai più celebre epopea omerica (che di versi ne contiene 12.110).
In Oriente sono invece tre le epopee che superano la mole di Savitri. Elencandole sempre in ordine decrescente, partiamo dall’India con il Mahabharata di Vyasa che è pure la più lunga epopea dell’umanità, costituita da circa 100.000 versi (difficile computarne con esattezza l’estensione, a causa delle molteplici edizioni; certo è che la versione originale di Vyasa pare contenesse circa 24mila versi, ai quali nel corso dei secoli sono state incorporate diverse sezioni fino a raggiungere le dimensioni mastodontiche oggi riconosciute). Viene poi lo Shah-Nameh del persiano Firdusi che, con i suoi quasi 60.000 versi, non scherza affatto quanto a profusione! Infine, con il Ramayana di Valmiki, di 24.000 versi, torniamo in India.
Ma Savitri, come ogni epopea, possiede una sua unicità che la distingue da ogni altra creazione artistica: inaugura una nuova stagione di poesia mistica, contraddistinta dall’utilizzo del mantra. In una superlativa e indicibile musicalità, la filosofia, la profezia, la veggenza si fondono in un corpo unico del più alto livello di rivelazione mai raggiunto dalla poesia.