Autori:
Pasi Malmi (ricercatore finlandese)
Risto Isomäki (scrittore finlandese)
Tommaso Iorco (poeta italiano)
Muhammad Afzal Brohi (docente pakistano - Mehran University)
Ranajit Pal (docente indiano - Bhandarkar Oriental Research Institute)
Si va facendo sempre più strada, a dispetto dei pregiudizi sciovinisti e dell’ostinazione retriva della maggioranza dei cattedratici occidentali, la dimostrazione dell’intuizione di Sri Aurobindo in merito al passato più ancestrale dell’uomo:
«Mi auguro di preparare la strada per un ricupero del significato delle antiche concezioni spirituali che ci vengono indicate dal simbolo e dal mito antichi e che ritengo siano state un tempo una cultura comune estesa su gran parte del globo di cui l’India costituiva forse il centro.» (Il segreto dei Veda).
“Atlante e Eracle” vuole essere il resoconto puntuale (il primo, a quanto pare) delle prove di tale assunto, raccolte con un chiaro approccio epistemologico e senza mai balzare in conclusioni avventate, prive di quei fondamenti che possano conferire alle scoperte una indubbia certezza, pur quando ci si trova di fronte all’indiscutibile validità di qualche singola tessera del grande mosaico: finché la visione d’insieme non sarà ricostruita con sufficiente completezza, nessuno potrà arrogarsi il diritto di pronunciarsi in maniera definitiva pretendendo di essere creduto sulla parola. È questo atteggiamento che dovrebbe sempre caratterizzare un qualunque genuino approccio scientifico, senza posizioni inamovibili assunte a priori, senza cercare di sbarrare la strada a quanti cercano di esplorare domini ancora nebulosi e piste non battute. Non esiste attitudine che possa definirsi genuinamente scientifica se si chiude a tripla mandata nel noto e nel già acquisito o, peggio ancora, erige dogmi indiscutibili. Come mai, allora, i rappresentanti delle istituzioni culturali e scientifiche occidentali si trincerano dietro formulazioni precarie e di parte, derivandone di certo potere, prestigio e privilegi, ma che li rende impermeabili a qualunque evidenza contraria, bigotti e reazionari? Domanda retorica, che contiene già in sé l’evidente risposta. Da Galileo a Schleimann, dalla rivoluzione copernicana alla recente pandemenza, si cerca di ostacolare gli spiriti liberi, i veri ricercatori e scopritori, nel tentativo di trasformare la scienza in una religione dogmatica, univoca e settaria – in breve, uno strumento dispotico di controllo.
Secondo Filostrato (I sec. a.C.), gli Indiani fondarono sessanta città in Africa nella remota antichità, e secondo Giuba I di Numidia (85 - 46 a.C.) una colonia indiana era stanziata nell'Africa occidentale; Cornelio Nepóte (ca. 100 - 27 a.C.) riferì di una tribù indiana che aveva navigato verso la Germania; Strabone (ca. 60 a.C. - 21 d.C.) attesta che una tribù indiana chiamata Indigetes viveva nella penisola iberica. Tutte queste testimonianze sono state considerate inaffidabili dai cattedratici europei. Gli autori di questo studio forniscono prove genetiche, archeologiche, storiche e linguistiche a sostegno della teoria secondo la quale la civiltà dell'Indo-Sarasvati fondò una colonia in Uganda tra il 4000 e il 2500 a.C. e si diffuse nell'Africa occidentale e in Europa tra il 3000 e il 650 a.C.
Offriamo qui di seguito alcuni estratti, tradotti in italiano.
Si ricorda che tutti i diritti sono riservati.
India e Egitto.
L'influenza della cultura Harappa sull'Egitto è evidente nei primi testi geroglifici scritti su papiro, come i “Testi delle piramidi” (3000-2260 a.C.), i quali erano scritti in righe verticali e richiedevano una lettura da destra a sinistra, come nei testi indiani scritti nell’alfasillabario devanāgarī. Successivamente, gli Egizî iniziarono a utilizzare le righe orizzontali.
Nell'area delle religioni e delle tradizioni religiose, i seguenti esempi mostrano i forti legami culturali fra l'India e l'Egitto:
1. Tanto gli Egizî quanto gli Indiani adoravano la mucca, il sole, il serpente e il fiume. In India, i fiumi Sarasvati e Ganga erano personificati e adorati come nutritori; analogamente, gli Egizî adoravano il dio fluviale Hapi del Nilo.
2. Il dio del sole egiziano Ra presenta numerose analogie con Ravi, il dio del sole indiano.
3. Il dio egizio Heru o Nar Heru ha origine dal dio indiano Hari, chiamato anche Nara Hari in India e Naar Ari nei testi ebraici.
4. Sia gli Indiani che gli Egizî consideravano i fiori di loto come dotati di una particolare sacralità. In India, tale fiore simboleggiava ricchezza e fertilità. In Egitto, i fiori di loto blu venivano offerti ai defunti e tenuti in mano come se possedessero il potere di rivitalizzare i morti e di riportarli in vita.
5. Il modo di evocare gli dèi nell’astante (vivo o morto) è quasi identico nelle due culture. Per esempio, in un poema contenuto nei “Testi delle Piramidi”, le membra del re defunto vengono identificate, una per una, con altrettanti esseri divini, conferendo in tal modo al defunto il diritto di ascendere al cielo dove dimorano gli dèi. Tale pratica ricorda il Tantra indiano, in cui diverse divinità sono evocate nei vari punti del corpo fisico, ciascuna divinità in corrispondenza con un preciso arto.
6. Quando i faraoni d'Egitto trapassavano, battersi il petto era un modo comune per mostrare il lutto. Questa stessa usanza appare anche nella Tribal Purilia nel Bengala occidentale.
India e Africa orientale.
Si ipotizza che gli abitanti di Harappa colonizzarono l’Uganda e lo Zanzibar nel 3220 a.C. e parte dell’Etiopia nel 2500 a.C.
Evidenze archeologiche e genetiche:
Evidenze storiche e tradizione orale:
India e Nigeria.
Si ipotizza che le popolazioni della penisola Indiana fondarono una colonia in Nigeria/Guinea equatoriale nel 50 a.C., e molto probabilmente già prima dell'850 a.C.
Evidenze archeologiche e genetiche:
Evidenze storiche:
Le prove complessive che suggeriscono la presenza di una colonia indiana nella regione Nigeria/Guinea prima del 50 a.C. sono sufficientemente forti. Sulla base delle migrazioni indiane in Namibia intorno all’850 a.C., è altamente probabile che anche la connessione India-Nigeria sia stata stabilita già in quel periodo. Sulla base di tutto ciò, le prove combinate per l'ipotesi sembrano, nel peggiore dei casi, alquanto solide e probanti.
India e Ciad.
Secondo questa ipotesi, la civiltà Indo-Sarasvati (grazie ai suoi successori ugandesi) colonizzò il Camerun e il Ciad sudoccidentale intorno al 3500-3000 a.C., utilizzando la via d'acqua dal lago Congo al lago Ciad come percorso di migrazione. La regione del Camerun-Ciad era un importante snodo commerciale, in quanto collegata all'Oceano Atlantico attraverso il fiume Niger, all'Uganda attraverso il lago Ciad e il lago Congo e all'Alto Egitto attraverso il lago Ciad. I Camerunensi cercarono di produrre rame sulla base delle conoscenze indiane della metallurgia, ma a causa della mancanza di minerale di rame inventarono accidentalmente il ferro intorno al 3000-2500 a.C. Agli Indiani e alle élite locali non piaceva questo nuovo metallo, considerato vile a causa della sua tendenza a corrodersi rapidamente nel clima umido dell'Africa tropicale.
Se assumiamo che la rotta 3 sia stata utilizzata per la migrazione di R1b durante il 7600-3600 a.C., allora la stessa rotta potrebbe essere stata utilizzata anche in seguito per la migrazione delle popolazioni Indo-Sarasvati verso il Ciad meridionale tra il 3500 e il 3000 a.C., quando i grandi laghi Ciad e Congo erano ancora collegati fra loro.
La popolazione pigmea Biaka della Repubblica Centrafricana ha una corrispondenza genetica con le seguenti popolazioni della penisola indiana: Pathan (0,6%), Sindhi (0,5%), Indiano (0,4%) e Burusho (0,3%).
Tradizione orale
Sebbene la tradizione orale non sia generalmente annoverata come prova certa, vale comunque la pena notare che una leggenda del popolo Fon del Benin racconta dell'eroe ancestrale Gu, che arrivò in Benin sotto forma di una spada di ferro, e poi si trasformò in fabbro. Questa leggenda corrisponde all'introduzione del ferro nell'Africa occidentale tra il 3000 e il 2500 a.C. Si collega anche all'India, poiché il nome Gu è più comune in India che in Benin.
Le prove forniscono un supporto moderato per l'ipotesi della metallurgia indiana in Ciad. La prova più evidente della prima connessione intercorsa fra India e Ciad è l'improvvisa diffusione delle banane asiatiche dall'Asia all'Uganda nel 3220 a.C., e poi dall'Uganda all'Africa centrale, accanto al Ciad. Questa migrazione potrebbe essere correlata con l'improvvisa comparsa della metallurgia avanzata nella regione del Ciad e della Repubblica Centrafricana.
India e Maghreb.
L'influenza indiana pare che raggiunse il Maghreb nel 220 a.C. e, molto probabilmente, già prima del 710 a.C. La rotta della migrazione e dell'influenza ha attraversato l'Africa, seguendo la costa.
Evidenze geografiche, genetiche e generali.
Evidenze storiche e tradizione orale.
Secondo questa ipotesi, l'influenza indiana raggiunse la penisola iberica nel 540 a.C., molto probabilmente già prima del 654 a.C. La rotta della migrazione e dell'influenza ha attraversato l'Africa, seguendo la costa.
Evidenze genetiche e generali.
Evidenze linguistiche e archeologiche.
Evidenze storiche e culturali.
La mole totale delle prove a supporto di una simile ipotesi è in attesa di verifica, a causa del cospicuo numero di riferimenti storici riguardanti la presenza indiana nella penisola iberica e nell'Europa occidentale.
India e Europa nordoccidentale.
Secondo questa ipotesi, l'influenza indiana raggiunse l'Inghilterra e la Germania attraverso una rotta marittima intorno all'Africa nel 110 a.C., forse già nel 540 a.C.
Questa ipotesi è supportata dalle seguenti prove:
L'evidenza complessiva che supporta l'ipotesi India - Europa nordoccidentale rimane provvisoria, in quanto l'evidenza genetica non offre una datazione e a causa del fatto che non esiste un solo riferimento storico riguardante le colonie indiane nell'Europa nordoccidentale.
India e Etruria.
Secondo questa ipotesi, l'influenza indiana raggiunse l'Etruria e la Sicilia entro il 654 a.C. Questa penetrazione giunse principalmente attraverso la rotta marittima intorno all'Africa.
Evidenze genetiche e generali.
Evidenze linguistiche e mitologiche.
Nonostante i numerosi parallelismi mitologici, la quantità complessiva di indizi indicanti l'influenza indiana in Etruria e Sicilia prima del 650 a.C. appare moderato: sebbene sia teoricamente possibile che le tribù indiane migrarono nella penisola iberica, come pure in Francia e in Etruria, verso il 650-220 a.C., è più probabile che tali migrazioni siano avvenute già prima, poiché vi furono migrazioni dal Kenya alla Sicilia intorno al 654 a.C.
India e Fenici.
Secondo questa ipotesi, i Fenici avrebbero ereditato gran parte della loro cultura dalla civiltà di Harappa.
Evidenze storiche, genetiche e mitologiche.
1. Witas et al. (2013) indica prove genetiche di migrazioni dall'India alla Siria occidentale intorno al 2650 a.C.
2. Secondo Strabone, i Fenici provenivano dal Bahrain [Strab., 16.3].
3. In base alle prove archeologiche, la cultura Dilmun del Bahrain faceva parte della cultura Harappa 2250-1650 a.C. Ciò è indicato dal fatto che la cultura Dilmun utilizzava il sistema di misurazione del peso della civiltà dell'Indo-Sarasvati. Inoltre, la cultura Dilmun utilizzava i sigilli di Harappa per la documentazione del commercio (Laursen 2018).
Conclusioni.
La forza di questa evidenza sembra assai convincente, in quanto consiste in prove genetiche, storiche e archeologiche.
India e Hyksos.
Secondo questa ipotesi, gli Hyksos, che conquistarono l'Egitto nel 1650 a.C., furono i successori mediorientali o dell'Africa orientale degli abitanti di Harappa, o sorsero da una simbiosi fra questi due.
Evidenze generali.
1. Secondo le prove che supportano l'ipotesi India - Fenici, i Fenici e i loro antenati Dilmun avevano ereditato il patrimonio genetico e culturale dalla valle dell’Indo.
2. Le prove a sostegno dell'ipotesi India - Africa orientale suggeriscono che il regno di Kush potrebbe essere stato fondato dalle popolazioni della civiltà Indo-Sarasvati.
3. I governanti Hyksos pubblicarono un manuale di matematica in Egitto (Morenz e Popko 2010). La cultura Indo-Sarasvati era una delle civiltà più avanzate al mondo nel campo della matematica al tempo della conquista degli Hyksos.
La forza probante di tali evidenze resta comunque da verificare ulteriormente.
India – Volga – Baltico.
Secondo questa ipotesi, l'influenza culturale della civiltà Harappa sarebbe giunta fino alle isole britanniche e ai paesi nordici attraverso la rotta fluviale che collega il Mar Caspio al Mar Baltico attraverso il Volga e la Carelia, e attraverso la rotta fluviale che collega il Mar Nero al Mar Baltico attraverso il fiume Dnepr. Durante gli anni 5000 - 2200 a.C. queste rotte furono utilizzate principalmente per il commercio a lunga distanza e per la migrazione dei popoli nordici verso la valle dell'Indo. Dopo che la siccità della valle dell'Indo iniziò (intorno al 2200 a.C.), la migrazione nella direzione opposta aumentò.
Evidenze genetiche.
Evidenze linguistiche e mitologiche.
Il peso totale delle prove a sostegno dell'ipotesi India - Volga - Baltico pare soggetta a cautela.
Il fatto che i riscontri mitologici siano menzionati come una categoria di prove (speculative) non dovrebbe essere impiegato per minare il potere delle prove genetiche e linguistiche.
Riflessioni.
Sulla base di quanto fin qui raccolto, si può affermare che esistono prove relativamente forti circa la connessione tra l'India e l'Europa occidentale in tempi preistorici o antichi. Ciò che resta incerto è la natura, i tempi e il percorso delle migrazioni. La migrazione dell'avorio indiano nella penisola iberica intorno al 3000 - 2000 a.C., per esempio, potrebbe essere avvenuta tramite una rete commerciale, senza migrazione indiana nella penisola iberica. La migrazione di parole dravidiche e nomi indiani nella penisola iberica, in Francia e in Etruria, tuttavia, suggerisce l'effettiva migrazione di persone. Questa interpretazione è supportata da diverse fonti storiche che riportano la presenza di Indiani o tribù hindu nell'Europa occidentale già durante i tempi antichi prima dell'anno 150 a.C.
Anche ipotizzando le migrazioni dall'India all'Europa occidentale, il percorso rimane ancora da accertare con precisione, in quanto vi sono tre percorsi alternativi dall'India alla Francia, tanto per fare un esempio. Le migrazioni potrebbero essere avvenute attraverso le rotte del fiume orientale, che sono state attivamente utilizzate per la migrazione di persone dalle isole britanniche e dai paesi nordici e baltici alla valle dell'Indo 3000 - 2000 a.C. Un'altra alternativa è la migrazione attraverso la Mesopotamia e il Mar Mediterraneo. Una terza alternativa è la migrazione intorno all'Africa con i velieri. Sebbene tutte queste rotte siano possibili, la prova più forte sembra indicare migrazioni attraverso l'Africa o intorno all'Africa, e la seconda alternativa è la migrazione attraverso la Mesopotamia. La migrazione dall'India alla penisola iberica, alla Francia mediterranea e all'Etruria attraverso le rotte fluviali orientali e il Mar Baltico sembra improbabile, sebbene la migrazione verso i paesi baltici e nordici sarebbe stata in qualche modo più credibile. Le migrazioni attraverso l'Africa sono supportate dalle prove che sostengono l'ipotesi India - Africa orientale, l'ipotesi India - Nigeria e l'ipotesi India - Maghreb. Tuttavia, è possibile che alcune migrazioni siano avvenute anche attraverso la Mesopotamia e il Mar Mediterraneo. Ciò è supportato dall'evidenza genetica secondo la quale vi fu migrazione dalla penisola indiana alla Siria nel 2650 - 1900 a.C. (Witas et al., 2013, Palanichamy et al., 2014). Inoltre, l'avorio asiatico fu spedito nella penisola iberica intorno al 3500 - 2500 a.C., e questo avorio fu trovato principalmente sulle coste orientali della penisola iberica, non sulle coste occidentali e meridionali (Schuhmacher 2017). Ciò suggerirebbe una rotta marittima dalla Siria alla penisola iberica. Le migrazioni intorno all'Africa e le migrazioni attraverso la Mesopotamia, tuttavia, non sono esclusive: è possibile che la connessione iniziale sia avvenuta tra il 3500 e il 2500 a.C. e la rotta intorno all'Africa fu scoperta più tardi, forse a causa delle condizioni geopolitiche che impedirono la migrazione e il commercio dalla valle dell'Indo alla penisola iberica attraverso la Mesopotamia.
Eracle, Gadeira e l’Atlantide platonica.
Lo storiografo Megastene (ca. 350-290 a.C) fu un ambasciatore del re seleucide Seleuco I Nicatore alla corte del re Chandragupta Maurya a Pataliputra, in India. Durante il suo soggiorno, documentò le cronache ancestrali reali, secondo le quali 154 sovrani governarono l'India prima del re Chandragupta, coprendo un arco di tempo di 6451 anni. Ciò daterebbe la fondazione dei primi regni della valle dell'Indo al VII millennio. Sebbene le opere originali di Megastene non siano state conservate, la sua descrizione della storia antica dell'India è stata citata e spiegata da Arriano [Indica, 8] e da Diodoro Siculo [Libr. Hist., 2,38]. Secondo queste fonti, il primo re dell'India fu Dioniso, e Spatembas fu il successivo. Spatembas fu seguito dal re Bouduas, il cui seguace era Kraduas. In seguito, Eracle nacque nella “terra montuosa dell'India” e fu chiamato “indigeno” dagli Indiani, il che conferma l'interpretazione che fosse di origine indiana.
La versione indiana di Eracle.
Il nativo indiano Eracle divenne il sovrano dell'India, e fu descritto come un uomo che brandiva una clava come sua arma e vestiva di pelle di leone. Eracle ebbe molti figli, ma solo una figlia, il cui nome era Pandaia. Ereditò da Eracle gran parte dell'India, insieme a cinquecento elefanti, 4000 cavalieri e 132.000 fanti. L'atto più eroico di Eracle fu quello di attraversare tutta la terra e il mare e distruggere tutte le tribù malvagie. È da notare che il punto di partenza di queste conquiste fu l'India, e l'India non era una delle terre conquistate. Diodoro Siculo fornisce una descrizione più dettagliata delle conquiste di Eracle in India. Secondo lui, Eracle condusse gli Indiani a vivere nelle città [Libr. Hist., 2.38.3] e fondò diversi centri urbani. Di questi insediamenti, il più grande era Palibothra, che aveva un palazzo estremamente pregiato. Palibothra era fortificata con notevoli fossati, che venivano riempiti con l'acqua del fiume.
La versione greca di Eracle.
Secondo la versione greca del tema di Eracle, egli era figlio di Zeus, cugino di Atlante. Eracle era caratterizzato dalla sua arma, la mazza, e dalla sua veste, che era una pelle di leone, proprio come nelle versioni indiane. Eracle è noto per le sue dodici fatiche eroiche. Una di tali fatiche consistette nel prendere delle mele d'oro dalla terra degli Atlantidei.
Secondo Diodoro Siculo, Eracle e Atlante si incontrarono, e Atlante insegnò l'astrologia a Eracle, che aveva salvato alcune delle figlie di Atlante dai pirati Etiopi [Libr. Hist., 4.27].
Oltre alle sue fatiche, Eracle viaggiò nel Mar Baltico e nel Mare del Nord insieme agli Argonauti e combatté contro Pigmei e Amazzoni nell'Africa tropicale. Questo lo fa assomigliare alla sua controparte indiana, che ha navigato in tutto il mondo e ha distrutto tutte le tribù malvagie.
Quando si confrontano la versione indiana e quella greca del tema di Eracle, la versione greca suona più inventata e inaffidabile. Ciò è causato dalla promozione intenzionale di Eracle alla posizione di un dio da parte di storici greci (ad esempio, Erodoto) e artisti greci intorno al 561 - 527 a.C.
La promozione di Eracle alla posizione di dio cambiò il genere della narrazione che lo riguarda, rendendolo preminente per intenti didattici, piuttosto che essere realistici e attendibili da un punto di vista storico.
Dopo i tempi di Omero, la comprensione greca del mondo divenne sempre più focalizzata sul Mediterraneo, e le vecchie storie furono reinterpretate con questa focalizzazione ristretta. Per questo motivo tutti i racconti che originariamente si riferivano a Oceano furono interpretati in chiave mediterranea. Per esempio, quando si narra che Eracle visitò Atlantide o combatté contro le Amazzoni, che si trovavano allo stesso meridiano di Cartagine, si dice che risalì il Nilo per raggiungere tali destinazioni.