Atlas&Herakles
Agile Publishing Oy
372 pagine (2022)
ISBN 978-952-69579-5-1


Autori:

Pasi Malmi (ricercatore finlandese)



Risto Isomäki (scrittore finlandese)



Tommaso Iorco (poeta italiano)



Muhammad Afzal Brohi (docente pakistano - Mehran University)



Ranajit Pal (docente indiano - Bhandarkar Oriental Research Institute)






Atlante e Eracle


Si va facendo sempre più strada, a dispetto dei pregiudizi sciovinisti e dell’ostinazione retriva della maggioranza dei cattedratici occidentali, la dimostrazione dell’intuizione di Sri Aurobindo in merito al passato più ancestrale dell’uomo:

«Mi auguro di preparare la strada per un ricupero del significato delle antiche concezioni spirituali che ci vengono indicate dal simbolo e dal mito antichi e che ritengo siano state un tempo una cultura comune estesa su gran parte del globo di cui l’India costituiva forse il centro.» (Il segreto dei Veda).

“Atlante e Eracle” vuole essere il resoconto puntuale (il primo, a quanto pare) delle prove di tale assunto, raccolte con un chiaro approccio epistemologico e senza mai balzare in conclusioni avventate, prive di quei fondamenti che possano conferire alle scoperte una indubbia certezza, pur quando ci si trova di fronte all’indiscutibile validità di qualche singola tessera del grande mosaico: finché la visione d’insieme non sarà ricostruita con sufficiente completezza, nessuno potrà arrogarsi il diritto di pronunciarsi in maniera definitiva pretendendo di essere creduto sulla parola. È questo atteggiamento che dovrebbe sempre caratterizzare un qualunque genuino approccio scientifico, senza posizioni inamovibili assunte a priori, senza cercare di sbarrare la strada a quanti cercano di esplorare domini ancora nebulosi e piste non battute. Non esiste attitudine che possa definirsi genuinamente scientifica se si chiude a tripla mandata nel noto e nel già acquisito o, peggio ancora, erige dogmi indiscutibili. Come mai, allora, i rappresentanti delle istituzioni culturali e scientifiche occidentali si trincerano dietro formulazioni precarie e di parte, derivandone di certo potere, prestigio e privilegi, ma che li rende impermeabili a qualunque evidenza contraria, bigotti e reazionari? Domanda retorica, che contiene già in sé l’evidente risposta. Da Galileo a Schleimann, dalla rivoluzione copernicana alla recente pandemenza, si cerca di ostacolare gli spiriti liberi, i veri ricercatori e scopritori, nel tentativo di trasformare la scienza in una religione dogmatica, univoca e settaria – in breve, uno strumento dispotico di controllo.

Secondo Filostrato (I sec. a.C.), gli Indiani fondarono sessanta città in Africa nella remota antichità, e secondo Giuba I di Numidia (85 - 46 a.C.) una colonia indiana era stanziata nell'Africa occidentale; Cornelio Nepóte (ca. 100 - 27 a.C.) riferì di una tribù indiana che aveva navigato verso la Germania; Strabone (ca. 60 a.C. - 21 d.C.) attesta che una tribù indiana chiamata Indigetes viveva nella penisola iberica. Tutte queste testimonianze sono state considerate inaffidabili dai cattedratici europei. Gli autori di questo studio forniscono prove genetiche, archeologiche, storiche e linguistiche a sostegno della teoria secondo la quale la civiltà dell'Indo-Sarasvati fondò una colonia in Uganda tra il 4000 e il 2500 a.C. e si diffuse nell'Africa occidentale e in Europa tra il 3000 e il 650 a.C.

Offriamo qui di seguito alcuni estratti, tradotti in italiano.

Si ricorda che tutti i diritti sono riservati.


India e Egitto.

L'influenza della cultura Harappa sull'Egitto è evidente nei primi testi geroglifici scritti su papiro, come i “Testi delle piramidi” (3000-2260 a.C.), i quali erano scritti in righe verticali e richiedevano una lettura da destra a sinistra, come nei testi indiani scritti nell’alfasillabario devanāgarī. Successivamente, gli Egizî iniziarono a utilizzare le righe orizzontali.

Nell'area delle religioni e delle tradizioni religiose, i seguenti esempi mostrano i forti legami culturali fra l'India e l'Egitto:

1. Tanto gli Egizî quanto gli Indiani adoravano la mucca, il sole, il serpente e il fiume. In India, i fiumi Sarasvati e Ganga erano personificati e adorati come nutritori; analogamente, gli Egizî adoravano il dio fluviale Hapi del Nilo.

2. Il dio del sole egiziano Ra presenta numerose analogie con Ravi, il dio del sole indiano.

3. Il dio egizio Heru o Nar Heru ha origine dal dio indiano Hari, chiamato anche Nara Hari in India e Naar Ari nei testi ebraici.

4. Sia gli Indiani che gli Egizî consideravano i fiori di loto come dotati di una particolare sacralità. In India, tale fiore simboleggiava ricchezza e fertilità. In Egitto, i fiori di loto blu venivano offerti ai defunti e tenuti in mano come se possedessero il potere di rivitalizzare i morti e di riportarli in vita.

5. Il modo di evocare gli dèi nell’astante (vivo o morto) è quasi identico nelle due culture. Per esempio, in un poema contenuto nei “Testi delle Piramidi”, le membra del re defunto vengono identificate, una per una, con altrettanti esseri divini, conferendo in tal modo al defunto il diritto di ascendere al cielo dove dimorano gli dèi. Tale pratica ricorda il Tantra indiano, in cui diverse divinità sono evocate nei vari punti del corpo fisico, ciascuna divinità in corrispondenza con un preciso arto.

6. Quando i faraoni d'Egitto trapassavano, battersi il petto era un modo comune per mostrare il lutto. Questa stessa usanza appare anche nella Tribal Purilia nel Bengala occidentale.





India e Africa orientale.


Si ipotizza che gli abitanti di Harappa colonizzarono l’Uganda e lo Zanzibar nel 3220 a.C. e parte dell’Etiopia nel 2500 a.C.


Evidenze archeologiche e genetiche:

  • Le banane asiatiche erano coltivate in Uganda già nel 3220 a.C. (Leiju & al 2006, 104). Ciò suggerisce la migrazione dall'Asia all'Uganda prima del 3220 a.C.
  • Il sorgo africano è stato trovato in India, datato al 2500 a.C. (Boivin et al. 2014, 552). Sebbene ciò non dimostri la migrazione dall'India all'Africa, attesta l’esistenza di una connessione fra queste regioni già nel 2500 a.C.
  • Nella città di Ur è stata trovata una collana di copale zanzibarino, datata al 2500-2400 a.C. (Beaujard & Fee 2005). Sebbene ciò non provi che Zanzibar fosse una colonia indiana, dimostra che Zanzibar era un importante punto di commercio collegato alle coste settentrionali dell'Oceano Indiano.
  • Il patrimonio genetico indiano fluì in Etiopia intorno al 1886 a.C., con un intervallo del 95% compreso tra il 3062 a.C. e il 430 d.C. Ciò suggerisce che anche la migrazione delle banane asiatiche in Uganda prima del 3220 a.C. potrebbe avere avuto origine dall'India.
  • Il popolo Hadza in Uganda ha una corrispondenza genetica con le seguenti popolazioni della penisola indiana, con una data di migrazione sconosciuta: Sindhi (1,7%), Indiano (0,2%), Pathan (0,2%), Balochi (0,1%), Burusho (0,1%).

Evidenze storiche e tradizione orale:

  • Secondo i geografi arabi, la colonia indiana dell'isola di Socotra fu conquistata dai Greci ai tempi di Alessandro Magno (Bukharin 2012, 503).
  • Secondo Filostrato, gli indiani fondarono sessanta città in Etiopia.
  • Secondo al-Idrisi, la maggior parte degli abitanti della città di Sayuna in Mozambico nel XII secolo d.C. erano Indiani (Wood et al. 2012, 72).
  • Secondo Dictys di Creta [Dict. 4.4], il padre di Memnone, Titone, era il sovrano dell'India e dell'Etiopia, e secondo l'Inno omerico a Afrodite [215], Titone viveva sulla costa dell'Oceano “ai confini del mondo”.
  • Secondo Erodoto, Susa in Mesopotamia era la città di Memnone [Hdt. Hist. 5,53 e 7,151]. Questi indizi portano alla conclusione che Titone e Memnone governassero aree lungo le coste dell'Oceano Indiano, inclusa l'Africa orientale.
  • Secondo una tradizione Kushita, gli Etiopi e gli Indiani sono entrambi successori di Rama, che corrisponde al Cam della Bibbia, e Kush era il figlio di Rama/Ham.
  • Secondo una leggenda dell'Africa orientale, i primi antenati della tribù erano Kin-tu e Nambi, che provenivano dalla terra degli dèi. I nomi Kintu e Nambi sono attualmente più frequenti in India che in Africa orientale.
  • Secondo Martin Fernandez de Enciso, le tribù locali che vivevano vicino al Kilimangiaro durante il XVI secolo consideravano il Kilimangiaro come il “Monte Olimpo etiope”. Questo riferimento agli antenati divini delle tribù suggerisce che alcuni antenati avanzati delle tribù locali abbiano vissuto lì, la qual cosa si collega alla comparsa delle banane asiatiche in Uganda nel 3200 a.C.


India e Nigeria.


Si ipotizza che le popolazioni della penisola Indiana fondarono una colonia in Nigeria/Guinea equatoriale nel 50 a.C., e molto probabilmente già prima dell'850 a.C.


Evidenze archeologiche e genetiche:

  • Tutte le prove che supportano l'ipotesi India - Africa orientale, possono essere utilizzate come prova della prima influenza indiana anche nell'Africa occidentale.
  • Secondo “l'Atlante genetico della storia della mescolanza umana”, ci fu una migrazione dall'India meridionale alla Namibia intorno all'850 a.C. Ciò suggerisce che a quel tempo ci sarebbe stata anche una migrazione dall'India alla regione della Nigeria/Guinea equatoriale.
  • Banane asiatiche, datate al primo millennio a.C., sono state trovate in Nigeria (Mbida et al., 2000). Ciò suggerisce la migrazione in Nigeria direttamente dall'India o indirettamente attraverso alcune colonie dell'Africa orientale o sudafricana, sebbene sia anche possibile che la coltivazione delle banane asiatiche si sia diffusa dall'Uganda alla Nigeria attraverso l'Africa centrale intorno al 3000-2000 a.C., senza l'influenza diretta dell'India.
  • I Fulani dell'Africa occidentale sono geneticamente e linguisticamente simili ai Nadar dell'India meridionale.
  • Una cospicua quantità di prestiti linguistici dravidici sembra apparire in alcune lingue camerunesi.
  • Le lingue mandingo dell'Africa occidentale contengono diversi potenziali affini alla lingua dravidica.

Evidenze storiche:

  • Secondo Aelian, i Libici erano confinanti degli Indiani [Aelian NA 16.33]. Ciò suggerisce che gli Indiani potrebbero aver avuto colonie nell'Africa occidentale, sebbene questa espressione potrebbe anche riferirsi al contatto tra gli Indiani e gli Africani orientali.
  • Secondo Filostrato, gli Indiani fondarono sessanta città in Etiopia [Vita di Apollonio, 6.16 e 3.20]. Il gran numero di queste città suggerisce che alcune di esse sarebbero state fondate fino a raggiungere l'Africa occidentale.
  • Secondo Giuba di Numidia (ca. 60–46 a.C.), c'era una colonia indiana presso il promontorio di Drepanum, che doveva essere attraversata viaggiando dall'Oceano Indiano verso Gibilterra intorno all'Africa [Plin. Nat. 2.34.97]. La posizione di questo promontorio coincide con la Guinea equatoriale.

Le prove complessive che suggeriscono la presenza di una colonia indiana nella regione Nigeria/Guinea prima del 50 a.C. sono sufficientemente forti. Sulla base delle migrazioni indiane in Namibia intorno all’850 a.C., è altamente probabile che anche la connessione India-Nigeria sia stata stabilita già in quel periodo. Sulla base di tutto ciò, le prove combinate per l'ipotesi sembrano, nel peggiore dei casi, alquanto solide e probanti.



India e Ciad.


Secondo questa ipotesi, la civiltà Indo-Sarasvati (grazie ai suoi successori ugandesi) colonizzò il Camerun e il Ciad sudoccidentale intorno al 3500-3000 a.C., utilizzando la via d'acqua dal lago Congo al lago Ciad come percorso di migrazione. La regione del Camerun-Ciad era un importante snodo commerciale, in quanto collegata all'Oceano Atlantico attraverso il fiume Niger, all'Uganda attraverso il lago Ciad e il lago Congo e all'Alto Egitto attraverso il lago Ciad. I Camerunensi cercarono di produrre rame sulla base delle conoscenze indiane della metallurgia, ma a causa della mancanza di minerale di rame inventarono accidentalmente il ferro intorno al 3000-2500 a.C. Agli Indiani e alle élite locali non piaceva questo nuovo metallo, considerato vile a causa della sua tendenza a corrodersi rapidamente nel clima umido dell'Africa tropicale.

  • Le banane asiatiche erano coltivate in Africa centrale già durante il III millennio a.C. (Mindzie et al., 2002). Ciò suggerisce una connessione con il Ganda, dove le banane asiatiche venivano coltivate nel 3220 a.C.
  • La metallurgia del ferro fu inventata nel Ciad meridionale tra il 3000 e il 2500 a.C., senza una precedente metallurgia del rame (Holl 2020, 16). Ciò suggerisce che il ferro sia stato inventato accidentalmente, quando si cercava di produrre rame sulla base di conoscenze metallurgiche importate da una regione in cui la metallurgia del rame era già nota.
  • Il rame è raro in Africa occidentale, Ciad, Camerun e Repubblica centrafricana, mentre il ferro è una risorsa comune nell'Africa occidentale. Ciò avrebbe amplificato l'alto valore del rame e del bronzo, nonostante i vantaggi pratici degli strumenti e delle armi in ferro. Il che spiegherebbe in parte perché gli oggetti in ferro e la conoscenza della metallurgia del ferro non si sono diffusi verso il Maghreb e l'Europa.
  • L'aplogruppo R1b dell'Asia occidentale appare in Africa centrale, Ciad e Camerun sotto forma di aplogruppo R1b1a2 (R-V88). Secondo González et al. (2012, 324), questo aplogruppo non ha viaggiato in Camerun dal nord attraverso il Sahara. Possibili rotte per l'ingresso di R1b nell'area includono:
    • 1) migrazione dal Caucaso al Ciad attraverso l'Egitto;
    • 2) migrazione dall'Iran al Ciad attraverso l'Arabia e il Sudan;
    • 3) migrazione dal Tagikistan e dal Pakistan al Ciad meridionale attraverso l'Uganda e il Lago Congo.

Se assumiamo che la rotta 3 sia stata utilizzata per la migrazione di R1b durante il 7600-3600 a.C., allora la stessa rotta potrebbe essere stata utilizzata anche in seguito per la migrazione delle popolazioni Indo-Sarasvati verso il Ciad meridionale tra il 3500 e il 3000 a.C., quando i grandi laghi Ciad e Congo erano ancora collegati fra loro.

La popolazione pigmea Biaka della Repubblica Centrafricana ha una corrispondenza genetica con le seguenti popolazioni della penisola indiana: Pathan (0,6%), Sindhi (0,5%), Indiano (0,4%) e Burusho (0,3%).


Tradizione orale

Sebbene la tradizione orale non sia generalmente annoverata come prova certa, vale comunque la pena notare che una leggenda del popolo Fon del Benin racconta dell'eroe ancestrale Gu, che arrivò in Benin sotto forma di una spada di ferro, e poi si trasformò in fabbro. Questa leggenda corrisponde all'introduzione del ferro nell'Africa occidentale tra il 3000 e il 2500 a.C. Si collega anche all'India, poiché il nome Gu è più comune in India che in Benin.

Le prove forniscono un supporto moderato per l'ipotesi della metallurgia indiana in Ciad. La prova più evidente della prima connessione intercorsa fra India e Ciad è l'improvvisa diffusione delle banane asiatiche dall'Asia all'Uganda nel 3220 a.C., e poi dall'Uganda all'Africa centrale, accanto al Ciad. Questa migrazione potrebbe essere correlata con l'improvvisa comparsa della metallurgia avanzata nella regione del Ciad e della Repubblica Centrafricana.



India e Maghreb.


L'influenza indiana pare che raggiunse il Maghreb nel 220 a.C. e, molto probabilmente, già prima del 710 a.C. La rotta della migrazione e dell'influenza ha attraversato l'Africa, seguendo la costa.


Evidenze geografiche, genetiche e generali.

  • Le ondate prevalenti fluirono dall'India verso il Capo di Buona Speranza, e da lì verso il Senegal. Anche la rotta dal Capo di Buona Speranza al Senegal è favorita dalle correnti marine. Ciò significa che il viaggio dall'India al Senegal e al Maghreb in barca a vela doveva essere relativamente rapido, soprattutto se lungo la rotta era presente una catena di insediamenti amici o di colonie indiane (supportata dalle ipotesi India - Africa orientale e India - Nigeria).
  • I geni indiani si propagarono in Namibia intorno all'850 a.C., e vi fu una migrazione in Nigeria dall'India prima del 50 a.C. Ciò suggerisce la migrazione anche nel Maghreb prima degli anni 850 - 50 a.C.
  • Il Marocco ricevette immigrati da Kenya, Sud Africa, Nigeria e Senegal intorno al 710 a.C. Ciò suggerisce che la migrazione fosse marittima, poiché la distanza dal Kenya al Marocco è di 7000 km e la distanza dalla Namibia al Marocco è di oltre 10.000 km. Poiché gli Indiani influenzarono il Kenya già nel 3220 a.C. e la Namibia intorno all'850 a.C., è probabile che l'influsso indiano abbia raggiunto anche il Maghreb nel 710 a.C.
  • L'evidenza moderata riguardante la migrazione dall'India alla penisola iberica prima del 540 a.C., supporta anche la migrazione dall'India al Maghreb prima di quel periodo, poiché il Maghreb si trova lungo la rotta dall'India alla penisola iberica.

Evidenze storiche e tradizione orale.

  • Secondo Polibio, Annibale usò gli Indiani nel suo esercito come cavalieri di elefanti nel 218 a.C. [Pol. Hist., 1.40.250]. Ciò suggerisce che c'era una notevole quantità di immigrati Indiani nel Maghreb già nel 218 a.C.
  • Secondo Aelian, i Libici erano confinati dagli Indiani [Aelian NA 16.33]. Ciò suggerisce che gli Indiani avrebbero avuto colonie nella regione del Maghreb (o nell'Africa orientale).
  • Secondo le tradizioni berbere, i loro antenati provenivano da Atala (Joseph 2005, 32). Ci sono ancora luoghi geografici in Camerun e in Ciad chiamati Atala. Ciò spiegherebbe come l'influenza indiana si sia espansa dalla regione Nigeria-Camerun alle vicinanze di Cartago. La forza totale delle prove per questa ipotesi sembra provvisoria o addirittura moderata, poiché le prove consistono in evidenze sia genetiche sia storiche.

Secondo questa ipotesi, l'influenza indiana raggiunse la penisola iberica nel 540 a.C., molto probabilmente già prima del 654 a.C. La rotta della migrazione e dell'influenza ha attraversato l'Africa, seguendo la costa.


Evidenze genetiche e generali.

  • Le prove che supportano le ipotesi India - Nigeria e India - Maghreb supportano anche l'ipotesi India - penisola iberica, in quanto Nigeria e Maghreb si trovano lungo la rotta marittima dall'India alla penisola iberica.
  • Le prove che supportano l'ipotesi India - Europa nordoccidentale o l'ipotesi India - Etruria (vedi più avanti) supportano anche l'ipotesi India - penisola iberica, in quanto quest’ultima si trovava lungo la rotta delle migrazioni dall'India all'Europa nordoccidentale e all'Etruria. Poiché parte delle migrazioni dall'India all'Etruria avvennero intorno al 654 a.C., è probabile che alcune migrazioni verso la penisola iberica si sarebbero verificate prima di questo periodo.
  • La Spagna accolse immigrati dalla Nigeria intorno al 542 a.C., e dal Sud Africa e dal Kenya intorno al 234 a.C. A causa della lunga distanza tra il Kenya e il Sud Africa dalla penisola iberica, queste migrazioni furono molto probabilmente marittime. Poiché le migrazioni indiane hanno influenzato il Kenya e il Sud Africa già intorno all'850 a.C., è probabile che parte di questa migrazione sia arrivata fino alla penisola iberica, intorno al 540 a.C., quando i nigeriani migrarono nella penisola iberica.

Evidenze linguistiche e archeologiche.

  • Le lingue basca e dravida hanno molti potenziali affini.
  • Nella penisola iberica sono stati rinvenuti oggetti realizzati in avorio asiatico, risalenti al 3500-2500 a.C. (Schuhmacher 2017). Poiché non ci sono prove di elefanti siriani prima del 1800 a.C., l'avorio asiatico utilizzato nella penisola iberica durante il IV e III millennio sarebbe molto probabilmente arrivato dall'India. Ciò indica un collegamento dall'India alla penisola iberica, forse intorno all'Africa via nave.
  • Insediamenti di tipo Tripura, che contengono tre anelli concentrici di terra e acqua, o tre mura concentriche, potrebbero forse offrire un collegamento tra l'India e la penisola iberica. Questa segnalazione, tuttavia, dovrebbe essere ignorata fino a quando non saranno fornite prove più solide in merito alla "cultura Tripura" e alla omonima popolazione indigena nell’India nordorientale).

Evidenze storiche e culturali.

  • Secondo Pseudo-Scymnus [Perieg., 167], la terra dei Celti e degli Indiani si trovava a ovest della Sardegna, ed era in gran parte occupata dagli Indiani. I Celti vivevano a nord-est degli Indiani. Questa descrizione, scritta intorno al 150 a.C., localizzerebbe gli Indiani nella penisola iberica.
  • Secondo fonti greche, anche la tribù degli Indigeti o “coloro che sono degli Indikós” (provenienti dall'India), viveva nella penisola iberica presso al Golfo di Ampurias. Una delle loro città si chiamava Indika, altre erano Empodrae, Rhoda, Juncaria, Cinniana e Deciana. I loro fiumi erano chiamati Clodianus, Sambrocas e Tichis. Tutti questi nomi compaiono come nomi di persona in Africa o sulle coste dell'Oceano Indiano.
  • Secondo antiche fonti greche e romane, i capi Indibilis e Mandonio combatterono contro Roma nel momento in cui Annibale attaccò Roma. L'altro nome di Indibilis era Andobales. Tutti e tre questi nomi appaiono come nomi di persona principalmente sulle coste dell'Oceano Indiano.
  • Le seguenti tribù dell'Europa occidentale hanno un nome che appare come nome di persona più frequentemente o più densamente in qualche paese africano, o sulle coste dell'Oceano Indiano: Britanni, Boii, Gaeli, Galli, Galati, Lepontii, Iberi, Nuragi, Rezi, Camunni, Baschi, Sicani e Elimi. Ciò suggerisce la migrazione dalle coste dell'Oceano Indiano verso l'Europa occidentale, che supporta anche il collegamento dall'India all'Etruria.
  • Stando ai testi puranici indiani relativamente al saptadvīpā vasumatī (la geografia descritta nei Purāṇa), sette re indiani governavano tutti e sette i continenti della terra (Singh & Khan 1999). Sebbene ciò possa contenere un'esagerazione, o una figurazione simbolica, potrebbe anche indicare una diffusa influenza indiana in diversi continenti del mondo.

La mole totale delle prove a supporto di una simile ipotesi è in attesa di verifica, a causa del cospicuo numero di riferimenti storici riguardanti la presenza indiana nella penisola iberica e nell'Europa occidentale.



India e Europa nordoccidentale.


Secondo questa ipotesi, l'influenza indiana raggiunse l'Inghilterra e la Germania attraverso una rotta marittima intorno all'Africa nel 110 a.C., forse già nel 540 a.C.

Questa ipotesi è supportata dalle seguenti prove:

  • L'evidenza, che supporta l'ipotesi India - penisola iberica e l'ipotesi India - Etruria, supporta anche l'ipotesi India - Europa nordoccidentale.
  • Secondo Cornelio Nepote (110-25 a.C.), il proconsole della Gallia aveva ricevuto un regalo dal re degli Svevi, che aveva navigato con la sua tribù dall'India alla Germania per commerciare [Plin. Nat., 2.67].
  • L'antica cultura irlandese dei druidi presenta delle somiglianze con la cultura vedica (Ellis 2021). Un'osservazione simile era già stata fatta da Plinio il Vecchio, secondo il quale le seguenti usanze dei druidi sembravano importate in Britannia dalla Persia: il culto delle stelle, dei laghi, delle foreste e dei fiumi; i cerimoniali usati per tagliare il vischio, la terracotta e il selago, e le virtù attribuite all'uovo della vipera [Plin. Nat., 5.4.427].
  • Il popolo scozzese possiede una corrispondenza genetica con il Balochi (2,0%) e l'ebreo indiano (0,1%), mentre il popolo delle Isole Orcadi ha una corrispondenza genetica con l'ebreo indiano (1,5%), Brahui (0,3%), Kalash (0,2%), Burusho (0,2%), Balochi (0,1%). Tutte queste popolazioni vivono nella penisola indiana.
  • Alcuni manufatti danesi di probabile origine celtica, come il Calderone di Gundestrup [vedi immagine riprodotta qui in basso], mostrano rappresentazioni di persone sedute in posizioni yogiche.

L'evidenza complessiva che supporta l'ipotesi India - Europa nordoccidentale rimane provvisoria, in quanto l'evidenza genetica non offre una datazione e a causa del fatto che non esiste un solo riferimento storico riguardante le colonie indiane nell'Europa nordoccidentale.




India e Etruria.


Secondo questa ipotesi, l'influenza indiana raggiunse l'Etruria e la Sicilia entro il 654 a.C. Questa penetrazione giunse principalmente attraverso la rotta marittima intorno all'Africa.


Evidenze genetiche e generali.

  • La maggior parte delle prove che supportano l'ipotesi India - Nigeria, l'ipotesi India - Maghreb e l'ipotesi India – penisola iberica, possono essere utilizzate anche per supportare l'ipotesi India - Etruria, poiché Nigeria, Maghreb e penisola iberica si trovano lungo la rotta migratoria dall'India all'Etruria.
  • La Sicilia orientale accolse immigrati dagli Emirati Arabi, dal Kenya, dalla Nigeria e dal Senegal intorno al 654 a.C. Queste migrazioni sarebbero state marittime, essendo la Sicilia un'isola; la distanza dal Kenya alla Tunisia e dalla Sicilia è di oltre 7000 km, e la distanza dalla Nigeria alla Tunisia è di oltre 4000 km, in un terreno impegnativo. Queste migrazioni fanno pensare che la Sicilia fosse collegata alla Nigeria e al Kenya da una rotta marittima già in epoca preistorica. Se teniamo presente la forte influenza indiana in Kenya e Nigeria, possiamo dedurre che vi fu probabilmente un’influenza indiana anche in Etruria e Sicilia intorno al 654 a.C.
  • I siciliani occidentali hanno una corrispondenza genetica con le seguenti popolazioni appartenenti alla civiltà Indu-Sarasvati: Balochi (0,9%), Brahui (0,1%), Pathan (0,1%), Kalash (0,1%), Burusho (0,1%). Il popolo dell'Italia meridionale ha una corrispondenza genetica del 5,8% con la popolazione ebrea indiana.

Evidenze linguistiche e mitologiche.

  • Le lingue etrusca e dravida hanno una grande quantità di potenziali affini e la Sardegna è stata una delle regioni centrali della cultura etrusca.

Nonostante i numerosi parallelismi mitologici, la quantità complessiva di indizi indicanti l'influenza indiana in Etruria e Sicilia prima del 650 a.C. appare moderato: sebbene sia teoricamente possibile che le tribù indiane migrarono nella penisola iberica, come pure in Francia e in Etruria, verso il 650-220 a.C., è più probabile che tali migrazioni siano avvenute già prima, poiché vi furono migrazioni dal Kenya alla Sicilia intorno al 654 a.C.





India e Fenici.


Secondo questa ipotesi, i Fenici avrebbero ereditato gran parte della loro cultura dalla civiltà di Harappa.


Evidenze storiche, genetiche e mitologiche.

1. Witas et al. (2013) indica prove genetiche di migrazioni dall'India alla Siria occidentale intorno al 2650 a.C.

2. Secondo Strabone, i Fenici provenivano dal Bahrain [Strab., 16.3].

3. In base alle prove archeologiche, la cultura Dilmun del Bahrain faceva parte della cultura Harappa 2250-1650 a.C. Ciò è indicato dal fatto che la cultura Dilmun utilizzava il sistema di misurazione del peso della civiltà dell'Indo-Sarasvati. Inoltre, la cultura Dilmun utilizzava i sigilli di Harappa per la documentazione del commercio (Laursen 2018).


Conclusioni.

La forza di questa evidenza sembra assai convincente, in quanto consiste in prove genetiche, storiche e archeologiche.





India e Hyksos.


Secondo questa ipotesi, gli Hyksos, che conquistarono l'Egitto nel 1650 a.C., furono i successori mediorientali o dell'Africa orientale degli abitanti di Harappa, o sorsero da una simbiosi fra questi due.


Evidenze generali.

1. Secondo le prove che supportano l'ipotesi India - Fenici, i Fenici e i loro antenati Dilmun avevano ereditato il patrimonio genetico e culturale dalla valle dell’Indo.

2. Le prove a sostegno dell'ipotesi India - Africa orientale suggeriscono che il regno di Kush potrebbe essere stato fondato dalle popolazioni della civiltà Indo-Sarasvati.

3. I governanti Hyksos pubblicarono un manuale di matematica in Egitto (Morenz e Popko 2010). La cultura Indo-Sarasvati era una delle civiltà più avanzate al mondo nel campo della matematica al tempo della conquista degli Hyksos.

La forza probante di tali evidenze resta comunque da verificare ulteriormente.





India – Volga – Baltico.


Secondo questa ipotesi, l'influenza culturale della civiltà Harappa sarebbe giunta fino alle isole britanniche e ai paesi nordici attraverso la rotta fluviale che collega il Mar Caspio al Mar Baltico attraverso il Volga e la Carelia, e attraverso la rotta fluviale che collega il Mar Nero al Mar Baltico attraverso il fiume Dnepr. Durante gli anni 5000 - 2200 a.C. queste rotte furono utilizzate principalmente per il commercio a lunga distanza e per la migrazione dei popoli nordici verso la valle dell'Indo. Dopo che la siccità della valle dell'Indo iniziò (intorno al 2200 a.C.), la migrazione nella direzione opposta aumentò.


Evidenze genetiche.

  • Avvennero migrazioni dalle isole britanniche e dai paesi nordici e baltici alla valle dell'Indo nel periodo compreso fra il 5890 e il 1242 a.C.
  • Si registra una migrazione dalle isole britanniche, dai paesi nordici e dalla Lituania verso la Carelia russa intorno al 2054 a.C. e verso la Ciuvascia russa intorno al 1606 a.C. Entrambe queste località si trovavano lungo la rotta Mar Baltico - Carelia - Volga - Mar Caspio. Ciò dimostra quanto questo tragitto fosse importante, e gli insediamenti lungo il sentiero prosperarono grazie al percorso stesso.
  • Avvenne una migrazione dalla Ciuvascia alla Carelia russa intorno al 2054 a.C., e una migrazione da Xibo a Ciuvascia intorno al 1606 a.C. Ciò suggerisce che alcune migrazioni siano avanzate da sud verso nord già nel 2040 - 1606 a.C.
  • La migrazione dalla Scozia e dalla Lituania alla valle dell'Indo fu bidirezionale dal 990 al 206 a.C. La migrazione di persone dalla valle dell'Indo alla Scozia e alla Lituania suggerisce che alcune migrazioni si verificarono anche tra la valle dell'Indo e punti intermedi lungo il percorso, come Ucraina, Carelia russa e Paesi baltici.

Evidenze linguistiche e mitologiche.

  • Il finnico e il dravida hanno termini comuni.
  • I dialetti sumeri contengono una miscela di vocabolari proto-uralici e proto-tamil (Revesz 2019). Ciò suggerisce che i Sumeri ricevettero la migrazione dal nord (Uralico) e dall'India (Tamil).
  • Il Kalevala contiene sub-narrazioni e motivi che corrispondono ad alcune leggende indiane. Un esempio è il modo in cui il saggio Kalevalan (ugro-finnico) Väinämöinen va incontro a Antero Vipunen per cercare gli incantesimi giusti atti a costruire una barca: Vipunen sta dormendo sottoterra in uno stato simile alla morte. Questo ricorda il modo in cui i miti mediorientali e indiani raccontano di eroi che dormivano sotto il mare o sottoterra. Suggerisce anche che altre tribù o civiltà fossero più avanzate nella costruzione navale rispetto alle tribù Kalevala.
  • La mitologia norrena parla della tribù ancestrale Æsir, che giunse in Scandinavia da Asgård. È possibile interpretare gli Æsir come asiatici e Asgård come Asia.
  • La storia degli Argonauti narra del viaggio degli Argonauti dal Mar Nero o dal Mar Caspio all'Oceano Atlantico attraverso una rotta fluviale settentrionale. Queste rotte potrebbero essere interpretate come rotta Mar Caspio - Volga - Ääninen - Mar Baltico, o come rotta Mar Nero - Dniepr - Mar Baltico.

Il peso totale delle prove a sostegno dell'ipotesi India - Volga - Baltico pare soggetta a cautela.

Il fatto che i riscontri mitologici siano menzionati come una categoria di prove (speculative) non dovrebbe essere impiegato per minare il potere delle prove genetiche e linguistiche.



Riflessioni.


Sulla base di quanto fin qui raccolto, si può affermare che esistono prove relativamente forti circa la connessione tra l'India e l'Europa occidentale in tempi preistorici o antichi. Ciò che resta incerto è la natura, i tempi e il percorso delle migrazioni. La migrazione dell'avorio indiano nella penisola iberica intorno al 3000 - 2000 a.C., per esempio, potrebbe essere avvenuta tramite una rete commerciale, senza migrazione indiana nella penisola iberica. La migrazione di parole dravidiche e nomi indiani nella penisola iberica, in Francia e in Etruria, tuttavia, suggerisce l'effettiva migrazione di persone. Questa interpretazione è supportata da diverse fonti storiche che riportano la presenza di Indiani o tribù hindu nell'Europa occidentale già durante i tempi antichi prima dell'anno 150 a.C.

Anche ipotizzando le migrazioni dall'India all'Europa occidentale, il percorso rimane ancora da accertare con precisione, in quanto vi sono tre percorsi alternativi dall'India alla Francia, tanto per fare un esempio. Le migrazioni potrebbero essere avvenute attraverso le rotte del fiume orientale, che sono state attivamente utilizzate per la migrazione di persone dalle isole britanniche e dai paesi nordici e baltici alla valle dell'Indo 3000 - 2000 a.C. Un'altra alternativa è la migrazione attraverso la Mesopotamia e il Mar Mediterraneo. Una terza alternativa è la migrazione intorno all'Africa con i velieri. Sebbene tutte queste rotte siano possibili, la prova più forte sembra indicare migrazioni attraverso l'Africa o intorno all'Africa, e la seconda alternativa è la migrazione attraverso la Mesopotamia. La migrazione dall'India alla penisola iberica, alla Francia mediterranea e all'Etruria attraverso le rotte fluviali orientali e il Mar Baltico sembra improbabile, sebbene la migrazione verso i paesi baltici e nordici sarebbe stata in qualche modo più credibile. Le migrazioni attraverso l'Africa sono supportate dalle prove che sostengono l'ipotesi India - Africa orientale, l'ipotesi India - Nigeria e l'ipotesi India - Maghreb. Tuttavia, è possibile che alcune migrazioni siano avvenute anche attraverso la Mesopotamia e il Mar Mediterraneo. Ciò è supportato dall'evidenza genetica secondo la quale vi fu migrazione dalla penisola indiana alla Siria nel 2650 - 1900 a.C. (Witas et al., 2013, Palanichamy et al., 2014). Inoltre, l'avorio asiatico fu spedito nella penisola iberica intorno al 3500 - 2500 a.C., e questo avorio fu trovato principalmente sulle coste orientali della penisola iberica, non sulle coste occidentali e meridionali (Schuhmacher 2017). Ciò suggerirebbe una rotta marittima dalla Siria alla penisola iberica. Le migrazioni intorno all'Africa e le migrazioni attraverso la Mesopotamia, tuttavia, non sono esclusive: è possibile che la connessione iniziale sia avvenuta tra il 3500 e il 2500 a.C. e la rotta intorno all'Africa fu scoperta più tardi, forse a causa delle condizioni geopolitiche che impedirono la migrazione e il commercio dalla valle dell'Indo alla penisola iberica attraverso la Mesopotamia.





Eracle, Gadeira e l’Atlantide platonica.


Lo storiografo Megastene (ca. 350-290 a.C) fu un ambasciatore del re seleucide Seleuco I Nicatore alla corte del re Chandragupta Maurya a Pataliputra, in India. Durante il suo soggiorno, documentò le cronache ancestrali reali, secondo le quali 154 sovrani governarono l'India prima del re Chandragupta, coprendo un arco di tempo di 6451 anni. Ciò daterebbe la fondazione dei primi regni della valle dell'Indo al VII millennio. Sebbene le opere originali di Megastene non siano state conservate, la sua descrizione della storia antica dell'India è stata citata e spiegata da Arriano [Indica, 8] e da Diodoro Siculo [Libr. Hist., 2,38]. Secondo queste fonti, il primo re dell'India fu Dioniso, e Spatembas fu il successivo. Spatembas fu seguito dal re Bouduas, il cui seguace era Kraduas. In seguito, Eracle nacque nella “terra montuosa dell'India” e fu chiamato “indigeno” dagli Indiani, il che conferma l'interpretazione che fosse di origine indiana.



La versione indiana di Eracle.


Il nativo indiano Eracle divenne il sovrano dell'India, e fu descritto come un uomo che brandiva una clava come sua arma e vestiva di pelle di leone. Eracle ebbe molti figli, ma solo una figlia, il cui nome era Pandaia. Ereditò da Eracle gran parte dell'India, insieme a cinquecento elefanti, 4000 cavalieri e 132.000 fanti. L'atto più eroico di Eracle fu quello di attraversare tutta la terra e il mare e distruggere tutte le tribù malvagie. È da notare che il punto di partenza di queste conquiste fu l'India, e l'India non era una delle terre conquistate. Diodoro Siculo fornisce una descrizione più dettagliata delle conquiste di Eracle in India. Secondo lui, Eracle condusse gli Indiani a vivere nelle città [Libr. Hist., 2.38.3] e fondò diversi centri urbani. Di questi insediamenti, il più grande era Palibothra, che aveva un palazzo estremamente pregiato. Palibothra era fortificata con notevoli fossati, che venivano riempiti con l'acqua del fiume.



La versione greca di Eracle.


Secondo la versione greca del tema di Eracle, egli era figlio di Zeus, cugino di Atlante. Eracle era caratterizzato dalla sua arma, la mazza, e dalla sua veste, che era una pelle di leone, proprio come nelle versioni indiane. Eracle è noto per le sue dodici fatiche eroiche. Una di tali fatiche consistette nel prendere delle mele d'oro dalla terra degli Atlantidei.

Secondo Diodoro Siculo, Eracle e Atlante si incontrarono, e Atlante insegnò l'astrologia a Eracle, che aveva salvato alcune delle figlie di Atlante dai pirati Etiopi [Libr. Hist., 4.27].

Oltre alle sue fatiche, Eracle viaggiò nel Mar Baltico e nel Mare del Nord insieme agli Argonauti e combatté contro Pigmei e Amazzoni nell'Africa tropicale. Questo lo fa assomigliare alla sua controparte indiana, che ha navigato in tutto il mondo e ha distrutto tutte le tribù malvagie.

Quando si confrontano la versione indiana e quella greca del tema di Eracle, la versione greca suona più inventata e inaffidabile. Ciò è causato dalla promozione intenzionale di Eracle alla posizione di un dio da parte di storici greci (ad esempio, Erodoto) e artisti greci intorno al 561 - 527 a.C.

La promozione di Eracle alla posizione di dio cambiò il genere della narrazione che lo riguarda, rendendolo preminente per intenti didattici, piuttosto che essere realistici e attendibili da un punto di vista storico.

Dopo i tempi di Omero, la comprensione greca del mondo divenne sempre più focalizzata sul Mediterraneo, e le vecchie storie furono reinterpretate con questa focalizzazione ristretta. Per questo motivo tutti i racconti che originariamente si riferivano a Oceano furono interpretati in chiave mediterranea. Per esempio, quando si narra che Eracle visitò Atlantide o combatté contro le Amazzoni, che si trovavano allo stesso meridiano di Cartagine, si dice che risalì il Nilo per raggiungere tali destinazioni.