estratto dall’introduzione a
Rodogune
di
SRI AUROBINDO
«Non è il fallimento di una donna asservita al potere che Sri Aurobindo intende mettere in scena, ma un certo modo di operare dei poteri universali (mossi dall’unica Coscienza-Forza), che utilizza gli umani fallimenti, ancor più dei suoi trionfi, per elaborare quel Piano segreto per il cui svelamento-attuazione l’Autore si è prodigato nell’intera sua Opera (non solo letteraria, ma anche e soprattutto esperienziale).
È riconosciuto all’unanimità che il valore esemplare della tragedia consiste nel mostrare come i malvagi abbiano una sorte che, per quanto pretenziosa alle apparenze, si conclude in modo inglorioso, quando non addirittura funesto — una vera e propria disfatta per l’anima, che lascia l’oste al proprio destino e si ritira nel segreto e nel silenzio —, mentre i giusti riescono sempre, a dispetto delle sciagure esteriori e dell’apparente fallimento (talvolta proprio grazie a esso!), a compiersi in un grandioso trionfo interiore. Chi, infatti, vince la vera battaglia della vita: Giovanna d’Arco la Pulzella, o l’ignobile vescovo Pierre Cauchon? Ernesto Che Guevara, o l’efferato dittatore René Barrientos Ortuño?
Questo testo drammaturgico appare dunque una esemplare rappresentazione della tragedia della terra, eternamente rappresentata in ognuno di noi e giunta oggi a un colossale tracollo che, nella visione di Sri Aurobindo, risulta essere la mera preparazione di un imprevedibile colpo di scena TERRESTRE.»
Tommaso Iorco