Tommaso Iorco
DANA
dramma lirico in cinque atti
foto di copertina:
frammento di vaso raffigurante il volto della Grande Dea
mediante motivi meandrospiralici (arte neolitica, 3.500 a.C.).
«Ho letto questo dramma
con vivo interesse e con molta partecipazione.
È impostato con molto rigore e vigore,
e il verso è scandito con armonia e con eleganza.
Ed è una novità davvero straordinaria
in tempi in cui il sublime tragico
è diventato rarissimo.»
Giorgio Bárberi Squarotti
Ambientata nell’Irlanda precristiana, quest’opera drammaturgica è incentrata sulle tematiche piú care ai celti, divise in echtrai (“avventure” a carattere soprannaturale), imrama (“viaggi” nell’oltretomba) e fis (“visioni” mistiche o occulte); il tutto condito da quel bérla na filid (“gergo del poeta”) assai caro ai druidi e teso a rivelare cripticamente i segreti piú profondi dell'esistenza.
L’intera vicenda ruota intorno al celebre mito euroasiatico presente nella leggenda del Re-pescatore: avendo agito in modo contrario all’intimo ordinamento che governa tutte le cose, il sovrano causa il guasto del paese, che diviene sterile. Suo figlio deve riscattare la terra: ottenuto lo scettro magico, simbolo di regalità maschile, egli deve dare inizio alla ricerca della sovranità femminile, l'eredità materna — e, dal momento che la propria madre è morta, dovrà andare a cercarla nell’Altromondo. Superate le prove iniziatiche, potrà infine accedere alla sovranità suprema e rigenerare la terra.
«Colpisce il versificare di Tommaso Iorco… La musicalità del verso si mantiene durante tutto il dramma, permettendo una recitazione lirica e nello stesso tempo moderna (moderna nella sua accezione migliore ovviamente — giacché moderno non è certo sinonimo di Bellezza!).
La storia narrata avvince, conduce lontano e la magia che viene espressa permea ogni pagina.
Abbiamo tutti bisogno di magia e di speranza e d’Altrove e quel finale compenetra e commuove:
La nostra aurora attuale è solo un piccolo
preludio di quel Sole senza fine.
Cantate allora, godete la danza,
assaporate questo breve anticipo
con gli occhi fissi a quell’Aurora eterna.
Là ci ritroveremo, tutti uniti
nella gioia di un multiplo infinito.
Ancor più che in altri suoi scritti, si evince in Dana la parte più ‘sacrale’ di Tommaso Iorco. È come se una parte della sua coscienza si insinuasse in tutti i personaggi, compresi quelli femminili… E questo rappresenta il riconoscimento della propria virilità che abbraccia l’altra metà del Cielo, facendola sua.
In molte lettere Satprem scrive che saranno le donne a compiere per prime l’inimmaginabile Passo evolutivo, insieme appunto a quegli uomini-artisti che esaltano dentro di sé il lato che li avvicina alla forza creativa della Grande Madre.»
Marcella Mariotti e Marilde Longeri