LA VITA DIVINA
RECENSIONE DI ANDREA BENEDETTI


Dopo la stampa della prima edizione del libro, Andrea Benedetti
si è offerto per una revisione del testo, raffrontando il testo originale
(e, all'occorrenza, la traduzione in francese).
I suoi suggerimenti sono stati molto bene accolti dal traduttore.
Pertanto, nella seconda edizione (in preparazione)
avremo un testo emendato da refusi e ulteriormente migliorato.
Nel frattempo, Andrea ha voluto trasmetterci la breve recensione che segue.

Sento il bisogno di esprimervi la mia gratitudine per La vita divina, e così vi rendo partecipi di alcune prime impressioni.

Si tratta in effetti di primissime impressioni, dato che ho iniziato ad immergermi in questa meraviglia appena due mesi fa.

Partiamo dunque dalla copertina, che è sublime.

Ogni qualvolta finisco di leggere e mi ritrovo col libro chiuso tra le mani, non posso fare a meno di passare un po’ di tempo in compagnia di quel fiotto discendente.

Ma di cosa si tratta esattamente?

È forse un’onda di luce corpuscolare, una colata di lava adamantina oppure una vena dell’oro più puro che fa breccia nella roccia e si apre prodigiosamente la sua via?

Davvero non saprei, ma è così calzante, e raffigura così perfettamente quello che mi sembra di ricevere alla fine di ogni capitolo.

Per quanto riguarda la traduzione invece, quel che posso dire è che più di una volta mi è capitato di pensare: “Beh, Sri Aurobindo si è scelto proprio una bella voce in italiano: che regalo meraviglioso!”

Ho letto una volta soltanto The Life Divine in lingua originale, e sicuramente quella volta ho compreso poco. Però non posso dire di non aver percepito, almeno in minima parte, quel ritmo intimo e maestoso, vasto come l’oceano, sicuro, trionfante, capace di farti percepire semplici e vicini quei movimenti che normalmente appaiono complessi e remoti, e di restituire anche i dettagli più minuti alla loro propria sconfinata immensità; un incedere talmente oltre e disarmante, da rendere arduo, se non impossibile, il rinvenimento di una qualunque traccia di umanità dietro di esso.

Indubbiamente una eco di quello stesso ritmo riverbera nell’italiano di questa traduzione.

Nelle parole, nella sintassi, nei fraseggi avverto quella “musicalità” che fa un’enorme differenza.

Alle volte quando lo leggo, anche se non colgo il senso e sento il bisogno di rileggere, ho comunque l’impressione che qualcosa penetri, o discenda, o faccia “vibrare lo strumento” - e chissà che quel qualcosa che penetra non sia, in fin dei conti, ben più efficace dell’aver compreso (o preteso di comprendere).

Quest’ultimo, a mio avviso, è un chiaro sintomo di fedeltà agli scritti originali di Sri Aurobindo - e non l’ho riscontrato in qualsivoglia traduzione.

Potrei aggiungere che fino ad ora ho trovato le tavole sinottiche utilissime e rese egregiamente - non oso nemmeno immaginare cosa significhi trovarsi a dover riassumere in così poche righe la ricchezza e la vastità di quei capitoli, dove ogni singola parola è inevitabile!

Il risultato mi pare davvero ottimo e perfettamente funzionale allo scopo. Alcuni dettagli poi mi hanno incuriosito, […] Si ha l’impressione generale insomma, che proprio nulla sia stato lasciato al caso nella preparazione di questo testo, il quale forse è anche un simbolo - e un simbolo promettente, mi permetterei di aggiungere.

Ecco, mi premeva restituire almeno una parte infinitesimale di tutto quello che ho ricevuto e sto continuando a ricevere, e dare una forma un po’ concreta alla mia gratitudine.

E allora grazie, grazie, grazie e ancora grazie!

Quando il mio cuore traboccherà di gratitudine e sarà costretto a cantare di gioia per non implodere su sé stesso, allora forse esprimerò in modo adeguato quello che provo davvero per Lei…e per Loro.

Vi auguro - e mi auguro - di resistere nella gioia e nella bellezza fino alla fine…che sarà forse il vero inizio.

Con affetto fraterno, Andrea Benedetti