Era proprio necessaria la creazione di una casa editrice clandestina? Siamo forse in dittatura? Per rispondere adeguatamente a tale domanda (per certi versi legittima), vediamo anzitutto di riportare il significato del nome della nostra casa editrice, come lo si può trovare su un dizionario:
Samizdat –〈sam’isdàt〉 s. m., russo [самиздат - propr. «auto-edizione», comp. di сам, sam «se stesso, da sé» e издать, izdat, forma accorciata di izdatel′stvo «edizione, casa editrice»] – denominazione usata nell’Unione Sovietica nel secondo dopoguerra per indicare varî tipi di pubblicazioni in proprio (anche periodiche) diffuse clandestinamente (scambiate tra amici fidati) per eludere la censura politica; in questa forma circolarono, oltre a scritti di natura strettamente politica, poesie e testi di letteratura, nonché studî di grande rilievo scientifico. Trattasi in definitiva di opere pubblicate dall’editoria in tirature ridotte o manipolate, opere di scrittori di epoche precedenti ‘dimenticati’ dalla cultura ufficiale e testi contemporanei in aperto dissenso con il regime imperante. Il formato dei samizdat divenne un potente simbolo dello spirito ribelle ma senza risorse materiali; lo stesso formato elevava la lettura dei samizdat a un'azione clandestina di valore. Tale termine viene oggi utilizzato per indicare tutte le produzioni giornalistiche e letterarie costrette alla clandestinità a causa di un regime di censura governativo.
Oggi, l’editoria ufficiale italiana, si dirà, è libera e può pubblicare qualunque libro – prova ne è che esistono diverse traduzioni di testi dello stesso Sri Aurobindo stampate presso case editrici di una certa rinomanza. Risposta fatalmente ingenua. L’attuale dittatura globale (che si declina nelle forme più disparate nei vari paesi del mondo) non assume più (tranne sparute eccezioni in paesi situati al di fuori dei confini europei) le forme tradizionali e grandemente superate, con un dittatore palese che prende il potere con un golpe, manu militari (peraltro, non dimentichiamo che gli stessi Hitler e Mussolini furono, almeno inizialmente, eletti dalla maggioranza dei loro concittadini). La moderna cleptocrazia, plutocratica e predatoria, facendo tesoro degli esperimenti dispotici del passato, si è raffinata nelle strategie volte a prendere il potere, esercitarlo e mantenerlo: si è ritenuto molto più efficace preservare una facciata esterna di pseudo-democrazia, in modo da risultare inattaccabili e illudere i popoli di essere liberi, controllando in modo occulto tutti i principali canali mediante i quali il potere stesso si esprime: politica, giustizia, economia, cultura (istruzione scolastica, editoria, teatro e quant’altro). Per riprendere l’esempio appena accennato, è vero che in Italia esistono pubblicazioni di testi tradotti dalle opere di Sri Aurobindo, ma sono perlopiù illeggibili (a causa della pessima qualità delle traduzioni) e pubblicate da case editrici che relegano l’Autore in un ambito ristretto e riduttivo, conferendogli una etichetta settaria traviante e menzognera (del tipo “filosofo induista”, per intenderci). Occorre a questo punto chiedersi se le case editrici lo facciano deliberatamente, oppure inconsciamente e per partito preso, per ignoranza; ci si perdonerà, ma su questo punto preferiamo sorvolare – qualunque sia la motivazione, resta comunque vergognosa, in accordo (consenziente o meno, volontario o indotto) con la volontà del regime imperialista. Qualunque lettore provvisto di un buon bagaglio culturale, leggendo una qualunque di tali traduzioni, ne rimarrà profondamente disgustato: troverà illeggibile il testo e non sarà affatto interessato ad approfondire il suo Autore e altri suoi scritti; mentre il lettore di media o bassa cultura, più semplicemente, o non capirà nulla e lo addebiterà alla sua scarsa dotazione intellettuale oppure, peggio ancora (e più frequentemente, purtroppo), capirà a modo suo e fraintenderà nel peggior modo possibile.
Il mondo dell’editoria è sommerso da enormi cumuli di libri-spazzatura assolutamente innocui: sono quelli maggiormente strombazzati dal potere (le librerie e le biblioteche ne sono stracolme); ve ne sono altri apparentemente di denuncia, ma che obbediscono anch’essi al volere imperialista, la cui critica al potere è, nella migliore delle ipotesi, tiepida, semplicista, approssimativa, limitata ad aspetti marginali; per i libri davvero illuminanti e rivoluzionari, samizdat è d’obbligo.
Nella metalingua di regime, come tutti ormai sappiamo, si prendono concetti positivi, che godono di unanime plauso, e li si utilizza per i propri loschi fini, stravolgendone il senso vero. Chi di noi, tanto per fare un esempio, è contrario all’ecologia? Chi non vorrebbe un mondo più pulito, più verde, meno inquinato? Ebbene, il potere si appropria del termine “ecologia” e lo utilizza come arma per imporre leggi inique (spacciate per favorire la “green-economy”, per l’appunto) che permettano a un piccolo manipolo di plutocrati di depredare le masse, colpevolizzarle, terrorizzarle, impoverirle sempre più e, non da ultimo, per ridurre la popolazione umana mondiale a colpi di sieri genici, sterilizzazioni occulte, guerre, povertà e malattie.
Ci fermiamo qui. Non abbiamo interesse ad approfondire ulteriormente l’argomento, ben sapendo che è impossibile convincere chi ha ormai assunto una posizione dogmatica e segue i diktat di regime, mentre chi è davvero uno spirito libero non abbisogna d’altro. Qui habet aures audiendi, audiat.