Beppe Picaro
Considerazioni epigrammatiche su
LA VITA DIVINA
edita da Samizdat

 

Beppe Picaro è fra quanti hanno avuto la bontà di accettare l’invito a leggere le bozze della traduzione di The Life Divine prima della pubblicazione, al fine di fornire segnalazioni e consigli. Quando proponemmo a Beppe un simile incarico, Simonetta gli fece presente l’aspirazione a realizzare «una traduzione scorrevole e limpida (come l'acqua di un ruscello di montagna), ben levigata, fresca e fragrante (pregna di aromi celestiali). Non so se te lo ha scritto, ma l’obiettivo di Tommaso sarebbe di trasporre quest'opera mirabile come se Sri Aurobindo l'avesse scritta direttamente in italiano! Tommaso sa di essere lontano da un simile risultato, ma stiamo molto operando in tale direzione».



Amo leggere Sri Aurobindo: posso iniziare a leggerlo in qualunque punto e fermarmi ovunque, è come abbeverarmi alla fonte divina. Non importa il senso logico, la filosofia, la spiegazione, la narrazione, l’evento, la drammaturgia. Non si tratta di adorazione emotiva; le sue parole trascendono il significato, e attivano una memoria carica di profumi.

Credo che Sri Aurobindo vada amato, non compreso. Non c’è nulla da comprendere. Quando i cuccioli poppano il latte da mamma micia non devono capire, sono troppo intenti a ingozzarsi. «La mente dell’essere umano è come un bimbo che beve avidamente il latte della terra, ma che deve crescere fino a diventare il ricettacolo del nettare immortale dei cieli.” (La vita divina, Libro 2, capitolo 25). Ecco, la lettura di Sri Aurobindo satura la mente, ogni scappatoia razionale, ogni via di fuga, è preclusa. E così la coscienza passa automaticamente a quell’altra cosa, non avendo altro luogo su cui appoggiarsi.

Sorprende inoltre quanto moderno sia il suo linguaggio. Nonostante alcuni concetti siano molto difficili e le frasi siano alquanto lunghe, soprattutto per la lingua inglese, queste scorrono fresche come un ruscello di montagna.

Chi, meglio di un poeta, può cimentarsi nell’impresa di tradurre il Divino Bardo?

Beppe Picaro