poema epico di Sri Aurobindo
La traduzione in endecasillabi
aria nuova edizioni
A proposito della traduzione in endecasillabi, il traduttore così precisa nell’Introduzione:
«Nella traduzione in italiano, in linea di massima sono stati fatti corrispondere a ogni esametro inglese una coppia di endecasillabi, sicché il numero di versi totali è pressoché doppio rispetto all’originale (il quale conta 4800 esametri quantitativi). Essendo la struttura dell’italiano del tutto estranea alla metrica quantitativa, ho cercato di creare ritmi e melodie che, per quanto distanti dalla maestosità del dettato poetico di Sri Aurobindo, potessero per lo meno lasciar trasparire qualcosa della potenza, della nobiltà e dell’incomparabile bellezza dell’originale. Mi auguro, insomma, che di questa traduzione si possa dire qualcosa di analogo a quanto Cesare Paperini scrisse a proposito dell’ormai classica versione italiana dell’Iliade omerica realizzata da Vincenzo Monti (anche in quel caso, peraltro, si trattò di trasporre degli esametri quantitativi in endecasillabi): “il suo endecasillabo sciolto risponde docilmente, nell’infinita gamma dei sentimenti, a tutte le gradazioni: lento e grave, agile e sveltissimo, aspro e scabro, squillante e sonoro, impetuoso e fremente, cupo e rombante, dolente ed elegiaco, superbo e trionfale”. Con una significativa differenza: Vincenzo Monti, non conoscendo il greco, fu costretto a interpretare, più che a tradurre fedelmente. Mentre il mio compito, da questo punto di vista, è stato assai più arduo, essendomi proposto di realizzare un pieno e felice connubio fra una trasposizione artisticamente pregevole — fruibile anche come creazione poetica autonoma dall’originale — e una traduzione fedele e puntuale, corredata di testo a fronte» (Tommaso Iorco).
Per quanti volessero acquisire alcune fondamentali nozioni in merito all’endecasillabo, qualora ci si trovasse a digiuno di prosodia e si intendesse approfondire questo aspetto per meglio cogliere il ritmo della traduzione di Ilion, consigliamo di cliccare sul seguente link: L’endecasillabo.
In conclusione, notiamo come nel tradurre Ilion, il poeta Tommaso Iorco faccia primariamente uso dell’endecasillabo canonico (nelle sue varie forme, illustrate nell’articolo sopra indicato), ma si troveranno anche talvolta endecasillabi non canonici, ampiamente permessi nella poesia italiana.