I regno di Vatsa in
Vasavadatta
dramma lirico in 5 atti di
SRI AUROBINDO
(aria nuova edizioni)
Sri Aurobindo compose il dramma lirico in cinque atti Vasavadatta fra il 18 e il 30 ottobre 1915. Il più antico manoscritto esistente reca, al fondo, tale nota: «Finito di ricopiare il 2 novembre 1915. Completato il 30 ottobre. Pondicherry. Riveduto nel mese di aprile 1916». Successivamente, in tre o quattro occasioni differenti, Sri Aurobindo intraprese un lavoro di ulteriore perfezionamento del dramma. Una copia dattiloscritta venne approntata tra la fine degli anni Trenta e l’inizio degli anni Quaranta, sulla quale l’Autore apportò alcune modifiche.
Come lo stesso Sri Aurobindo indica in una breve nota introduttiva, il soggetto trae liberamente spunto dalla storia fra Vasavadatta e il re Vatsa contenuta nel Kathasaritsagara, un ciclo di racconti sanscriti redatti dal poeta Somadeva Bhatta nell’XI secolo. Prigioniero del re di Ujjayini, Vatsa Udayana deve impartire, durante la sua prigionia, lezioni di musica a Vasavadatta, la figlia del suo vincitore. Sennonché, i due giovani si innamorano e fuggono insieme. Ma al tema amoroso si intreccia la vicenda eroica: Vatsa cercherà di sottomettere il padre di Vasavadatta al proprio impero.
Nella citata nota introduttiva, Sri Aurobindo precisa inoltre che «l’azione ha luogo un secolo dopo la guerra del Mahabharata; la capitale è diventata Kaushambi; l’impero si è temporaneamente dissolto e i regni dell’India sono stati occupati principalmente da tre potenze: a est i Magadha guidati da Pradyota, a ovest gli Avanti capeggiati da Canda Mahasena e impossessatisi pure dei regni meridionali, nel centro i Kosambi [Vatsa]con Yaugamdharayana che, per mezzo delle armi e della politica, cerca di preservare il regno di Parikshit dall’invasione degli Avanti. Da quando il giovane Udayana è stato insignito del potere regale e ha fatto la sua comparsa a Kaushambi, Canda Mahasena, fino ad allora invincibile, subisce forti ma non decisive sconfitte. In conseguenza di ciò, una pace armata si instaura fra i due imperi».
Vatsa era un regno situato nella pianura gangetica, con Kausambi per capitale (oggi conosciuta con il nome di Kosam, una piccola città dell’Uttar Pradesh, a 30 chilometri da Allahabad in direzione sud-ovest). Sul luogo esiste un sito archeologico, detto Kosam Ruins, che si ritiene sia il luogo dell’antica città.
Vatsa, per la precisione, era uno dei sedici Mahajanapadas (grandi imperi) di cui si fa riferimento nell’Anguttara Nikaya.
La collocazione geografica del regno di Vatsa lo situa alla confluenza fra i fiumi Gange e Yamuna.
I Purana riferiscono che il regno di Vatsa prese il nome da un re Kashi; dopo che il Gange travolse la città di Hastinapura, pare che Nicaku, re dei Bharata, andò a insediarsi a Kaushambi.
Udayana, che Sri Aurobindo per estensione chiama anche Vatsa (come d’uso nell’antichità), era contemporaneo di Buddha Gotama. Il Kathasaritsagaradi Bhasha contiene un dettagliato resoconto della conquiste di questo sovrano, considerato — per dirla con Pulsaker — «il re Artù della letteratura indiana», per l'importanza che assunse nella cultura dell'India. Innumerevoli le leggende costruite su questo personaggio mitico; il commentario del Dhammapada (il più celebre testo buddhista), descrive perfino la storia del suo matrimonio con Vasavadatta, la principessa figlia di Pradyota, re di Avanti.
Lo stesso Buddha visitò Koshambi diverse volte durante il regno di Udayana. Si dice che il re fosse un ammiratore (upasaka) di Buddha. La traduzione cinese del testo buddhista Ekottara Agama afferma addirittura che la prima immagine di Buddha, intagliata nel legno di sandalo, venne realizzata seguendo le direttive di Udayana.
In seguito, il regno di Vatsa venne annesso a quello di Avanti.
La magistrale storia eroico-romantica fra Udayana e la sua amata Vasavadatta, è senza alcun dubbio una delle più popolari nel repertorio narrativo indiano. I suoi protagonisti sono sopravvissuti nel corso di interi secoli attraverso numerose opere letterarie — alle prime narrazioni, infatti, hanno fatto seguito le citazioni nel canone buddhista (qui indicate di sfuggita), le mirabili drammaturgie all’interno del teatro classico, la presenza nelle più celebrate antologie medioevali…
Il Mahabharata, la grande epopea scritta dall’immenso Vyasa, accenna più volte a questo regno, senza tuttavia soffermarsi troppo.
Questo l’elenco dei passaggi in cui si trova un riferimento al regno di Vatsa:
Libro I - Canto 188 (in relazione al “molto sagace” re Vatsaraja);
Libro II - Canto 29 (mediante l’espressione vatsa bhumi);
Libro V - Canto 189 (in riferimento a rinomati ashram);
LibroVI - Canto 50 (nel descrivere l’esercito di Yudhishthira);
Libro VIII - Canto 8 (nell’elenco di regni conquistati da Karna);
Libro XII - Canto 49 (un re esiliato di Vatsa, figlio di Pratardana);
Libro XIII - Canto 30 (il regno di Vatsa viene citato due volte).
Anche il Ramayana menziona il regno di Vatsa.
Nel suo famoso dramma Svapnavasavadatta (“Vasavadatta in sogno”), il poeta classico Bhasha si dilunga nel descrivere il regno di Vatsa regnato dal re Udayana e, ovviamente, l’amore di questi per la bella principessa Vasavadatta.
Nella nostra epoca, questo racconto acquista nuovo vigore grazie alla penna sublime di Sri Aurobindo e al suo squisito e ispiratissimo gusto poetico, conferendo alla vicenda una cornice drammaturgica di impianto moderno, mantenendo tuttavia inalterati l’ambientazione storica, i personaggi e il percorso narrativo dell’azione.