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Con il titolo “Il Mantra del Reale” abbiamo voluto organizzare un evento dedicato alla poesia mantrica di Sri Aurobindo, tenuto a Sovicille il 10 luglio 2011.
Ecco alcuni links utili —
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Presentazione
di Leonardo Cellai
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Qui di seguito, invece, riportiamo l’articolo apparso sulla rivista ‘Usha’ (numero 2 del 21 febbraio 2011).
Ora che gli amici dell’associazione culturale aria nuova hanno felicemente completato la pubblicazione dell’Opera poetica di Sri Aurobindo tradotta in versi italiani (in sette volumi con testi originali a fronte), si può dare il via a un incontro incentrato su quello che lo stesso Sri Aurobindo ha definito “il Mantra del Reale” (the Mantra of the Real), di cui la Sua produzione di poesia mistica costituisce un sublime punto d’arrivo, inesauribile fonte di illuminazione e fiamma rivelatrice.
L’evento avrà luogo domenica 10 luglio 2011 presso l’agriturismo Lilaurora di Motrano (in provincia di Siena) e sarà interamente condotto dal poeta Tommaso Iorco, artefice delle traduzioni in versi italiani dei sette volumi (e dell’articolo che segue).
Sappiamo tutti che non si può leggere poesia utilizzando i medesimi crismi che regolano la lettura della prosa: l’universo poetico richiede un approccio completamente diverso, come pure alcune conoscenze senza le quali la musicalità e il ritmo poetico restano preclusi, e la poesia stessa rimarrà oscura, ‘difficile’ da penetrare.
IL MANTRA DEL REALE
di Tommaso Iorco
L’ascesa al monte Parnaso (dimora delle Muse dell’ispirazione) avviene per gradi successivi. Tuttavia, è forte la tentazione di bruciare le tappe per giungere il più in fretta possibile alla vetta… Ed è proprio questa fretta la responsabile di tanti fallimenti e del fatto che i più, confrontandosi con la grande poesia immortale, si sentono come persi nel vuoto, inabili a immergersi nella Bellezza sovrasensibile che pervade i versi per intero, incapaci di coglierne la vera essenza, arrivando perciò a percepire l’incanto poetico come un prodigio illuminativo che abbaglia più che rischiarare e irradiare la coscienza e risplendere in noi. Oppure, peggio ancora, si illudono di aver colto il senso della poesia mediante una semplice operazione intellettiva, esaminando il testo ricorrendo all’analisi logica e illudendosi che, avendo afferrato il giro sintattico e il senso compiuto delle parole e dei versi, null’altro resti da cogliere… Purtroppo, così facendo, costoro si perdono la parte più importante del verbo poetico: l’anima di pura Bellezza, Verità e Gioia, unitamente a quell’autentico prodigio di alchimia sonora che può condurci nel dominio stesso delle Muse — e oltre ancora, ai confini dell’ineffabile, in quella sublime Meraviglia (camat) che l’estetica indiana pone al sommo dell’estasi artistica e spirituale insieme.
Allora, come possiamo accostarci efficacemente alla poesia mantrica, per riceverne autentica illuminazione e forza creativa?
Gradus ad Parnassum, esortavano gli antichi — misura bene ogni singolo passo e non saltare a casaccio, non scavalcare quei primi gradini che costituiscono la base imprescindibile di tutto il successivo percorso di ascesa.
E quali sono questi primi gradini?
Avventurarsi nel dominio del ritmo e della musicalità, padroneggiando sufficientemente la metrica.
«Il ritmo — scrive Sri Aurobindo nel suo The Future Poetry — rappresenta la necessità principale dell’espressione poetica, perché è il movimento sonoro che trasporta nel suo flusso il movimento di pensiero nella parola; ed è il suono-immagine musicale che maggiormente contribuisce a colmare, ampliare, rendere più sottile e più profonda l’impressione del pensiero, o l’impressione della sfera emozionale o vitale e a trasportare il senso al di là di se stesso in una espressione di ciò che intellettualmente è inesprimibile — e questo è, da sempre, il potere peculiare della musica» (Style and Substance, IV).
Ma ecco che un brivido freddo percorre immediatamente il lettore che, memore dei penosissimi ricordi scolastici, teme di doversi inoltrare in un ginepraio di tediose teorie, costretto a mandare a memoria una serie pressoché infinita di artificiose ‘figure di costrutto’, ardue modalità del linguaggio traslato, complicatissime regole di astrusa prosodia…
In realtà, avviene esattamente l’opposto: ci si introduce nel regno della semplicità e dell’evidenza, dove tutto è regolato dal più autentico spirito di armonia sovrarazionale. E quelli che sembravano misteri impenetrabili, riservati esclusivamente agli iniziati della Parola, si rivelano essere semplici canoni di buon senso e di grazia poetica.
Un solo ingrediente si rivela in realtà necessario: disertare le trattazioni tediose degli accademici e trovare invece un poeta capace di trasferire quelle semplici avvertenze che permettano al lettore attento di trasformarsi in un vivo e gioioso ricettacolo della rivelazione poetica.
Il nostro primo scrupolo nell’accostarci a un’opera poetica, infatti, dovrebbe essere quello di leggere i versi con la stessa cadenza musicale e lo stesso ritmo con cui il Poeta li ha ricevuti e trascritti per noi!
Perciò, rispondendo alla richiesta di quanti, negli ultimi anni, mi hanno sollecitato un approfondimento in tal senso, ecco una giornata tutta dedicata alla Poesia di Sri Aurobindo, dal titolo IL MANTRA DEL REALE.
Se nel passato ho sempre declinato l’invito, è perché mi premeva anzitutto riuscire a concludere la realizzazione del corpus poetico di Sri Aurobindo in italiano — ne sono nati sette volumi con testi originali a fronte… Un’impresa non facile, per un’associazione culturale no-profit come aria nuova, lontana da ogni logica di mercato e decisa a non fare compromessi di sorta con lo spietato mondo dell’editoria.
Ma ora che l’opera è felicemente compiuta, i tempi sono finalmente maturi per un incontro di approfondimento, avendo a nostra disposizione tutto il materiale di cui abbiamo bisogno: poesia lirica, poesia epica, poesia drammaturgica di Sri Aurobindo.
Si tratta, in buona sostanza, di un evento ‘para-teatrale’ costruito su tre fasi distinte ma complementari:
1. L’opera d’inchiostro
(un recital su poesie di Sri Aurobindo, lette sia in traduzione sia nell’originale inglese e commentate a braccio in modo da fungere da introduzione ideale nel dominio del mantra, per gradi successivi, per l’appunto, volti a illustrare le tre principali differenze espressive del linguaggio poetico; le Muse, infatti, attraverso la poesia, possono limitarsi a veicolare un messaggio vibrante, recante echi d’infinito, oppure possono tradurre la fascinosa melodia delle loro arpe celestiali in rime e ritmi poetici di magica bellezza sonora, o, al massimo grado dell’espressione poetica, possono inglobare questi due poteri per trasportarci più in alto ancora, nell’estasi del supremo linguaggio poetico-rivelatorio: il mantra, per l’appunto).
2. La poesia di Sri Aurobindo nell’originale inglese
(individueremo, con esempi pratici, le accortezze da seguire nell’affrontare la lettura dei testi originali per coglierne il ritmo e la musicalità — e mi preme sottolineare che anche quanti non conoscono l’inglese avranno modo di percepire la sublime armonia mantrica che sprigiona dai versi di Sri Aurobindo, avendo peraltro il vantaggio di non farsi irretire dal significato verbale e potendo in tal modo abbandonarsi appieno alla loro sublime musicalità);
3. La poesia di Sri Aurobindo in traduzione italiana
(facendo anche in questo caso ricorso a esempi concreti, scopriremo il giusto modo di rapportarci a una traduzione poetica — nella fattispecie, si tratterà delle mie traduzioni, ma le indicazioni fornite permetteranno di approcciare qualunque altra traduzione e, in seguito, se lo desidereremo e per nostro conto, saremo pure in grado di rivalutare i capolavori della nostra poesia italiana che, con quella inglese, è una delle più ricche in assoluto che l’umanità abbia saputo canalizzare nel corso dei secoli).
In definitiva, i pochi (ma fondamentali) elementi teorici si troveranno inseriti nel modo più naturale e spontaneo nel contesto eminentemente PRATICO dei nostri approfondimenti, sempre supportati dai versi sublimi e dalle liriche radiose di Sri Aurobindo.
Su questi presupposti, vi invito a trascorrere insieme una giornata all’insegna del mantra, nel mezzo della bella natura toscana. È, tra l’altro, un’occasione per stare insieme tra fratelli privi di pretese ‘guruesche’, in compagnia del mantra rivelatore di Sri Aurobindo e, ne sono certo, della Presenza Sua e di Mère.
A presto!