KALIGONE

recital di chitarra e poesia
di Tommaso Iorco


«Esiste una sorta di rapporto sottile profondo che collega magicamente Mère, Sri Aurobindo e la chitarra classica, rendendo il presente recital particolarmente suggestivo. Peraltro, Mère suonava la chitarra piuttosto bene, come testimoniano quanti hanno avuto il privilegio di ascoltarla.

Mère e Sri Aurobindo rappresentano, fra le innumerevoli altre cose, un ponte fra Oriente e Occidente. Questa caratteristica è ormai riconosciuta all’unanimità e sappiamo quanto abbiano sempre avuto particolarmente a cuore la riunificazione della civiltà eurasiatica (o indoeuropea, che dir si voglia), in vista di quella grande unificazione planetaria che si fa ogni giorno più urgente. Il loro motto è sempre stato UNITÀ NELLA DIVERSITÀ, ovvero una autentica fratellanza mondiale realizzata nella massima preservazione e valorizzazione delle diversità.

E anche la chitarra classica è, a suo modo, un ponte fra Oriente e Occidente. Originariamente la chitarra – o, meglio, la car’tar – giunse in Europa dall’Asia (tar, in sanscrito e in persiano, significa ‘corda’). La maggior parte dei compositori, ben coscienti dell’origine di questo strumento, come pure del forte influsso orientale esercitato nel corso della lunga occupazione araba in alcune zone d’Europa (prima fra tutte la Spagna moresca, ove la chitarra sempre conobbe una particolare diffusione e godette di speciale fortuna), hanno avuto grande cura nel porre in risalto questo legame, poiché le sonorità orientaleggianti conferiscono allo strumento un ulteriore fascino.

Pertanto, nella scelta dei brani da affiancare ai sublimi versi poetici di Sri Aurobindo, ho cercato di privilegiare il più possibile quelle partiture in cui tale influsso è maggiormente rilevante. Senza trascurare altre contaminazioni artisticamente non meno proficue, come alcuni stilemi musicali africani penetrati in Occidente con il ragtime o le commistioni con il sound latinoamericano. In ogni caso, l’inconfondibile timbro della chitarra classica, intimo e sognante, che pare scaturire “dall’antro del cuore del mondo” (come è stato giustamente detto), riesce egregiamente a fare da contrappunto alle liriche selezionate».

Tommaso Iorco