KALIGONE
- Recensione -
«Ieri, presso la ‘Sala Torino’, si è esibito un artista che a Torino ha avuto i propri natali: Tommaso Iorco, dando vita a un recital di grande suggestione — Kaligone.
Poeta per vocazione, regista e attore per scelta, Iorco ha dominato la scena, tutto solo sul palco con la propria voce e con il suono della chitarra, per un’ora e mezza.
Non è tanto la tecnica chitarristica (dignitosa ma non superlativa), quanto la capacità espressiva a colpire. Iorco è in grado di far risuonare le corde del cuore attraverso il proprio strumento, ed è questo che caratterizza il suo punto di forza. Oltre al fatto che possiede un repertorio particolarmente versatile, che spazia dalla musica classica per giungere a sonorità sudamericane e afroamericane.
Ma Kaligone è solo in parte un recital di chitarra. La poesia è il vero protagonista di questo spettacolo, in cui i brani chitarristici fanno da contorno. Le liriche, del poeta indiano Sri Aurobindo lette nell’originale inglese, esercitano un fascino universale e risuonano con la magia di sapori antichi e al tempo stesso nuovissimi. Anche in questo caso, la recitazione si distingue per l’interpretazione, partecipata e insieme asciutta e ben calibrata. Anche qui, la sua dignitosa ma non perfetta pronuncia dell’inglese viene sublimata dalla carica espressiva e dalla forza contenuta nelle liriche scelte.
L’artista, in definitiva, ha mostrato la non comune capacità di alternare la recitazione poetica all’esecuzione chitarristica, mostrando di sapersi equilibrare fra due forme di espressione performativa così diverse fra loro: la recitazione poetico-teatrale, che — per così dire — richiede doti espressive estroverse (nel proiettare la voce attraverso lo spazio), e l’esecuzione strumentale, che invece richiede capacità di interiorizzazione e di astrazione dallo spazio-tempo.
Certamente non è un recital destinato a grandi folle; ci pare, al contrario, tanto più efficace quanto più ristretto e selezionato è l’uditorio.
E ieri sera il pubblico si è subito calato in quella atmosfera intima, concentrata, raccolta, meditativa direi, necessaria per gustare lo spirito di questo recital.
In definitiva, Iorco ha saputo regalare momenti di autentica bellezza. E gli spettatori (senza dubbio intenditori, a giudicare dal non comune grado di attenzione) hanno saputo apprezzare l’impegno dell’artista e, sopra tutto, la sua generosità nel donare a piene mani i frutti del proprio estro poliedrico.»
R. S.
(traduzione dal francese a cura di Gaia Ambrosini)